Del: 15 Gennaio 2018 Di: Angelica Mettifogo Commenti: 1

A tre anni di distanza dalla pubblicazione di Sette brevi lezioni di fisica, il fisico italiano Carlo Rovelli è tornato in libreria con un nuovo volume: L’ordine del tempo, edito sempre da Adelphi.

Spiegarvi di cosa tratta un libro come L’ordine del tempo, su una materia ostica come la fisica e per di più di un libro che si pone come la sintesi più estrema di anni e anni di ricerca scientifica, è tanto difficile quanto inutile. Molto in generale: distrugge il concetto che noi abbiamo di tempo e ne propone uno nuovo. Per capirlo — e non è facile — bisogna prenderlo tra le mani, sfogliarlo pagina per pagina, e non lasciarsi sfuggire neanche una parola. Pertanto mi limiterò a dirvi perché, secondo me, ha a che fare con la filosofia e perché conviene leggerlo.

Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so

Sant’Agostino diceva questo, a proposito del tempo e Carlo Rovelli, più o meno, dice lo stesso.

Fin dalla prefazione ci spiega come il tempo, pur apparendoci come qualcosa di scontato, sia il più grande dei misteri. Alla questione del tempo sono stati dedicati anni di scienza e ancora non si sa nulla. È un fiocco di neve, ci dice: più lo tieni in mano più si scioglie. Ha a che fare con la filosofia perché Carlo Rovelli è un autore che si meraviglia, e perché ci fa capire una cosa, che il tempo da ovvio diventa un mistero nel momento in cui ci si pongono delle domande. Come tutto, del resto.

Perché ricordiamo il passato e non il futuro? Perché percepiamo il passare del tempo? Perché il tempo ci sembra scorrere? E perché ci sembra necessario che esista?

È proprio quando si pongono queste semplici, quasi infantili, domande che le certezze che si pensava di avere vacillano. “La velocità rallenta il tempo”, “Adesso non significa nulla” “Cosa c’è dove non c’è niente?”. Questi alcuni degli elementari, come tutte le cose più inspiegabili, quesiti che fanno da titolo ai paragrafi in cui è diviso il volume. Un volume che è un gioiello di scienza e filosofia, semplice ma denso, che si fonda sulla meraviglia e sulla curiosità. Un libro che dimostra come le più grandi conquiste della scienza (la relatività, la fisica quantistica) che paiono argomenti raggiungibili soltanto da pochi esperti, in realtà nascano da semplicissime domande sul mondo che ci circonda, su quello che sembra il nostro mondo, apparentemente ovvio, ma che si fa sempre più complesso più si cerca di avvicinarsi a comprenderlo. Perché ci dimostra che tutto quello che diamo per vero o per scontato non lo è e che non sapremo mai un bel niente in confronto a tutto quello che c’è da sapere, ma che quel poco di apparentemente e provvisoriamente vero che ci pare di conquistare, lo si conquista solo a partire dallo stupore sul perché le cose stanno proprio così. Dalla curiosità, dalla filosofia, si può partire per andare ovunque, anche verso ciò che sembra esserle più lontano, la fisica.

E, dunque, perché leggerlo? È da leggere per staccare, per gettarsi in qualcosa che sembra essere a noi così lontano, per vedere che anche per noi è accessibile, per imparare a prestare attenzione alle cose che ci sembrano semplici — che non sono mai davvero semplici, ma sono sempre davvero importanti— perché ci fa scoprire qualcosa di chiaro e complesso allo stesso tempo e contemporaneamente affascinante. E che questa cosa così ambigua e sconvolgente è il nostro mondo. Gli atomi dello spazio prendono forma, al di là delle formule matematiche che accompagnano le argomentazioni, Carlo Rovelli riesce a utilizzare un linguaggio talmente limpido e coinvolgente da riuscire non solo a farci immergere nella lettura, ma a farci sentire parte di ciò che ci circonda,  di qualcosa che da ordinario diventa straordinario.

Angelica Mettifogo
In bilico tra tutto quello che voglio fare e il tempo che ho per farlo. Intanto studio filosofia.

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