Del: 6 Marzo 2019 Di: Martina Rubini Commenti: 0

Figurati l’amore è una frase detta da chi ormai non ci crede più o, in realtà, ha appena iniziato a farlo: questo il titolo dell’album d’esordio del cantante Mox, uscito lo scorso 7 dicembre per la casa discografica Maciste Dischi e anticipato da alcuni singoli rilasciati in precedenza.

Nove tracce, una chitarra e tanta poesia.

Pubblicato ormai tre mesi fa, Figurati l’amore fa ancora parlare di sé. Da marzo, infatti, il menestrello romano riprenderà il suo tour facendo tappa nei club delle principali città italiane e farà cantare chi da tempo aspettava di poter assistere a un suo concerto e cantare a memoria i suoi ritornelli.

Per chi non lo conoscesse ancora, invece, Mox è un cantautore romano d’adozione che non ha bisogno di molti fronzoli per scrivere i suoi versi e per arrivare dritto al cuore di chi lo ascolta.

Parole facili, frasi autentiche: l’album di Marco Santoro, in arte Mox, è semplicemente bello.
Premendo il tasto play per far partire uno qualsiasi dei nove brani, ci sembra di essere sdraiati sotto una palma, con la brezza del mare che ci sfiora la punta del naso, ma allo stesso tempo anche chiusi in camera, a guardare dalla finestra la pioggia che cade in un giorno d’autunno. Tutto dipende dallo stato d’animo con cui lo si ascolta e da come ciascuno decide di interpretare le storie che Mox ci regala.

L’album si apre con Super Fantastica, e queste due parole sono le stesse che utilizzeremmo proprio per descrivere il brano. Parlare d’amore non è facile e molto spesso è banale. L’amore che canta Mox è sotteso. San Lorenzo è la traccia con cui si è fatto conoscere il cantautore, rilasciata come singolo lo scorso 31 Agosto. Un buon inizio che ha dato spazio al progetto vero e proprio dell’artista.

Mox, come già detto, ha voluto anticipare l’uscita di Figurati l’amore con altri due brani: Lacci e Ad Maiora. Il primo molto diretto e allo stesso tempo anche simpatico, con qualche rima qua e là e la chitarra che non manca mai. Il secondo, invece, segue l’onda indie che ormai sta spazzando via la musica italiana degli anni duemila, portandoci sia indietro nel tempo sia in avanti, in un futuro che ormai sta diventando sempre più chiaro.

Chiamare Mox il nuovo Cremonini può essere un po’ azzardato? Il sound c’è, i racconti anche, uno canta Qualcosa di grande, l’altro Qualcosa di speciale.

Mara è la canzone che contiene il titolo dell’album. È una canzone senza tempo. Se la si ascoltasse senza conoscere l’identità di chi sta cantando, con un po’ di amarezza e nostalgia, probabilmente ci verrebbero in mente i protagonisti del cantautorato del passato. Quel passato che troppo spesso manca alla musica italiana di oggi.

“Mara amava amare ma anche il mare
Finisce prima o poi, figurati l’amore
Mara ma che male, ma che male
Cos’è servito avere amato a fare?”

Con queste parole, interpretate da una voce struggente, Mox ci riporta al mare e al vento freddo delle notti di fine estate. Poi, dopo averci riportati a casa, ci permette di amare il suo album e di farlo tutto nostro.

Articolo di Martina Rubini 

Martina Rubini
“La vita imita l’arte” e io ci credo. Appassionata di musica e studentessa di economia. Scrivo perché è bello, è bello perché scrivo.