Del: 16 Dicembre 2017 Di: Federico Arduini Commenti: 0

Revolution. Musica e ribelli 1966-1970, dai Beatles a Woodstock, è in mostra dal 2 dicembre al 4 aprile 2018 negli spazi della Fabbrica del Vapore, a Milano in via Procaccini 4.

Curata da Victoria Broackes e Geoffrey Marsh del Victoria and Albert Museum di Londra – dove è stata proposta lo scorso anno – insieme a Fran Tomasi, maggior promoter italiano che per primo portò in Italia i Pink Floyd e in collaborazione con MondoMostre Skira, la mostra è un vero e proprio percorso immersivo, fatto per avvolgere i visitatori di esperienze, immagini, oggetti e atmosfere di quei pochi anni, tra il 1966 e il 1970, che seppero cambiare le vite di intere generazioni e dare il via ad un processo di cambiamento padre della società odierna.

Una vera rivoluzione, prima  dei costumi e poi delle coscienze, portata avanti dai giovani per i quali la musica divenne strumento di emancipazione; musica che accompagna il visitatore lungo tutte le stanze grazie all’innovativa tecnologia delle audioguide Sennheiser, partner dell’esposizione, che sono in grado di offrire centinaia di ricevitori stereo personali, attivatiti simultaneamente, e di trasmettere l’audio in tempo reale con sincronizzazione labiale dei filmati. Ed è così che passando di stanza in stanza, di teca in teca, ci si trova immersi in canzoni diverse che cambiano in base a ciò che si guarda e che si interrompono se ci si sofferma a seguire uno dei numerosi filmati, sostituendo la traccia musicale con quella del parlato.

La mostra è suddivisa in sei diverse sezioni, caratterizzate dagli oltre 500 oggetti in esposizione.

È la “Swinging London” ad aprire le danze, così come fu proprio la Londra del 1966 a dar vita a questa rivoluzione. In questa città nascevano i primi negozi di moda, nuovo ritrovo dei giovani, dove Twiggy e Jean Shrimpton indossavano le prime minigonne e artisti e fotografi fondavano nuove riviste. In questa stanza sono esposti, tra i numerosi LP dei Beatles e dei Rolling Stones, abiti e costumi dell’epoca, tra cui quelli di Mick Jagger e Sandie Shaw,  oltre che ricostruzioni delle opere realizzate da Yoko Ono e Bridget Riley.

La seconda stanza è “Musica e contro-cultura”, un’ampia visione sulla letteratura e la cultura underground di una stagione di sperimentazioni continue, portate avanti spesso con l’aiuto di droghe con lo scopo di potenziare la mente. Tra numerose locandine e poster, svetta la sezione dedicata a Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles in cui, oltre ad alcuni abiti indossati nella copertina dell’LP, svetta l’autografo originale di Lucy in the Sky with Diamonds.

Segue “Power to all people. Voci del dissenso”uno sguardo ai cambiamenti politici del tempo, dal germoglio francese del ’68, al successivo diramarsi di quelle idee in tutta Europa, che diede vita ad una ad una battaglia ideologica contro le istituzioni al fine di ottenere leggi e vite che fossero al pari dei cambiamenti già in atto. In questa stanza ci sono numerosi poster legati all’argomento, come per esempio quelli contro la pena di morte, contro la guerra o quelli a favore della libera sessualità, oltre ad una sezione più specifica sulla guerra in Vietnam.

“Costumi e consumi” tratta della crescita economica e della nascita del consumismo e dei conseguenti fenomeni quali la pubblicità e il mercato di massa.

La penultima stanza è “The summer of love. Comuni e West Coast”, un viaggio tra ecologismo e rivoluzione hippie, in quelle comuni in cui nacque l’idea di un modo di vivere alternativo, privo di regole fisse e autorità imposte, che promuoveva il ritorno alla terra e la salvaguardia di questa, tramite una conoscenza uguale per tutti per la creazione di un mondo migliore.

Chiude la mostra “Woodstock e la cultura del festival”, ovvero il racconto dell’esperienza di quegli incredibili concerti che segnarono la storia. Da Monterey a Glastonbury, dall’isola di Wight al Newport Jazz fino ad arrivare a Woodstock dell’agosto del 1969, a tre giorni di musica, di pace e amore.

Tra i numerosi cimeli svettano i resti della chitarra di Jimi Hendrix (distrutta al Monterey Pop Festival), la lettera di Paul McCartney inviata all’Emi per ufficializzare lo scioglimento dei Beatles nel 1970 e la batteria del compianto Keith Moon. A completare l’esperienza è la Woodstock live experience, un viaggio audio visivo in una sala che riporta il visitatore ai piedi del palco di Woodstock: basta sdraiarsi sul prato con dei comodi cuscini e godersi i filmati del concerto sul maxi schermo per uno spettacolo senza precedenti.

“You say you want a revolution
Well you know
We all want to change the world”
Revolution, 
The Beatles

Federico Arduini
Musico ritardatario, sempre nel posto giusto al momento sbagliato! Amo la letteratura tanto quanto lei odia me.

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