Del: 1 Giugno 2017 Di: Lucia De Angelis Commenti: 0

Cos’è la famiglia? Nel costruire una famiglia, la natura umana gioca un ruolo decisivo? Il saggio Coppie e famiglie. Non è questione di natura, scritto da Chiara Saraceno, trova delle risposte con estrema lucidità.

Pur rientrando nell’ambito della sociologia e facendo leva sui risultati sperimentali in questo campo, è anche grazie alla sua formazione filosofica che riesce ad analizzare le strutture della famiglia e della coppia e a decostruire, uno dopo l’altro, tutti i pregiudizi, i luoghi comuni e le resistenze mentali verso modi di fare famiglia che cozzano con ciò che sembra il modello “naturale”. L’istituzione familiare è, in effetti, un fatto così ovvio e scontato nella storia dell’uomo da apparire come data in natura. Un fatto banale che la rende, perlopiù, impenetrabile e non discutibile. Ma la Saraceno solleva il velo dell’ ovvietà per mostrare delle prospettive diverse e, spesso, scomode (soprattutto nel nostro paese).

Tramite una serie di esempi la studiosa sviscera un inesauribile repertorio di modalità di fare famiglia che variano sia nello spazio che nel tempo. Alla luce di questo, nessuna “natura umana” univoca sembra ricoprire un ruolo nella costruzione di una famiglia. Essa è, a ragione, ritenuta una costruzione sociale.

Nella ricerca (vana) di una famiglia naturale “minima”, ossia fondata sulla natura umana, la Saraceno osserva anzitutto la storia e la contemporaneità dell’uomo, per cercare di giungere, eventualmente, ad una sua definizione univoca, che travalichi lo spazio e il tempo. Molti individuano come zoccolo duro della famiglia naturale la coppia coniugale. Tuttavia, osserva la sociologa, in passato non era la coppia ma la parentela, ossia la famiglia allargata di rapporti intergenerazionali, a costituire e generare la famiglia. La coppia come relazione autonoma, monogama, indipendente dalla parentela e dalla generazione di figli è un’invenzione squisitamente moderna e valida prevalentemente per i paesi occidentali benestanti.

Da un punto di vista molto ampio, coppie e famiglie non coincidono e, se lo fanno, tale coincidenza non è scontata come può sembrare a un osservatore occidentale di un paese sviluppato.

Appare, allora, spontaneo a molti richiamarsi all’insieme dei legami di sangue e trovare l’origine del nucleo familiare nel legame madre-figlio. Eppure, nemmeno il rapporto biologicamente più autoevidente può costituirne l’origine universale. In società ed epoche diverse, infatti, la maternità non era considerata fondativa di una famiglia se non avveniva entro rapporti legittimi (in caso contrario, la madre era costretta ad abbandonare il figlio). Un bel caso in cui la naturalità della procreazione sia del tutto bypassata dalle norme sociali. E nemmeno una maternità legittima dava garanzia di permanenza socialmente riconosciuta al rapporto madre-figlio: nelle famiglie lignatiche europee, ad esempio, una madre rimasta vedova perdeva ogni diritto sui figli a favore dei consanguinei maschi del marito defunto.

È la norma (sociale, religiosa, giuridica), in definitiva, a costituire la famiglia e a decidere cosa della “natura” è considerato legittimo (procreazione dentro al matrimonio, eterossessualità coniugale) e ciò che non lo è (procreazione fuori dal matrimonio, omosessualità), e stabilire che ciò che è esplicitamente artificiale (adozione) o solo parzialmente artificiale (riproduzione assistita) costituisce una famiglia, mentre ciò che invece non ha questo riconoscimento (maternità surrogata) non lo è.

Dire che la famiglia è costruita sulle norme non significa, però, che vi sia un’unica fonte normativa né che le fonti siano in accordo tra loro. Un esempio lampante è come le norme giuridiche siano differenti in molti paesi in merito ai diritti delle coppie omosessuali. Al modello familiare come arazzo (molti fili di colori diversi che compongono un disegno unitario, che è in realtà l’intreccio complesso dei vari fili) la studiosa predilige una metafora meno statica, quella del caleidoscopio. Ciò che muta non è quindi soltanto il punto di vista dell’osservatore, che si focalizza ora su un filo ora su un altro come nell’arazzo, ma anche la realtà stessa, costituita da norme sociali e giuridiche.

La perdita di certezza sul carattere universale e naturale della famiglia può produrre insicurezza e paura di mancanza di regole. L’evoluzione della famiglia testimonia, a rigore, proprio il contrario: la forza e il potere delle regole e delle norme escogitate dagli uomini per ordinare e regolamentare i rapporti familiari e affettivi.

Occorre perciò essere cauti a proclamare la crisi o la fine della famiglia.

Ciò che appare come crisi può essere a tutti gli effetti una fase di transizione tra un modo e un altro di costituirla. Ed è qui che la studiosa si dedica ai casi di coppie omosessuali, alla fecondazione assistita, alla spinosa questione della maternità surrogata.

Il punto fermo di tutto il saggio rimane però uno: sono i modelli troppo rigidi e univoci di famiglia, cioè quelli tradizionali, a non lasciare spazio a forme alternative. In questo modo, e qui emerge la loro paradossale debolezza, arrivano perfino a ridurre le capacità di fare effettivamente una famiglia.

Lucia De Angelis
Mi entusiasmano i temi sociali, i filosofi greci, le persone intelligenti e le cose difficili.

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