Del: 26 Luglio 2017 Di: Susanna Causarano Commenti: 0

Ieri lo spazio di via Santa Caterina 3/5 che ha ospitato per due anni i ragazzi del progetto LUMe (Laboratorio Universitario Metropolitano) è stato sgomberato, per ordine del questore, la mattina presto. Durante il pomeriggio si è tenuto un presidio a cui hanno partecipato circa 200 ragazzi tra attivi del gruppo e chi negli anni ha partecipato o anche solo passato a bersi una birra al circolo. Dalle nove e mezza della sera fino a notte inoltrata si sono susseguiti concerto, teatro, jam session e tanta commozione. Il 6 settembre i ragazzi di LUMe hanno dato appuntamento a tutti per una serata di jazz in piazza San Nazaro. La solidarietà dimostrata da molti spazi e collettivi, fanno pensare ad un continuazione del progetto LUMe in altre sedi e con nuove occasioni di confronto. Ma cos’è successo ieri esattamente? Lo abbiamo chiesto a due dei ragazzi che hanno contribuito a far nascere LUMe, Francesco Vivone e Isabella Cortese.

LUme

(Il presidio. In copertina la facciata di LUMe. Foto di Elena Buzzo)

Cos’è successo ieri mattina?

Francesco: I vicini hanno iniziato a telefonarci per avvertirci dello sgombero. Siamo piombati qui per chiedere spiegazioni e raccogliere le nostre cose. Ci hanno risposto «sapete bene perché vi stiamo sgomberando».

Isabella: Ci è stato permesso di entrare a gruppi di dieci. Le donne no, perché serviva gente con braccia forti per portare via il materiale. Volevo a tutti i costi salutare quella che per due anni è stata casa mia e ho potuto farlo solo scortata.

Avvisaglie di un imminente sgombero ne avete avute?

Francesco: Nello specifico no. Ovvio che non siamo stupidi e sappiamo che può succedere, ma nessuna soffiata.

Chi ha ordinato lo sgombero?

Isabella: Il questore, ipotizziamo su sollecito del proprietario.

Chi è il proprietario dello stabile?

Francesco: Stefano Spremberg, gioielliere e immobiliarista. È proprietario di questo luogo da sette anni e un anno fa è stato assolto dal reato di turbativa d’asta proprio in merito all’acquisto dello spazio in Santa Caterina oltre ad un immobile in piazza Santo Stefano. Ci hanno detto che ha in mente da un po’ il progetto di trasformare questo stabile in dei loft.

Isabella: Quando siamo entrati qui non c’era nemmeno tetto. Era solo un cumulo di macerie. La cripta che è diventata luogo di jam session e serate e che è una cripta del terzo secolo dopo Cristo, l’abbiamo scoperta noi e nessuno se ne è curato. Adesso stanno lavorando, non sappiamo cosa stiano facendo.

Lume serata

(La serata. Foto di Alessandra Busacca)

Avete mai avuto modo di incontrarlo o rapportarvi con lui?

No, mai.

Ora che ne sarà di LUMe?

LUMe è stato concretamente un luogo di cultura e aggregazione. È fatto di persone e per questo non morirà con uno sgombero.

Abbiamo già in calendario per il primo di settembre un Assedio Culturale a Palazzo Marino. Trovo vergognoso che il comune non si sia ancora espresso in merito alla questione, in quanto organo politico di gestione della città. Temo che se si decide a parlare, lo farà rimarcando l’impossibilità del comune nell’impedire lo sgombero. Tutto vero, ma già lo sapevamo. Noi vorremmo sapere cosa ne pensa il comune non tanto degli sgomberi che sono di competenza del questore, ma proprio degli spazi sociali e di produzione culturale indipendenti e dal basso, del loro impatto sulla città.

Avete mai pensato di partecipare ad un bando per avere in gestione uno spazio vostro?

Gestire uno spazio vinto tramite bando tradirrebbe lo spirito che muove il progetto di LUMe. Sicuramente non parteciperemo a nessun tipo di bando, né ora né mai. Non abbiamo nemmeno i soldi che servirebbero per rimettere a posto e a norma, un ipotetico spazio regolarmente vinto, visto che solitamente non vengono consegnati “pronti all’uso”.E anche ad averli questi soldi, non vogliamo snaturarci.

O occupazione o nulla, insomma.

Non si tratta di occupare, ma vogliamo la governance dello spazio sia decisa da noi senza ingerenze esterne. L’asilo Filangieri a Napoli ha avuto un riconoscimento comunale e ora lo spazio gli è assegnato, senza che però questo comporti la perdita di dignità di autogestirsi.

A Milano non siete soli.

No, certamente. I compagni di Macao, che ci hanno dimostrato immediata solidarietà insieme a tanti altri, hanno intrapreso uno studio sulle diverse modalità legali per costituirsi, in questi mesi discuteremo e ci confronteremo con loro. Se saremo costretti ad occupare sarà spiacevole, perché significa che il comune si rifiuta di parlare con noi. Milano ha bisogno di LUMe.

Attribuite una valenza politica a questo atto?

Assolutamente. Durante questi due anni siamo diventati forti e non ne abbiamo sbagliata una. Non siamo solo noi sotto attacco. Evidentemente diamo fastidio.

Susanna Causarano
Osservo ma non sono sempre certa di quello che vedo e tento invano di ammazzare il tempo. Ma quello resta dov'è.

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