Ieri sera ca’ Granda si è illuminata dei colori sgargianti di Exoteric Gate, installazione inaugurata il 13 dicembre alle h.18.00 e protagonista della seconda edizione di “La Statale Arte”, progetto che punta a rendere la nostra università un vero e proprio museo a cielo aperto.
L’installazione, in esposizione nel Cortile d’Onore fino all’11 marzo, è opera di Nanda Vigo, artista, designer e architetto milanese di fama ormai internazionale. Si tratta del suo primo progetto-luce ideato per uno spazio esterno e composto da 8 piramidi a specchio di altezze diverse, che circondano un cilindro centrale percorso da un complesso sistema di 400 metri di LED luminosi.
Le forme scelte non sono casuali, come l’artista ha voluto specificare: si tratta di forme primordiali, cerchi, triangoli, quadrati che, grazie all’interazione fra luce, colore e superfici, sono in grado di comunicare in modo molto immediato.
Obiettivo della struttura diventa, quindi, quello di avviare un’esperienza sensoriale attraverso un linguaggio transdisciplinare carico di cromatismi e giochi di luce, che vada oltre quello del semplice oggetto artistico o architettonico.
Infatti, sono proprio il continuo movimento della luce e la variazione cromatica a creare un effetto quasi ipnotico che arriva a disorientare lo spettatore fino a catapultarlo in una dimensione spazio-temporale nuova, dilatata, che ben si collega al concetto di cronotopi, già analizzato dalla stessa artista a partire dagli anni Sessanta.
Il titolo dell’opera deriva da una volontà di esprimere con essa la somma di una ricerca, il coronamento un percorso di conoscenza in senso umano. Non a caso, infatti, l’ispirazione sembra essere derivata dai numerosi viaggi di Nanda Vigo in giro per il mondo a partire dal 1972, toccando tappe quali Algeria, Egitto, Afganistan, India, Nepal, Guatemala, Yucatan e Messico.
Un viaggio che però non solo fisico e geografico, ma anche filosofico e spirituale, attraverso i piani del reale e dell’irreale, e che riesca ad instaurare un intreccio fra spazio e tempo.
La cerimonia di apertura ha visto presente anche l’artista stessa che, dopo il conto alla rovescia, ha attivato i LED luminosi dell’opera e ha ringraziato l’ateneo come ospite della sua creazione.
Foto di Gaia Lamperti
Ad intervenire anche la Presidente dell’Archivio dell’Università, che ha ribadito i ringraziamenti per “tutti coloro che hanno collaborato a quest’impresa ciclopica, realizzata in dei tempi miracolosi e con l’allestimento della struttura interna molto complessa”.
Il progetto di Statale Arte, alla sua seconda edizione, dopo la mostra Durk di Mikayel Ohanjanyan a gennaio, sta riscontrando ottimi risultati. L’idea è proprio quella di invitare artisti contemporanei a realizzare installazioni appositamente pensate per la sede seicentesca di Festa del Perdono, innestando un efficace dialogo fra moderno e antico che riesce a valorizzare ancora di più un luogo di per sè già molto amato dagli studenti e dai cittadini milanesi.
Gli studenti di Beni Culturali, inoltre, si sono messi a disposizione per delle piccole visite guidate gratuite tutti i giovedí e venerdí alle 17.30 per tutta la durata dell’esposizione. Per maggiori informazioni si rimanda al sito dell’università.