La ferrovia ad alta velocità Torino-Lione e il metanodotto TAP, il cui progetto interessa il Salento, sono le due infrastrutture italiane in via di realizzazione più discusse e dibattute del momento. Cerchiamo di capirne di più.
La ferrovia Torino-Lione (anche definita come TAV) è fondamentalmente un’infrastruttura, una linea ferroviaria tra Italia e Francia che coprirebbe un tratto di 235 chilometri.
Il progetto, contrariamente a quanto molti pensano, è rivolto non solo al trasporto merci, ma anche ai passeggeri e permetterebbe un collegamento diretto e più veloce tra i due paesi interessati.
Il progetto originale dell’Unione Europea, nato negli anni Novanta e sviluppato dal 2005 come parte del programma di reti trans-europee (TEN-T), prevedeva 10 corridoi di TAV, di cui 4 coinvolgevano l’Italia. Il tratto che ha fatto più discutere, quello appunto che attraversa la Val di Susa, fa parte del corridoio 5.
Importante sottolineare che il progetto iniziale è già fallito poiché originariamente avrebbero dovuto prendere parte anche il Portogallo e l’Ucraina che, però, vi hanno già rinunciato per questioni economiche. Il motivo principale, aldilà delle ideologie, per cui la TAV dovrebbe essere realizzata è che eliminerebbe le strozzature dell’A32, ammodernando le infrastrutture e snellendo le operazioni transfrontaliere. Si prevede una riduzione di traffico su gomma pari a 600mila camion, inoltre si dimezzerebbero i tempi di percorrenza per i passeggeri e raddoppierebbero i quantitativi di merce trasportata.
Quando si fa un’analisi di un progetto in corso di realizzazione è importante non dimenticare che ci sono sempre anche degli aspetti critici. Sicuramente, uno dei motivi principali che ha portato i residenti della Val di Susa a schierarsi contro il progetto è la convinzione che l’opera provocherebbe danni enormi per le sorgenti, i boschi e le colture.
Inoltre, appena nove anni fa, la ferrovia Torino-Modane, che ad oggi copre la tratta Torino-Lione, è stata ampiamente ammodernata.
Un altro dei dibattiti più caldi degli ultimi tempi è quello relativo alla realizzazione della TAP (Trans-Adriatic Pipeline), un metanodotto che fa parte del Corridoio Meridionale del Gas. Il tratto maggiormente discusso inizia al confine tra Grecia e Turchia dove il gasdotto si collega al Trans Anatolian Pipeline per poi arrivare fino a Georgia e Azerbaijan. Il metanodotto completo è un progetto molto ampio ed è lungo quasi 4mila chilometri, ma il tracciato italiano sulla terra ferma è lungo 8 chilometri e parte da San Foca per arrivare a Melendugno (entrambe in Salento).
I pro per la realizzazione della Tap sono fondamentalmente due: in primis, il corridoio meridionale sarebbe strategico per liberare il continente dalla dipendenza dall’approvvigionamento di gas proveniente da Paesi considerati ‘poco stabili’; inoltre, il gasdotto aiuterebbe a decarbonizzare la Puglia apportando un aumento di produzione di energia meno inquinante rispetto a quella elettrica.
Anche per la Tap, però, non mancano i contrari. I movimenti NoTap si oppongono all’opera perché i gasdotti già presenti sono utilizzati solo al 60% delle loro potenzialità in quanto il gas che arriva è già più che sufficiente. Il costo della bolletta non avrà nessun vantaggio per l’Italia, probabilmente accadrà il contrario perché aumenteranno i costi fissi di impianti e trasporto. Nonostante tutte le considerazioni, è doveroso sottolineare che l’opera è realizzata completamente con contributi privati e sono stati ottenuti tutti i permessi e le autorizzazioni del caso.
Insomma, per la TAV c’è da difendere la Val di Susa o il collegamento tra l’Italia e il resto dell’Europa? E, per la TAP, si tratta di proteggere chilometri di uliveti o realizzare uno strategico gasdotto? Resta solo da capire se sacrificare la nostra terra porterà davvero a un soddisfacimento concreto delle nostre esigenze. TAV e TAP, sì o no?