Del: 16 Giugno 2018 Di: Mattia Alfano Commenti: 0

Negli ultimi giorni infuria la polemica sull’Acquarius e sul comportamento di Salvini a riguardo. Salvini è stato attaccato dalla gente comune, dalle ONG, dai media nazionali ed internazionali e da molti esponenti delle forze politiche estere. Parlandoci chiaramente però, Salvini si è comportato da Salvini. È stato paradossalmente e politicamente parlando abile a fare quello che ha fatto, spezzando un circolo consueto e attirandosi gli insulti della stampa internazionale. La reazione di indignazione di esponenti come Emmanuel Macron, presidente della repubblica francese, non ha fatto altro che rafforzare la grande coesione delle forze politiche populiste.

Tutto questo però lo si sapeva anche prima. Chiunque, conoscendo un minimo il volere della Lega, avrebbe dovuto aspettarselo. L’unica differenza è non ci aspettavamo una chiusura e un cambiamento in modo così repentino.

Secondo il professore e politologo Gian Enrico Rusconi, intervenuto a Rai news 24, la questione dei migranti sarà la causa fondamentale della spaccatura dell’unione europea, già dai prossimi giorni. È bastato  infatti questo inaspettato e brusco gesto di Salvini per mettere in crisi l’intero apparato europeo e far nascere forti dissidi tra le varie nazioni. La conseguenza più grande, di questa alquanto discutibile scelta di chiudere i porti, è stata l’approvazione a questo atteggiamento populista da parte di altri importanti ministri esteri. D’altronde la nostra storia recente è caratterizzata dalla nascita di una nuova ondata populista che sta invadendo l’Europa e non solo. Da Trump negli Stati Uniti a Marine Le Pen in Francia, da Sebastian Kurz in Austria alla Brexit di Theresa May. E poi ancora Viktor Orbàn in Ungheria, il partito Neonazista in Germania, Casapound e altri ancora. Tutti questi episodi parlano da sé. Raccontano storie e impressioni del volere di parte della gente stanca del “buonismo” di sinistra e del “politically correct” democratico. Parte del popolo, ora, vuole altro. Vuole votare persone dal polso forte, persone che “rimescolino le carte”, che “ribaltino il tavolo” sulle questioni più importanti, che ai talk show televisivi aggrediscano l’altro e lo mettano a tacere. Molto spesso è più importante l’appeal mediatico che riescono ad ottenere rispetto alle idee o le soluzioni che propongono, che frequentemente sono poco realizzabili.

Ma in tutto questo, dov’è finita l’Europa? Dove sono finite le istituzioni europee? Dov’è finita la coesione europea?

Secondo lo scrittore e giornalista Alan Friedman, il fenomeno dell’immigrazione spaccherà l’unione europea dividendola in due parti: chi continuerà ad accogliere migranti e chi alzerà le barriere, com’è già stato fatto in Austria e Ungheria. E poi ancora, com’è possibile che alcuni stati possano decidere di non accettare migranti nei propri paesi e continuare a stare inseriti nell’Unione? Se fino a non molto tempo fa chi teneva i fili dell’Europa era la cancelliere tedesca Angela Merkel ora la situazione è cambiata. La Merkel sembra non possedere più l’importanza e il polso di una volta.

Ritornando al discorso dell’ondata populista, secondo Pietro Paganini, professore aggiunto in Business administration presso la John Cabbot University di Roma, sostiene che il populismo nasca da una sconfitta e da un fallimento della democrazia. In Italia e in Europa manca una vera opposizione a Salvini che abbia una progettualità vera nei confronti dell’immigrazione. Non si può avere come risposta all’immigrazione, secondo Paganini, una solidarietà “tout court”. In sostanza, non si può sempre essere solidali con tutti.

Ma allora che futuro ci aspetta? È da ritenere ingiusto che alcuni paesi dell’unione Europea come Austria, Ungheria, Bulgaria ma anche i Paesi “Baltici”, lontani perciò dal Mediterraneo, come Polonia, Danimarca, Svezia abbiano scelto da sé di non accettare migranti. Non è giusto pensare che questi paesi nel frattempo continuino ad essere stanziati all’interno dell’Unione. I trattati europei che si sono susseguiti negli anni avevano come scopo non solo l’unificazione riguardo tematiche economiche ma anche solidali. Chiudere porti, alzare muri, posizionare carri armati ai confini non è il modo corretto di affrontare questo determinato tipo di problematica. Ora, più che mai, serve un’Unione Europea forte e collaborativa. Serve che le maggiori istituzioni europee mandino un ultimatum ai paesi che si rifiutino di collaborare. O si fa tutti insieme in un certo modo o si è fuori. Non è d’altronde giusto che paesi come Malta, Grecia, Italia e Spagna si facciano carico di gestire, molto spesso da soli, questi immensi flussi migratori. V’è da temere che se non si collaborerà in un certo modo tutti assieme, i movimenti populisti, spesso pieni di retorica ma poco propositivi, finiranno per avere la meglio sugli altri.