Alessia Peretti
Secondo quanto registrato da Gun Violence Archive (GVA) – un’organizzazione no profit creata con lo scopo di fornire al pubblico informazioni precise sulla violenza armata – la sparatoria del primo ottobre a Las Vegas è la 273esima solo del 2017. Tuttavia, l’aspetto inquietante del possesso d’armi privato degli Stati Uniti è, non il numero di morti o feriti causato da atti volontari come quello di Las Vegas, ma quello di incidenti dovuti dal mero possesso d’armi entro le mura di casa. Infatti, sempre secondo GVA, il numero di incidenti non intenzionali dal gennaio 2017 ammonta a 1585. Come dimostrano i dati, i risultati del possesso d’armi negli Stati Uniti sono allarmanti, eppure perché l’acquisto delle armi è reso sempre più semplice? Ormai comprare un’arma da fuoco è più facile che ottenere un aborto nell’America di Trump.
Solo questo febbraio il Presidente Trump ha abolito la legge istituita dall’ex presidente Barack Obama che impediva l’acquisto di armi a persone malate di mente. Durante un governo repubblicano è improbabile che questa tendenza ad agevolare la detenzione d’armi rallenti o si arresti, e ciò non è dovuto ad una semplice ideologia conservatrice, ma all’asservimento del partito repubblicano ad NRA. Il manifesto della National Rifle Association si basa su una molto discussa interpretazione del secondo emendamento della Costituzione americana che enfatizza il diritto personale – e non militare – di possedere armi. Questa organizzazione agisce come vera e propria lobby a favore delle armi, soprattutto durante il periodo di elezioni, durante le quali non solo supportano i candidati conservatori, ma spendono molti più milioni in campagne a sfavore dei loro controparte democratici. Infatti, secondo il Center for Responsive Politics, nel 2012 NRA ha speso $10.6 milioni in campagne contro il candidato presidenziale Barack Obama e solo $2.7 milioni per il repubblicano Mitt Romney, per poi incrementare nelle elezioni del 2016 a $19.7 milioni in propaganda contro Hillary Clinton e $9.8 milioni a favore di Trump. Uno dei tanti esempi di pubblicità negativa per la candidata democratica Hillary Clinton è un video pubblicato sul canale youtube di NRA in cui una ragazza non riesce a salvarsi da un’infrazione a casa sua in quanto Clinton – proibendo il possesso d’armi – “le ha tolto il diritto di legittima difesa” e l’unica tutela a sua disposizione è la polizia che tuttavia arriverà troppo tardi per salvarla.
Oltre ad investire in candidati alla presidenza, NRA spende decine di migliaia di dollari per supportare i candidati al Congresso e Senato sia democratici che repubblicani, sebbene questi ultimi siano quelli in assoluto più supportati. Membri del partito repubblicano di spicco come Roy Blunt, Marco Rubio e Richard Burr hanno ricevuto durante tutta la loro carriera $14.841.121 in totale. A questo punto non è difficile immaginare come anche le proposte di legge più ragionevoli, come impedire il porto d’armi alle persone nella No Fly List del governo, siano bloccate da questa associazione. Come suggerisce il nome, questa lista è composta da persone pericolose a cui è vietato imbarcarsi su aerei da o per gli Stati Uniti, ma a cui è permesso acquistare armi sul suolo statunitense. Secondo i dati del Government Accountability Office, negli ultimi 11 anni ben 2000 sospettati terroristi hanno comprato armi negli Stati Uniti ed solo 190 sono stati respinti. Fare in modo che il governo non stanzi fondi nella ricerca di come prevenire morti per armi da fuoco è un altro modo con cui NRA persegue il suo obiettivo di liberare l’uso privato di armi da fuoco da regolamentazioni. Essendo impossibile ottenere fondi federali a causa di NRA, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) – il principale organismo di controllo sulla sanità pubblica negli Stati Uniti – sta cercando investitori privati per la ricerca, tuttavia anche nel caso vengano risolti i problemi finanziari, rimane il clima politico avverso.
Contrariamente a Australia e Regno Unito, eventi come quello di Las Vegas non sono stati l’aspetto decisivo per cambiare le politiche riguardo al possesso d’armi negli Stati Uniti.
Nel 1996, a Dunblane, Scozia, Thomas Hamilton fece una sparatoria in una scuola elementare uccidendo 16 bambini e la risposta del Primo Ministro John Major fu tempestiva: entro un anno e mezzo rese illegale il possesso privato di armi da fuoco. Nello stesso anno, Ian Kingston uccise 35 persone a Port Arthur in Australia, uno stato in cui la cultura d’armi da fuoco è radicata nell’immaginario collettivo come negli Stati Uniti e – sempre nello stesso modo – la lobby delle armi era il maggiore gruppo di potere in Australia. Nonostante ciò, l’allora Primo Ministro australiano John Howard agì in soli 12 giorni e presentò un pacchetto di riforme sul possesso d’armi da fuoco.
Ora sarebbe il turno degli Stati Uniti di seguire l’esempio di queste due grandi democrazie e non cedere il potere governativo ad una lobby per un mero interesse finanziario. È inutile nascondersi dietro ideologie populiste per le quali avere un’arma è l’unico modo in cui si possa essere protetti e sicuri, perché il motivo per cui il possesso privato d’armi è ancora permesso nonostante tutte queste stragi è il potere influenzativo di NRA. Secondo la classifica del Global Peace Index (GPI), gli Stati Uniti sono 114esimi al mondo in quanto a sicurezza. Se le armi rendessero davvero più sicuri, gli Stati Uniti sarebbero lo stato più sicuro al mondo.