Del: 15 Giugno 2018 Di: Redazione Commenti: 0

È in costruzione la M4 linea blu, una nuova linea metropolitana che collega la città di Milano da est a ovest (nello specifico da Linate fino a San Cristoforo, passando per il centro città). Il progetto, avviato nel 2005 e con fine prevista entro il 2022, riguarda anche la nostra università: infatti una delle fermate è proprio Sforza Policlinico, e sorgerà in via Francesco Sforza, la via dietro la sede della Statale di Festa del Perdono. Questa scelta però ha fatto discutere: fare dei lavori così invasivi accanto alle fondamenta di un edificio fragile, quale la nostra Università — la costruzione della Ca’ Granda inizia nel 1456 sotto gli Sforza ed è uno degli edifici rinascimentali più importanti della Lombardia — è, infatti, molto rischioso. Eccessive vibrazioni possono danneggiare i rilievi in terracotta e gli scavi per la metropolitana distruggere reperti archeologici non ancora rilevati; il cantiere metterebbe in pericolo anche la vicina chiesa di San Nazaro in Brolo.

I lavori iniziano a marzo 2016 in tutta fretta, senza eseguire esami strutturali preliminari adeguati. Per questo la Statale chiede uno stop dei lavori e un tavolo congiunto con il Comune, per discutere delle criticità del progetto, della messa in sicurezza dell’edificio e per chiedere lo spostamento del cantiere e della stazione. La Statale riesce a ottenere solo lo spostamento del cantiere dove si trova l’attuale camera mortuaria dell’Ospedale Policlinico e la promessa di un monitoraggio costante dell’impatto delle vibrazioni sull’edificio. 

I lavori procedono: al momento la Ca’ Granda, in particolare la zona del Porticato dell’infermieria, è “impacchettata” con impalcature che dovrebbero ridurre le vibrazioni prodotte dagli scavi, mentre per alcune parti ancora più delicate sono state predisposte della mantovane in legno.

Al di là della scarsa attenzione con cui sono stati portati avanti i lavori, quello che più stupisce è l’insensibilità con cui viene trattato un edificio storico, simbolo della città di Milano e che ha attraversato sei secoli di storia, diventando modello virtuoso per gli architetti coevi e futuri. Questa insensibilità è sintomatica di una tendenza tutta italiana a considerare la cultura e il patrimonio artistico un accessorio di cui si può fare a meno, un “utile svago”; ed è il sintomo generazionale di una diseducazione alla bellezza, che ci fa frequentare ogni giorno una delle più belle università d’Italia senza accorgercene.

Ne parliamo con la prof.ssa Francesca Vaglienti, docente di Storia Medievale per Beni Culturali e Archeologia Medievale e curatrice del progetto Statale 90.

 

 

Speakers: Sheila Khan @shei_sk, Letizia Gianfranceschi @GfnLetizia; ospite: prof.ssa Francesca Vaglienti @vaglientif; in regia: Federico Arduini @FedesArdu.

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