L’evoluzione biologica è definita in modo rigoroso come il cambiamento delle frequenze alleliche nei genotipi dovute a selezione naturale e a deriva genetica. Se la selezione naturale agisce in modo da selezionare quei caratteri che favoriscono la sopravvivenza e la fecondità di un individuo, e quindi sembra avere una precisa direzionalità, lo stesso non vale per la deriva genetica. Per deriva genetica si intende la componente dell’evoluzione di una specie dovuta a fattori casuali. Questo perché la sopravvivenza può dipendere da fattori non strettamente genetici, come la possibilità di “essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato”. Può accadere dunque che una successione rara di fattori probabilistici – più che la semplice selezione naturale – possa portare un carattere a predominare. Per definizione, la deriva genetica non ha direzioni preferite. Un allele neutro (con effetto né positivo né negativo) si può stimare che aumenti o diminuisca in ogni generazione con uguale probabilità. Che abbiate o meno dimestichezza con i concetti di selezione naturale e deriva genetica o ancora più con il calcolo delle probabilità, una cosa è chiara, il caso rientra tanto negli eventi della nostra vita quotidiana, quanto nei meccanismi di evoluzione delle specie. Di seguito riportiamo uno spezzone del film The Curious Case of Benjamin Button, di David Fincher.
Una donna, a Parigi, stava uscendo a fare compere. Ma aveva dimenticato il soprabito e tornò indietro a prenderlo. Mentre era lì squillò il telefono, lei rispose e parlò per un paio di minuti. Mentre la donna era al telefono, Daisy stava provando uno spettacolo all’ Opèra de Paris, e mentre lei provava, la donna, finito di parlare al telefono, era uscita per prendere un taxi. Un tassista, poco prima, aveva scaricato un cliente e si era fermato a prendere un caffè. E intanto Daisy continuava a provare. E questo tassista, che si era fermato per un caffè, prese a bordo la donna che andava a fare compere e che aveva perso l’altro taxi. Il taxi dovette fermarsi per un uomo che stava andando al lavoro in ritardo di cinque minuti, perché si era dimenticato di mettere la sveglia. Mentre quell’uomo in ritardo attraversava la strada, Daisy aveva finito le prove, e si stava facendo la doccia. E mentre Daisy si faceva la doccia, il taxi aspettava la donna che era entrata in una pasticceria a ritirare un pacchetto che, però, non era pronto, perché la commessa si era lasciata col fidanzato la sera prima e se n’era dimenticata. Ritirato il pacchetto, la donna era rientrata nel taxi, che rimase bloccato da un furgone, e intanto Daisy si stava vestendo. Il furgone si spostò, e il taxi potè ripartire, mentre Daisy, ultima a vestirsi, si fermò ad aspettare un’amica alla quale si era rotto un laccio. Mentre il taxi era fermo a un semaforo, Daisy e la sua amica uscirono dal retro del teatro. Se solo una cosa fosse andata diversamente, se quel laccio non si fosse rotto, o se quel furgone si fosse spostato un momento prima, o se quel pacchetto fosse stato pronto perché la commessa non si era lasciata col fidanzato, o quell’uomo avesse messo la sveglia e si fosse alzato cinque minuti prima, o se quel tassista non si fosse fermato a prendere il caffè, o se quella donna si fosse ricordata del soprabito e avesse preso il taxi prima, Daisy e la sua amica avrebbero attraversato la strada, il taxi sarebbe sfilato via. […] Ma la vita, essendo quella che è, aveva creato una serie di circostanze incrociate e incontrollabili. Per cui quel taxi non sfilò via, e quel tassista si distrasse un momento. E così quel taxi investì Daisy e la sua gamba fu spezzata.
Ogni istante le nostre vite hanno infinite possibilità di essere, infiniti possibili eventi possono accadere,
ma, alla fine, ogni istante è seguito da un solo evento, che irrompe al di là di ogni logica e di ogni principio di causalità.
Il caso è ciò che contraddistingue un avvenimento che si verifica senza una causa definita, o un evento accaduto per cause che certamente persistono, ma non sono conosciute o sono “sconnesse”, meglio intricate, ovvero non presentano una sequenza causa-effetto, tale da permettere l’identificazione di esse e la predicibilità degli effetti.
Le mutazioni che, nel corso del tempo, hanno portato il DNA di ogni specie allo stato attuale sono essenzialmente casuali, sia perché derivano dal confluire di avvenimenti molecolari tra loro indipendenti, sia perché la mutazione è un avvenimento dai caratteri quantistici e quindi è intrinsecamente imprevedibile per via del principio di indeterminazione. Nelle fasi precoci dello sviluppo, ma di fatto per tutta la vita, una determinata cellula nervosa può stabilire un contatto con un’altra, alla sua destra oppure alla sua sinistra. Molti di questi contatti sono microscopici e prendono il nome di sinapsi. La decisione di formare un contatto sinaptico con la cellula di destra o di sinistra avrà certamente una base deterministica, ma probabilmente non nella totalità dei casi e un certo numero di contatti sarà stabilito su base casuale. Le differenze dovute al caso potranno essere insomma fisiche ma anche psichiche o mentali e si capisce la portata di un’evidenza del genere.
Può dar fastidio pensare che tanto di noi sia da addebitare al caso, ma probabilmente non c’è altro sistema. Se tutto in noi fosse determinato dai geni e dalle vicende casuali della vita, non potremmo di certo definirci liberi. L’amor fati fa tutt’uno con la lotta degli uomini liberi, in grado di affermare tutti gli eventi, tutte le possibilità e di darne un senso.
Per approfondire: http://it.manuelcappello.com/2012/08/jacques-monod-il-caso-e-la-necessita/