Del: 17 Dicembre 2018 Di: Redazione Commenti: 0

Il 2018 sta per concludersi e la redazione di Vulcano Statale ha preparato una classifica dei 5 libri più vulcanici dell’anno!

Articolo di Michela La Grotteria

[dropcap type=”square or circle”] 1 [/dropcap] Paolo Giordano, Divorare il cielo, Einaudi, 2018

 

I 5 libri più vulcanici del 2018

 

Paolo Giordano dimostra sempre una predilezione per il dipingere quadri familiari sfasciati dall’ incomprensione reciproca, da ferite del passato che tornano a bruciare, da segreti tenuti nascosti troppo a lungo. In questo caso la forza di questa famiglia —e anche la sua rovina—, è il patto di sangue che lega tre ragazzi, non fratelli di nascita ma cresciuti insieme, come rami attorno a uno stesso fusto; e ancora di più il collante di questo triangolo è Bern, Bern l’inaccessibile, Bern il passionale, il ribelle, Bern che tutti si contendono in un binomio amore/odio. Ma il contesto in cui i tre ragazzi sono cresciuti è troppo stretto, troppo soffocato dal fanatismo religioso dell’uomo che li cresce, e che nel tentativo di illuminare loro la strada della morale e dell’amore per Dio li porterà quanto più lontano possibile da ogni forma di etica o rispetto religioso. L’illusione di condividere sempre tutto si scontra poi con la realtà: certe cose, come una ragazza o un figlio non si possono spartire, e l’invidia che ne deriva si rivelerà fatale. In questo libro vengono osservate le passioni più grandi e i più grandi dolori, quasi tutti vissuti da Bern: l’amore di una vita per una ragazza, la fiducia in Dio -o nella natura in alternativa a esso- come unico valore in una vita limitata e sofferente, ma soprattutto il legame con chi ti ha cresciuto e il disperato bisogno di allontanarsene: uccidere il genitore per diventare adulto.

Questo è il senso del titolo: divorare il cielo”, afferrare a piene braccia e sbranare tutto ciò che la vita ha da offrire, e non limitarsi alle cose terrene, ma puntare dritti fino al cielo.

[dropcap type=”square or circle”] 2 [/dropcap] Rossella Postorino, Le assaggiatrici, Feltrinelli, 2018

I 5 libri più vulcanici del 2018

 

Vincitore a pieno titolo del premio Campiello, questo romanzo ha il merito di aver trattato la seconda guerra mondiale, nell’ambientazione della Germania nazista in una veste nuova, e da un punto di vista del tutto insolito. Protagonista è Rosa Sauer, una ventiseienne appena giunta da Berlino a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino al nascondiglio di Hitler. Siamo nel 1943 e Rosa, insieme ad altre nove ragazze, è una cavia con il compito di assaggiare i cibi destinati al Furer e rimanere un’ora sotto gli occhi attenti degli ufficiali delle SS che ne studiano le reazioni per accertarsi che il cibo non sia avvelenato. Fra le donne chiuse in quella stanzetta giorno dopo giorno si instaurano amicizie, alleanze segrete, e rivalità, soprattutto nei confronti di Rosa che è da subito “la straniera”, la berlinese.

Romanzo potente che pone l’interrogativo della giustificazione della complicità: rendersi serve della tirannia per rispondere a un primario e anti-eroico istinto di sopravvivenza è esentabile da una condanna morale generale, ma soprattutto dalla vergogna individuale?

[dropcap type=”square or circle”] 3 [/dropcap] Laini Taylor, Il sognatore, Fazi Editore, 2018

I 5 libri più vulcanici dell'anno

 

Lazlo Strange è un giovane uomo, orfano, che ha passato la vita a studiare i libri dell’enorme biblioteca di Zosma e ad alimentare, grazie alle letture, i suoi sogni sulla leggendaria Città Invisibile: una lontana terra magica e prospera che, però, secoli prima è misteriosamente sparita dalle memorie degli abitanti di tutto il resto del mondo. Quando, in un giorno d’estate, un esercito di guerrieri a cavallo di strani animali giungerà alle porte della città chiedendo rinforzi per aiutare la Città Invisibile, Lazlo riuscirà a farsi notare e condurre nella terra lontana, grazie alla sua profonda conoscenza della lingua e dei costumi di quelle persone ormai date per estinte. Ma, giunto nella Città, scoprirà il motivo per cui da secoli non se ne hanno più notizie, e dovrà risolvere un mistero riguardante non solo la città ma soprattutto la sua stessa identità.

Si può affermare che questo sia libro che ha rivoluzionato il genere Young Adult. Questo fantasy nasce come lettura pensata per ragazzi ma risulta piacevole a un lettore di qualsiasi età e, ad una più attenta lettura, si scoprono motivi sottesi alla trama e riflessioni anche di grande importanza: dove sta il confine tra venerazione di un dio e falsa idolatria? Si può amare un genitore che non si è mai conosciuto? L’istruzione è in grado di elevare da una misera condizione sociale?

[dropcap type=”square or circle”] 4 [/dropcap]Yuval Noah Harari, 21 lezioni per il XXI secolo, Bompiani, 2018

I 5 libri più vulcanici dell'anno 2018

 

Dopo averci parlato del nostro passato (“Da animali a dei: breve storia dell’umanità”) e del nostro futuro (“Homo deus: breve storia del futuro”), Harari torna con un nuovo e abbondante saggio in cui ci racconta del nostro presente. In ventun capitoli Harari ci guida per mano in un’analisi delle problematiche più vive nella nostra società, dando risposte complete a domande che ci poniamo quotidianamente o a cui non abbiamo mai pensato, ma che alla luce della sua investigazione risultano fondamentali.

Il suo è uno sguardo critico sulla politica, la società, il comportamento di massa, la tecnologia che avanza, insomma tutto ciò che riguarda l’uomo nel XXI secolo, ma fa di più: aiuta a mettere un punto fermo, a stabilire qualche certezza in una realtà che si muove più velocemente di quanto riusciamo a percepire, e ribadisce l’importanza di sapere dove si stanno mettendo i piedi prima di correre al passo con l’evoluzione frenetica del nostro mondo.

[dropcap type=”square or circle”] 5 [/dropcap]Alice Zeniter, L’arte di perdere, Einaudi, 2018

I 5 libri più vulcanici dell'anno 2018

 

Alì ha ricevuto dal cielo un torchio e un figlio bello e sano, Hamid, e ha avviato una solida attività grazie agli uliveti del suo bel villaggio in Algeria. Quando però il Paese ottiene l’indipendenza nel 1962 Alì, che ha collaborato con gli oppressori francesi, perde tutto: la sua casa, il suo lavoro, il rispetto del suo villaggio che deve lasciare. Hamid, che è ancora piccolo quando viene sradicato dall’Algeria, crescerà in una banlieu francese e finirà per accettare la sua condizione di straniero e dimenticare le proprie origini. Per sua figlia Naima invece non sarà così: suo padre non le ha mai parlato dell’Algeria ma, nonostante si sia sempre sentita interamente francese, tutti la additano come algerina, come straniera, soprattutto perché si trova a vivere negli anni in cui la xenofobia regna sovrana. Le sue origini rimarranno per lei oscure finché non deciderà di fare luce sulla sorte toccata alla sua famiglia.

Un nuovo grandioso romanzo in grado di parlare dell’immigrazione e del disagio che prova una persona trapiantata in terra straniera, senza risultare stopposo o sentimentalista. Per chi ha letto Exit West di Mohsin Hamid e avrebbe voluto un sequel.

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