Articolo di Caterina Cerio
In questi giorni, sui social e sui giornali è esplosa l’indignazione nei confronti del maestro Bocci, che in una scuola elementare di Foligno (PG) si è permesso di attuare una sorta di esperimento educativo che ha personalmente definito “un’attività per l’integrazione finalizzata a far prendere coscienza agli studenti del concetto di differenza razziale e di discriminazione”. Il 9 febbraio, infatti, il maestro Mauro Bocci ha costretto un bambino nigeriano di quinta elementare a trascorrere la lezione rivolto alla finestra, lontano dai suoi compagni, perché “non vedete quanto è brutto?”. Anche la sorellina del bambino racconta di essere stata offesa dal maestro, che l’ha definita “scimmia” davanti al resto della classe. I genitori dei bambini precisano alla stampa che l’episodio non è da circoscrivere al 9 febbraio, ma discriminazioni di questa portata si sono ripetute tre volte in un mese.
La famiglia nigeriana vive in Italia ormai da anni e racconta di non aver mai subito atti di razzismo di questo calibro, inoltre non si spiega come sia potuto accadere tutto ciò in un luogo che dovrebbe educare e far sentire al sicuro i bambini, indipendentemente dal colore della pelle o dalla provenienza.
Il maestro Bocci, in seguito alla denuncia dei genitori, è stato immediatamente sospeso dall’insegnamento dal Ministero per incompatibilità ambientale e sarà la magistratura, in seguito, a valutare l’ipotesi di reato.
La dirigente scolastica Ortenzia Marconi avrebbe preferito che i genitori l’avessero contattata immediatamente in seguito all’accaduto, piuttosto che aprire una sorta di dibattito sui social, che lei non frequenta. Eppure, è stata anche la solidarietà espressa su Facebook e su altri social che ha portato i genitori ad esporre denuncia e parlare pubblicamente alla stampa di questi avvenimenti.
I due fratellini sono stati fortemente colpiti dalle parole del maestro, che li ha portati a sentirsi umiliati davanti ai propri coetanei.
Mauro Bocci dichiara di aver avvisato gli alunni prima di effettuare questa particolare attività, ma di non aver comunicato precedentemente alla dirigente ed ai genitori degli studenti le intenzioni del suo esperimento educativo. Questa scelta ha, per il momento, comportato l’allontanamento dall’insegnamento del maestro supplente, ma non sono da sottovalutare le conseguenze emotive e psicologiche che si potrebbero ripercuotere sugli alunni stessi, in modo particolare i due fratellini nigeriani, che ora hanno paura di subire nuovamente discriminazioni.
La nota positiva dell’episodio avvenuto a Foligno è l’affetto spontaneo che gli studenti della classe quinta e i loro genitori hanno mostrato nei confronti del compagno di classe protagonista di questo esperimento educativo. Inoltre, la solidarietà verso la famiglia nigeriana ci mostra un esempio di Italia solidale e antirazzista, che vuole sottolineare l’uguaglianza a dispetto della diversità.