Del: 16 Marzo 2017 Di: Lucia De Angelis Commenti: 0

Il 15 marzo è stata inaugurata al Mudec la mostra monografica Kandinskij, il Cavaliere errante. In viaggio verso l’astrazionevisitabile fino al 9 luglio 2017. Il percorso espositivo riunisce 49 opere, in prestito dai più importanti musei russi — quali la Galleria Tret’jakov, l’Ermitage di San Pietroburgo, il museo di Belle Arti A. S. Puškin e il museo Panrusso delle arti decorative, delle arti applicate e dell’arte popolare di Mosca — alcune delle quali costituiscono un debutto assoluto in Italia. L’esposizione, curata da Silvia Burini e Ada Masoero, si propone di raccontare un viaggio duplice: un percorso ideale e interiore vissuto dall’artista russo che, partendo dal figurativismo e dopo una fase di transizione, approda infine alla produzione astratta e un itinerario reale, compiuto da Vasilij a Vologda, paesino a 500 chilometri a nord di Mosca. Qui, egli rimase profondamente colpito dalla popolazione locale, dalle caratteristiche isbe e soprattutto dall’acceso cromatismo che ricopriva ogni lembo dei vestiti degli abitanti e ogni parete delle case; completamente rapito dalla vividezza dei colori, ebbe una sorta di illuminazione esistenziale: abbandonare la cattedra di giurisprudenza in Estonia e trasferirsi a Monaco, per iscriversi all’Accademia e dedicarsi alla pittura. Per anni avrebbe ricercato un linguaggio artistico capace di coinvolgere allo stesso modo i suoi spettatori, e riuscire a farli “passeggiare” nei suoi dipinti.

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Vassilij Kandinskij, Mosca. Piazza Rossa, 1916. Olio su cartoncino.

Per rendere evidente lo sviluppo storico dell’arte di Kandinskij la mostra è organizzata in quattro sezioni: Vologda: il viaggio dentro al quadro, Il Cavaliere errante, Mosca madre e La musica della astrazione. Inoltre, in ciascuna sala, alle tele si alternano ulteriori lavori (icone, stampe popolari, oggetti di arte decorativa) che stimolano l’osservatore a ricreare l’atmosfera socio-culturale nella quale operó il padre dell’astrattismo.

La prima sezione esplora il viaggio a Vologda, della cui importanza si è già detto. Il momento culmine dell’artista è rievocato non solo dalle sue parole, tratte dall’autobiografia, e dalle fotografie del luogo ma anche dalla presenza di tessuti folklorici, giocattoli e una voce narrante in sottofondo che recita in russo.

La seconda sezione si incentra sull’infanzia dell’artista, che gli ispirò il tema del cavallo e del cavaliere: le fiabe e le leggende russe sugli eroi e, soprattutto, l’icona di San Giorgio, patrono di Mosca che lotta e vince il drago, confluirono nel dipinto più fiabesco che Kandinskij dedica al santo, ovvero Il cavaliere (San Giorgio). Il tema, mai del tutto dimenticato, tornerà in filigrana anche nel periodo astratto, come ad esempio in Improvvisazione 20. Due Cavalli.

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Vassilij Kandinskij, Improvvisazioine sulle forme fredde, 1914. Olio su tela.

La terza sezione si incentra sui luoghi della sua vita: Mosca, città d’origine, Odessa, dove visse da bambino, Monaco, dove si stabilì successivamente e Murnau, località di villeggiatura estiva. In particolare il pittore era legato alla sua città natale, Mosca, nella quale rivedeva la sua stessa madre, e alla quale dedica il capolavoro Piazza Rossa, un dipinto astratto dove ancora sono riconoscibili elementi oggettivi come chiese, campanili e palazzi.

Infine, la quarta sezione comprende i lavori della piena conquista della astrazione e l’abbandono della raffigurazione oggettiva. Mèta di un lungo e faticoso itinerario, la pittura astratta, più che accostamento casuale di forme e colori, fu la risposta “spirituale” ad un’epoca dominata dal materialismo e dall’ossessione feticistica per la realtà e i suoi elementi.

Vassilij Kandinskij, Composizione 217 (Ovale grigio), 1917. Olio su tela.

Kandinskij poté rinunciare a rappresentare oggetti, poiché per lui l’epicentro del quadro doveva risiedere nel colore stesso, inteso non come macchia statica ma come elemento pulsante e in movimento, che sortisce sulla psiche del pubblico una «vibrazione interiore», in maniera analoga agli effetti della musica.
Non a caso, la mostra si conclude con una percorso multimediale audiovisivo dedicato alla interazione tra pittura e musica: è possibile, infatti, ascoltare brevi spezzoni musicali di Schönberg e creare sullo schermo, tramite i movimenti del proprio corpo, delle forme dinamiche.

Un’altra installazione, collocata a metà percorso, gioca invece sulla narrazione soltanto visiva: sei opere scelte sono collegate alla proiezione di un visual telling, per condurre a comprendere le dinamiche originarie del linguaggio astratto, per riuscire, in sintesi, a far passeggiare con la mente nei suoi quadri, proprio come Kandinksij voleva.

 

Lucia De Angelis
Mi entusiasmano i temi sociali, i filosofi greci, le persone intelligenti e le cose difficili.

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