
Sono un turbinio di caffè, teatri, eleganti palazzi, donne dell’alta società e intellettuali a dare il benvenuto quando si entra nella mostra di Palazzo Reale Manet e la Parigi moderna, dove la sensazione è proprio quella di trovarsi catapultati nella Parigi di fine Ottocento. Maestro indiscusso e focus dell’intero percorso espositivo è sicuramente il grande Manet, boicottatore delle convenzioni che fino a quel momento avevano imperato e capofila di una nuova forma pittorica. Ad affiancarlo non mancano opere di altri artisti che, orbitando nella sua epoca, hanno messo in pratica la sua lezione ovvero Cézanne, Monet, Renoir e Degas.
Lo scopo dei curatori Guy Cogeval, Caroline Mathieu e Isolde Pludermacher, è chiaramente quello di celebrare la svolta rappresentata da Manet nella storia dell’arte e allo stesso tempo, di evidenziare come un’intera generazione di artisti fosse protagonista del suo stesso clima culturale e testimone dei medesimi cambiamenti. Gli influssi reciproci, in effetti, sono molto intuitivi e messi ancor più in evidenza dalla suddivisione tematica dell’esposizione in dieci sezioni che attraversano luoghi, personaggi, ambienti, situazioni e gusti della Parigi moderna.
La ricchezza delle opere esposte – quasi un centinaio fra disegni e dipinti, di cui sedici di Manet – è frutto di una feconda collaborazione a livello artistico e non solo, fra Palazzo Reale ed il Musée d’Orsay.
Milano e la capitale francese infatti, lavorando insieme per la realizzazione di questa mostra, si sono riscoperte profondamente affini proprio in nome di quella vitalità moderna, che già Manet oltre un secolo fa, aveva saputo cogliere quale sintomo di evoluzione e rapida trasformazione.
Insomma, un personaggio a dir poco particolare, trasgressivo, eccentrico e mosso da un insopprimibile impulso di catturare l’attimo, sempre alla ricerca della bellezza transitoria. Non è un caso che ci si affacci al mondo degli impressionisti proprio a partire da lui, considerato ormai da molti l’origine di un nuovo mondo pittorico che si basa sulla realtà contemporanea e su di uno strettissimo rapporto con la città circostante, cuore di questa mostra.
Insomma, anche se la maggior parte delle opere di Manet furono sistematicamente rifiutati dai salons, possiamo comunque affermare che ciò accadde, non tanto perché queste non fossero all’altezza di un riconoscimento ufficiale, ma anzi, molto più probabilmente, perché una lungimiranza del genere non poteva ancora essere compresa dai suoi contemporanei.
La mostra, in collaborazione con il Comune di Milano, MondoMostre Skira, il Musée d’Orsay e l’Orangerie di Parigi è stata inaugurata l’8 marzo e rimarrà aperta fino al 2 luglio, rientrando anche nel calendario di Artweek in occasione di Miart 2017. Per gli orari ed ulteriori informazioni si rimanda al sito del museo.