Si parla molto spesso di come, oramai, la competizione fra partiti si stia trasformando quasi in una rivalità sportiva. Aspetti come la mediazione, l’accordo fra le parti e le grandi coalizioni, che sono la base di ogni democrazia che Lijphart avrebbe definito consensuale, sono oggi viste da molti come pratiche abbiette, sintomatiche di una corruzione sistematica che mira soltanto all’eterna autoconservazione. Quindi se da un lato si può dire che la mentalità “tifosa” sia permeata a livelli estremi nel dibattito politico, degradandolo a una mera sfida elettorale, quanto si può considerare vero il contrario? Quanto la politica ha permeato le tifoserie lungo la storia, ormai secolare, dello sport più amato nel mondo?
La risposta a questo quesito è quasi sconcertante. In tutto il mondo le curve sono diventate, o sono sempre state, covi per le fronde più estremiste e facinorose delle fazioni politiche presenti nei vari paesi. Non mancano certo esempi assolutamente virtuosi o positivi, ma il fenomeno dei cori razzisti che da qualche anno caratterizza sempre più le partite dei campionati di tutta Europa ha origine proprio in questo, nella politicizzazione delle tifoserie. È quindi utile analizzare da cosa si originino queste posizioni e del perché siano così marcate nei cinque maggiori campionati europei.
ITALIA: La politicizzazione delle tifoserie italiane ha origine nei due partiti più “estremi” del panorama politico nostrano: il Partito Nazionale Fascista (tifoserie di Lazio ed Hellas Verona) e il Partito Comunista (A.C. Livorno, Sampdoria e, anche se in chiave molto più lieve, Fiorentina e Bologna).
Partendo dalla tifoseria laziale, la sua posizione fascista si deve principalmente a ragioni geografiche e sociali che, per quanto ormai superate, sono rimaste radicate nell’ambiente della curva. Difatti si può notare come vengano considerate roccaforti biancocelesti i quartieri “borghesi” della capitale, come i Parioli, Casal Palocco e i quartieri africani. Fuori da Roma il tifo biancoceleste è particolarmente sviluppato nelle zone più rurali, principalmente radicate a Latina e Viterbo.
Se da un lato la storia ci insegna il forte fascino che l’ideologia fascista ebbe sulla borghesia, specie su quella romana, dall’altro basta dare un’occhiata ai risultati delle elezioni nelle due province citate in precedenza per notare come, prima del 2013, né una né l’altra avessero mai avuto un sindaco che non fosse di centro o estrema destra.
Su posizione assai simili si può trovare anche la tifoseria dell’Hellas Verona, la cui derivazione politica rappresenta solo l’estremo di quella che è la posizione stessa della città e che, dal 1951 in poi, ha visto un solo sindaco appartenente al centro-sinistra, non a caso viene considerata una roccaforte della Lega Nord. Spostandoci sulla sponda opposta non si può non citare la tifoseria del Livorno, ma anche qui trovare la ragione dell’orientamento politico della curva amaranto è piuttosto semplice: Livorno è la città in cui nacque e mise radici il Partito Comunista, cosa che ha permesso all’intera città (tifosi compresi) di fidelizzarsi particolarmente su posizioni vicine a quelle dell’estrema sinistra.
SPAGNA: Se la situazione italiana risulta piuttosto complessa e frammentata, non è nulla al confronto di quella spagnola. Nella nazione iberica, infatti, la lunghissima dittatura franchista ha portato tantissime tifoserie a spaccarsi su posizione marcatamente fasciste e anti-fasciste.
Il primo esempio che si può notare è quello del Real Madrid: la squadra capitolina, fortemente sostenuta dal “generalissimo”, ha tra le sue file una tifoseria di estrema destra. Le ragioni, anziché geografiche come per la maggior parte delle tifoserie italiane, sono prevalentemente storiche: Franco stesso nominò i “blancos” squadra di regime (cosa che portò probabili favori arbitrali in quegli anni). Dati alla mano, il Real raccoglie fra i suoi fan un altissimo numero di elettori del PP e moltissimi sostenitori dell’estrema destra, cosa che accende ancora di più la frattura con i storici rivali del Barcellona. La tifoseria blau-grana, difatti, si trova da sempre su posizioni ultra-separatiste e strizza l’occhio a diversi gruppi di matrice politica socialista se non addirittura anarco-comunista.
La rivalità fra le due squadre ha la sua origine politica proprio durante il franchismo.
Il “Caudillo”, esattamente come Mussolini e Hitler, aveva una visione estremamente centralistica della nazione e questo ovviamente lo portò ad avere una forte avversione da parte della Catalogna, che si spostò in massa verso posizioni tipicamente di sinistra. Discorsi simili valgono anche per gli ultras di Celta Vigo, Deportivo la Coruña e Osasuna. I tifosi dell’Athletic Bilbao, club che tessera solo ed esclusivamente giocatori baschi, arrivarono a legittimare gli attacchi e le operazioni terroristiche dell’ETA, salvo poi spostarsi su posizioni più moderate negli ultimi anni.
Un caso interessante è quello del derby di Siviglia: le due squadre cittadine, ovvero il Siviglia F.C. e il Real Betis, fanno della politica un mezzo per distinguersi dagli avversari, portando la rivalità su più livelli. Se la tifoseria del Siviglia è dichiaratamente antifascista, antirazzista e indipendentista, su ben altre posizioni si trova quella del Betis che, animata dal gruppo Gol Sur, vive su posizioni filo-franchiste, neo-naziste e anti-indipendentiste. Come per molte altre tifoserie legate all’estrema destra, non sono mancati diversi episodi di razzismo e ululati rivolti a giocatori di colore.
INGHILTERRA: Complice il problema centralizzante degli hooligans, ovvero i tristemente celebri gruppi di tifosi facinorosi che misero a ferro e fuoco gli stadi inglesi fino a metà anni Ottanta, la politica non sì è mai troppo infiltrata dentro le curve del Regno Unito, per quanto ci siano delle eccezioni.
Il legame col tra calcio e politica in questi gruppi nasce negli anni ’70, a causa dell’influenza degli skinhead. La politicizzazione li porterà all’esaltazione della razza bianca, ostentazione del machismo, misoginia, disprezzo per la “classe borghese”, omofobia, razzismo (specie diretto a neri, pakistani e indiani), il tutto in un bizzarro ed inquietante connubio fra le ideologie estreme sia della destra che della sinistra rispondenti ad un’unica matrice: la violenza, sfogata con il taking the end, ovvero la conquista della curva tramite cariche e strategie paramilitari.
Per una vera e propria fine del movimento hooligan dovremmo aspettare il 1989 e la strage di Hillsborough, di cui ironicamente gli hooligans non avevano colpa come lo stesso David Cameron ha confermato nel 2014.
GERMANIA: La situazione politica delle curve tedesche, anche a causa delle durissime norme in vigore per limitare l’apologia al nazismo, è da molti anni piuttosto tranquilla e non vi sono mai stati gravi problemi riguardanti il mischiarsi delle due cose, tanto che la maggioranza delle squadre ha curve moderatamente schierate o apolitiche.
La connotazione politica delle tifoserie tedesche si deve principalmente a due fattori: il regime sovietico della ex-Germania Est e le tradizioni socialiste e post-comuniste delle principali città industriali, dove la curve (e in passato anche le squadre stesse) erano formate principalmente da operai.
In risposta all’oppressione comunista moltissime tifoserie della Germania Est virarono verso ideali vicini all’estrema destra, con frequenti cenni al neo-fascismo o addirittura al neo-nazismo: è questo il caso dell’Hansa Rostock e dell’Energie Cottubus- Al contrario nella ex-Germania Ovest sono le tifoserie di sinistra ad essere in larga maggioranza. La spiegazione è in realtà piuttosto semplice: il calcio in Germania era apprezzato principalmente dalla classe operaia che, affidando principalmente le sue problematiche a sindacati e partiti di sinistra, ha finito col trovare nello stadio un punto di ritrovo e convergenza. Si può notare infatti come siano tradizionalmente socialiste, antifasciste e antirazziste le tifoserie di Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Werder Brema e Schalke 04, tutte città fortemente industriali. Sul versante dell’estrema sinistra si possono trovare i tifosi del St. Pauli (che vantano un gemellaggio di lunghissimo corso con il Livorno), mentre su posizioni più destrorse (escludendo quelle già citate risalenti alla Germania Est) si trovano quelle di Amburgo (molto moderata e tipicamente popolare) e Arminia Bielefeld.
FRANCIA: La situazione francese è senza dubbio meno “apolitica” di quella tedesca, ma ciononostante può vantare tifoserie piuttosto tranquille che raramente han dato vita a scontri, siano essi su temi politici o sportivi. La presenza di posizione politiche radicate è tuttavia spesso specchio delle origini delle squadre o delle città stesse: un classico esempio è quello dell’ Olympique Marsiglia che, essendo una città ad alti livelli di multiculturalismo, ha da sempre una tifoseria schierata su marcate posizioni anti-razziste e spesso vicine al socialismo.
Sullo schieramento opposto si trovano gli ultras del PSG. Essendo la squadra rappresentativa della “borghesia parigina” (il quartiere Saint-Germain-Dés-Pres è uno dei più ricchi della capitale francese), la squadra ha attirato fin da subito le simpatie degli ambienti più conservatori della destra francese.
Rimangono invece roccaforti della destra sociale, anche acuite di recente dall’ascesa di Marine Le Pen e del Front National, le curve di Olympique Lione, Nizza e Lille. Sul fronte opposto, oltre alla già citata squadra di Marsiglia, si possono trovare Bordeaux e Montpellier.