Del: 16 Marzo 2018 Di: Francesco Porta Commenti: 0

Anche se in Italia non se ne è sentito molto parlare, salvo nelle ultime settimane in cui il film è entrato nel catalogo italiano di Netflix, all’ estero del film Annientamento se ne parlava dal 2013 quando la Paramount ha acquistato i diritti del romanzo omonimo dell’ americano Jeff VanderMeer, padre della trilogia sull’area X e di cui annientamento è il primo capitolo. Le riprese iniziarono però solo nel 2015, dopo che Natalie Portman fu scelta per il ruolo della protagonista, inizialmente proposto a Julianne Moore e Tilda Swinton.

Uscito al cinema nel febbraio di quest’anno solo in America e in Cina, il film poi dopo due settimane è stato inserito nella libreria di Netflix in tutto il mondo.

Parlare di questo film è difficile: sin dalle prime scene si capisce benissimo cosa si ha agli occhi e, con il passare dei minuti, la sensazione che non si arriverà a comprendere tutto aumenta.

Una donna viene interrogata da un uomo in quello che sembra essere un rifugio antiatomico: lei è sporca e ferita; lui indossa una divisa ermetica antiradiazioni; nel mentre si ascolta il racconto di Lena e il resoconto della sua missione.

Per portare a termine la missione in questione la biologa ex militare si offre volontaria, nella speranza di capire cosa è accaduto al marito, anche lui entrato nell’area X insieme ad altri soldati. Com’era prevedibile, infatti, nell’ area le comunicazione tramite radio e altri dispositivi elettronici non funzionano come la localizzazione tramite satellite. Chi però pensa che la presenza di un’area da esplorare e potenzialmente contaminata da una misteriosa forza chimico-batteriologica o altro in cui il campo magnetico non risponde come vorrebbe la fisica terrestre sia cosa già vista e noiosa sbaglia. Non è possibile avere idea di quello che accade nell’area X.

L’originalità e la fantasia di VanderMeer, trasposte sullo schermo dal regista Alex Garland, creano uno scenario al contempo da incubo e da sogno.

In questo contesto semi-onirico, la squadra di scienziate che accompagnano Lena nella missione affronta i pericoli e i loro demoni quasi fino a farsi consumare. Annientamento parla di questo: nel contesto del tutto fantastico è nascosto qualcosa di più reale e profondo che si rispecchia nei personaggi. Ognuno di essi possiede una tendenza autodistruttiva con cui dovrà fare i conti, assieme al terrore per la morte dettato da un irreprimibile senso di sopravvivenza.

Man mano che la missione va avanti e che le scienziate si addentrano nella misteriosa zona si apprende, grazie a dei flashback, quali sono i veri problemi di Lena e delle sue compagne che nascondono tanti misteri quanto la zona X. Si tratta, insomma, di un viaggio che rispecchia caratteri molto umani e che dal punto di vista narrativo è capace di sorprendere. Non erano, comunque, mancati film dello stesso genere: una fantascienza che però rivela di non voler parlare di mondi paralleli o di viaggi interstellari ma di uomini e di donne. Il tutto restituito da una regia assolutamente all’altezza e molto coraggiosa: alcune inquadrature sono molto particolari, come ad esempio quelle in cui l’azione è “nascosta” da teli di plastica trasparenti che deformano le immagini in maniera quasi impercettibile, restituendo però un effetto strano; alcuni effetti in CGI ben riusciti, inoltre, trasmettono l’idea di trovarsi in un’area distopica e affascinante, tanto bella quanto paurosa e misteriosa.
La Portman e gli altri attori del cast riescono a dare vita a dei personaggi complessi e credibili a cui è semplice affezionarsi. Annientamento non porta eroi sullo schermo ma il buono e il male di persone più o meno deboli, costrette a misurarsi con qualcosa di inaspettato e stravolgente: un annientamento.

Francesco Porta
Amo il cinema, lo sport e raccontare storie: non si è mai troppo vecchi per ascoltarne una.

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