
L’intervista è stata editata per brevità e chiarezza
Assemblea della Statale, un’assemblea a cui possono partecipare collettivi autonomi e persone autonome, ha organizzato un incontro pubblico con Davide Grasso, combattente delle Ypg sul fronte curdo contro l’ISIS, programmato per lunedì 13 febbraio. L’obiettivo era quello di portare una testimonianza in prima persona su quello che sta accadendo in Siria, quali sono le forze internazionali coinvolte e fare chiarezza sulle varie fazioni impegnate in questa guerra.
Diciamo era perché l’università ha comunicato con una semplice mail all’Assemblea della Statale che l’incontro non si potrà svolgere per «elevato rischio per la comunità accademica».
Se si considera che Davide Grasso ha già tenuto numerose conferenze in altri atenei italiani e che l’università Statale di Milano ha già ospitato in passato personaggi sensibili di contestazione come Carlo Sala, Kashetu Kyenge e PM antimafia la motivazione addotta dall’ufficio amministrativo del nostro ateneo per rifiutare l’aula pare troppo generica.
Si intravede una limitazione della libertà di espressione che stona di molto con gli obiettivi di un’università pubblica e statale che, invece, dovrebbe garantire la libera circolazione di idee e informazioni.
Per comprendere meglio come si sono svolti i fatti abbiamo intervistato Mattia Marzà di Assemblea della Statale.
Per quale motivo l’ufficio amministrativo ha rifiutato la vostra richiesta di avere un’aula per questo incontro?
Il motivo ci è stata mandato per mail una decina di giorni prima dell’evento. Questa mail diceva che non era possibile fare questo incontro per motivi di «opportunità» legate ad un «elevato rischio per la comunità accademica». Siamo andati allora a chiedere delucidazioni su questa scelta e ci è stato detto in primo luogo che l’università non si poteva schierare; può aderire a campagne politiche già promosse da altri (come #jesuischarlie o “Verità per Giulio Regeni”), ma in questo caso si tratterebbe di prendere una posizione. Questa motivazione ci è sembrata comunque assurda perché il nostro incontro trattava la guerra della Siria con un testimone diretto e che ha partecipato direttamente alla guerra contro l’ISIS.
La mail in cui si rifiuta di concedere un’aula per l’incontro con Davide Grasso
La critica che fate all’università è che non si vuole schierare a favore dei combattenti curdi o che si rifiuta di essere uno spazio libero di scambio di idee?
La seconda: l’università si dichiara luogo di libero scambio di idee, di dialogo, di libera espressione, quindi non concedere l’aula per un incontro va in totale contraddizione con quanto dichiara di essere.
Inoltre in un incontro informale ci è stato detto che anche la Questura è intervenuta, mostrando le sue perplessità sulla sicurezza nell’ospitare un incontro del genere.
Ma vi hanno spiegato a che tipo di rischio si andava incontro?
No. A questo punto pensiamo che sia la paura di associare un combattente alla nostra università, ma questa motivazione ci sembra abbastanza assurda, perché se si eliminassero tutti i combattenti, bisognerebbe eliminare centinaia di pagine di storia, letteratura e filosofia.
Il fatto più grave comunque è che l’università si sia appellata alla Questura. In questo caso l’università cede la sua autonomia decisionale appellandosi ad un ente esterno, distante dal mondo accademico. E delegare la decisione a un altro organo significa negare la libertà d’espressione per una generica paura di “ordine pubblico” suggerito dalla Questura.
(Abbiamo posto alcune domande a Piergiuseppe Dilda della “Divisione Organi Accademici e Attività Istituzionali”, ma non è arrivata alcuna risposta, ndr.)
Chi è Davide Grasso?
Davide Grasso è un reporter che ha lavorato in Siria come freelance e che nel 2016 ha deciso di arruolarsi nelle YPG, Unità di Protezione Popolare.
Quindi voi non chiedete all’università di schierarsi a favore del PKK?
No assolutamente. Formalmente, il PKK viene considerato un’organizzazione terroristica, al contrario delle YPG di cui Davide, definito foreign fighter, fa parte. Noi vogliamo parlare di qual è la situazione in Medioriente, quali sono gli schieramenti in campo, non chiediamo all’università di prendere una posizione. C’è un problema di libertà di espressione e di dibattito, e di fruizione degli spazi in questa università.
I punti sui vogliamo porre l’accento sono: l’interferenza della Questura e la perdita volontaria dell’autonomia decisionale dell’università, che è un fatto grave; la seconda cosa è che le motivazioni addotte sono abbastanza aleatorie, perché troppo generiche e non motivate; per ultimo si tratta di questione di termini: quando l’università ostacola la libertà di espressione al suo interno, c’è qualcosa che non funziona.
Invitiamo l’università a ritrattare pubblicamente la propria posizione.
L’evento di svolgerà lo stesso?
Sì, anche senza permesso. Chiediamo di partecipare numerosi e al rettore Vago di ritrattare la sua posizione a riguardo, c’è bisogno che facciano un passo indietro in vista di questo incontro, che può essere fonte di approfondimento per gli studenti. Dopodiché gli spazi dell’università sono in primis degli studenti, ed è assurdo che ci vengano negate le aule e che l’iter per ottenerle sia così lungo.
Noi crediamo nella libertà di espressione e dibattiti, e pensiamo che questo non possa essere rappresentato né dalla censura, né dai diktat della Questura.
La posizione di Assemblea della Statale è chiara. Rimangono fumose le motivazioni dell’ufficio amministrativo e dei quadri istituzionali della Statale. A prescindere dalle ragioni o meno delle parti, l’incontro con Davide Grasso-che sebbene abbia combattuto contro l’ISIS, quindi contro una forza che è indiscutibilmente nemica della libertà se non della stessa umanità, non si può considerare un giornalista, ma rimane a tutti gli effetti un militante- costituirebbe davvero un pericolo per la comunità accademica?
In passato l’università ha dimostrato di saper mettere in sicurezza l’edificio, come nel caso di ospiti importanti e considerati possibili obiettivi sensibili, quindi sembra non trattarsi di un problema di sicurezza. Le motivazioni vaghe lasciano spazio a molte congetture sull’argomento, tuttavia è grave che la libertà di riunione e d’espressione siano impedite con ostacoli burocratici e risposte sibilline. Sono, invece, ancora più gravi le indiscrezioni su un’intervento della questura nei processi decisionali dell’Università degli Studi di Milano. Se dovessero essere confermate dovrebbe essere l’intero corpo studentesco a porsi, e a porre all’amministrazione dell’ateneo, seri interrogativi.
Lunedì 13 febbraio alle 17.00 Assemblea della Statale incontrerà comunque gli studenti insieme a Davide Grasso, nonostante non ci siano stati passi indietro da parte dell’università.