Del: 21 Febbraio 2018 Di: Gaia Lamperti Commenti: 0

Nella grande effervescenza artistica e culturale del Rinascimento, età della curiositas e delle grandi scoperte, il più straordinario disegnatore ed incisore tedesco si trovava al centro di una fitta rete di scambi, interazioni ed influenze nel cuore dell’Europa.
Partendo da queste premesse, si struttura la mostra “Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia” che, a partire da oggi 21 febbraio fino al 24 giugno 2018, verrà ospitata a Palazzo Reale, in collaborazione con Comune di Milano Cultura e 24 ORE Cultura.
Un’esposizione monografica e retrospettiva su questo artista che per la prima volta in Italia presenta questa ampiezza e spessore, curata da Bernard Aikema, professore di Storia dell’arte moderna a Verona, e con la collaborazione di Andrew John Martin. Sono 130 le opere esposte, di cui circa la metà di Dürer stesso, come 12 dipinti, 3 acquerelli e circa 60 disegni, incisioni e manoscritti.
Le altre opere, invece, sono di artisti italiani e tedeschi a lui contemporanei, con cui si trova a confronto per mettere in luce la relazione che intercorreva al tempo fra il mondo tedesco della Germania meridionale e il grande Rinascimento italiano a cui facevano capo le città settentrionali sull’asse Milano-Bologna-Venezia.
Viene così a delinearsi l’ambito geografico e temporale di riferimento; Dürer infatti nasce a Norimberga nel 1471, con 100 anni precisi di anticipo rispetto a Caravaggio, e concentra la sua attività proprio a cavallo fra i secoli XV e XVI, quelli più intensi dal punto di vista della circolazione di forme artistiche ed intellettuali.

Sono stati selezionati i confronti con i contemporanei più calzanti e particolarmente evidenti sul profilo visivo.

Fra questi si annoverano nelle fila degli italiani Tiziano, Giorgione, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini e — immancabilmente — Leonardo (le cui opere sono state cedute direttamente dalla Collezione Reale Inglese); mentre fra quelle dei tedeschi figurano Lucas Cranach, Albercht Altdorfer, Hans Baldung Grien e Martin Schongauer.
Il criterio adottato non è cronologico ma tematico, dividendo il percorso in 6 ambiti che approfondiscono la rappresentazione della natura, la riflessione sulla figura umana, il rapporto con la committenza e la questione dell’arte tra classicismo e anticlassicismo.

L’esibizione si pone quindi come una riflessione su quegli elementi che hanno costituito l’identità europea, a partire proprio da quel ben preciso periodo storico.
Troppo spesso infatti concepiamo l’unità geografica e identitaria dell’Europa unicamente come punto di arrivo del secolo scorso. Invece, come la stessa mostra comprova, nei fatti l’Europa è sempre stata un viaggio costante e continuo, fatto di dialogo e di rapporti fra culture a livello sociale, linguistico e artistico.
A partire da questo periodo quindi, si scorgono già le radici di una modernità quanto mai attuale, che rendono questa mostra una vera e propria finestra sul nostro presente.
Per maggiori informazioni si rimanda al sito del museo.

Gaia Lamperti
Studentessa di lettere moderne. Ho il vizio di comprare voli low-cost quando mi annoio. Sono per il buon rock, i locali chiassosi, i pomeriggi al mare, le menti fresche e gli animi caldi.

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