Del: 10 Marzo 2018 Di: Giulia Giaume Commenti: 0

Anni ’70. Un operaio dell’Alfa Romeo, una bambina della Montessori e uno studente di Milano escono di casa e vanno al lavoro, a scuola, al parco. Luoghi in cui vanno tutti i giorni, e che conoscono benissimo. Che però oggi sono cambiati. Enormi tubi e coni gonfiabili in PVC, giochi da comporre, gigantesche stanze di plastica si sono impossessate dello spazio: nessuno sapeva da dove venissero, cosa volessero, se venissero in pace. Solo fidandosi e avvicinandosi hanno capito la vera essenza, lo scopo di quei grandi ospiti silenziosi: giocarci.

Sono le opere di Franco Mazzucchelli, artista milanese eclettico e imprevedibile molto attivo nella seconda metà del secolo scorso. Se siete nati troppo tardi, poco male. Al Museo del Novecento è appena stata inaugurata la sua personale, provocatoriamente chiamata Non ti abbandonerò mai.

La provocazione scaturisce direttamente dal tipo di arte che Mazzucchelli porta in strada: la A.ToA., art to abandon.

Le sculture gonfiabili sono abbandonate nelle strade, spesso periferiche, di località italiane ed europee, e affidate alle persone che le popolano perché le tocchino, le rompano e se le portino a casa. Motivo per il quale la sigla la A.ToA. rivela, se letta alla francese, una dedica nascosta: à toi, a te.

La mostra riporta con grande chiarezza gli anni dal 1964 al 1979, nel cui span abbiamo modo di vedere il progetto artistico evolversi. Questo perché, malgrado la casualità apparente – favorita dal fatto che le opere fossero calate ex machina senza preavvisi né permessi – ogni opera prevedeva un’ampia elaborazione, precedente e successiva.

Quella precedente si compone tra ideazione e progettazione, assimilabili alle creazioni artistiche tradizionali. Nella prima fase, quella della metà degli anni ’60, Mazzucchelli realizza i primi Abbandoni: grandi gonfiabili abbandonati per strada, vivi solo se toccati. Negli anni ’70 afferra ancora più grandiosamente degli spazi con le Riappropriazioni – per gli spazi esterni, come Parco Sempione – e le Sostituzioni, per quelli interni, come il salone d’ingresso del Palazzo della Triennale. I veli trasparenti di plastica sono gonfiati con un flusso di aria costante, e prendono forme strane e cangianti. Le persone entrano, escono, graffitano e vivono lo spazio artistico in modo del tutto inedito e imprevedibile.

 

Giulia Giaume
Innamorata della cultura in ogni sua forma, lasciatemi in ludoteca con un barattolo di Nutella e sono a posto.

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