Del: 2 Febbraio 2017 Di: Novella Gianfranceschi Commenti: 0

Nel 1971 De Andrè cantava di un chimico che aveva il potere “di sposare gli elementi e di farli reagire”, ma non riuscì mai a capire perché gli uomini “si combinassero attraverso l’amore”.  Oggi la scienza sembra aver trovato in parte una risposta. Molte volte si sottovaluta l’importanza della comunicazione attraverso molecole che emanano odori che operano a un livello molto sottile. E’ noto, da parecchi anni, tramite una serie di esperimenti che, tra i topi le femmine preferiscono compagni con DNA differente dal proprio; l’indicatore della diversità genetica è l’odore di urina, che permette di evitare accoppiamenti all’interno di ceppi genetici troppo simili. Nel 1995 venne pubblicato uno studio, condotto da Claus Wedkind insieme a dei colleghi dell’Università di Berna, dove si mostrava, dopo aver fatto indossare a volontari la stessa maglietta per due giorni, che

le donne prediligono l’odore di uomini il cui set di geni è diverso dal proprio.

Le differenze genetiche evidenziate riguardavano locus genici che codificano per proteine MHC del sistema immunitario.  Il complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) è una grande regione genomica che codifica per le molecole MHC ed è presente sul braccio corto del cromosoma 6. Numerosi sono i geni dell’MHC e la stretta vicinanza tra essi ed altri geni a funzione differente è tale da non far considerare come due zone distinte la regione del cromosoma, ma come zona unica, denominata MHC-esteso (x-MHC). Il ruolo svolto dalle molecole MHC nel sistema immunitario è quello di fungere da “cartelli”, utili per allertare la cellula in caso di materiale estraneo (detto non-self).  I geni MHC sono altamente polimorfici e sono espressi in modo codominante, cioè ogni individuo esprime entrambi gli alleli ereditati dai genitori in modo da avere il numero più elevato di MHC disponibile. Il legame vigente tra l’MHC e le particelle odoranti è dovuto alla vasta gamma di recettori olfattivi (OR) situati nell’epitelio del nostro naso. Questi chemorecettori sono connessi all’MHC poiché condividono locus genici molto vicini tra loro; gli OR infatti appartengono all’MHC-esteso.

 

Che ne siamo consapevoli o meno, siamo in grado di riconoscere il nostro odore e quello degli altri. Con uno studio pubblicato recentemente su Proceedings of the Royal Society B, il gruppo di ricerca di Thomas Boehm del Max Planck Institute ha cercato di andare un po’ più a fondo nella questione provando a dimostrare i meccanismi fisiologici alla base delle preferenze sessuali, non chiariti dallo studio di W. del 1995. Alcune donne sono state sottoposte a un test: si trattava di riconoscere proteine corrispondenti al proprio MHC. Dopo la doccia alle volontarie è stato chiesto di applicare sotto le ascelle due soluzioi diverse e di decidere quali delle due preferivano. Il risultato è che le donne mostravano una netta preferenza per la soluzione corrispondente al proprio MHC. Il dato è stato poi confermato dalle risonanze magnetiche, una particolare regione del cervello viene attivata solo dalle molecole che assomigliano al proprio MHC.
Il nostro particolare repertorio MHC può quindi influenzare anche quali profumi ci piacciono e quali no. Tendenzialmente, potremmo essere portati a preferire per noi stessi profumi che “entrino in risonanza” con il nostro MHC, mentre sugli altri preferiamo aromi che amplificano l’effetto da “MHC estraneo”. Gli scienziati sanno però, che non sono solo gli odori a determinare la scelta di un partner: la prima cosa che ci colpisce negli altri è l’aspetto fisico, in particolare la fisionomia del viso, che in parte è influenzata dagli stessi geni MHC.  Nel 2008 alcuni ricercatori della Charles University di Praga hanno rilevato che, contrariamente a quanto avviene per gli odori, i volontari tendevano a preferire volti di persone con MHC più simile al loro. La loro ipotesi è che i meccanismi di gradimento degli odori (differenza di MHC) e gradimento delle fisionomie (somiglianza di MHC) concorrano per ottenere il livello ottimale di compatibilità genetica. Se il chimico di Fabrizio De Andrè fosse un moderno Cupido, forse avrebbe utilizzato al posto dei dardi un cannone spara odori.

Novella Gianfranceschi
Laureanda in biologia evoluzionistica, penso mentre cammino e cammino per pensare, così evito qualsiasi tipo di dualismo mente-corpo, filosofia e scienza.

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