Del: 17 Aprile 2019 Di: Redazione Commenti: 0
Fabrizio Moro, Figli di nessuno

Noi siamo in mezzo, fra una partenza ed un traguardo che si è infranto.

Così canta Fabrizio Moro in Figli di nessuno, brano che dà il titolo al suo ultimo album. Uscito il 12 aprile, Figli di nessuno, è il decimo disco del quarantaquattrenne cantautore romano, che arriva a distanza di due anni dall’album Pace.

Chi sono però questi figli di nessuno? In un’intervista al Corriere della Sera, Moro spiega che i figli di nessuno sono quelli che, come lui, non hanno mai avuto una mano pronta ad aiutarli, ma che si sono realizzati da soli.

Ma anche la mia generazione, quella di chi fra gli anni ‘70 e ’80 era troppo piccolo per sfruttare il momento in cui ci si poteva affermare facilmente e oggi è troppo vecchio per essere digitale. Mi sento uno di loro anche se sono riuscito a fare quello che volevo.

Album ruvido in cui Moro esprime tutto se stesso e la sua rabbia, i temi principali che incontriamo ascoltandolo sono la depressione, i fragili rapporti familiari, la sofferenza, la delusione e l’odio nei confronti delle forme istituzionali.

Per quanto riguarda il brano Non mi sta bene niente, Moro dice di essersi rivisto nel “Non mi sta bene” di Simone, il quindicenne di Torre Maura che ha difeso le minoranze rom contro CasaPound. Da sempre spirito ribelle, in questo pezzo il cantante rievoca la sua giovinezza quando “suonavo il punk contro il sistema”, “suonavo il punk all’oratorio con uno spirito abbastanza contraddittorio”.

Nell’album vengono presi in esame temi duri come per esempio i percorsi di recupero e disintossicazione che alcuni giovani si trovano ad affrontare. Moro da ragazzo ha fatto uso di alcol e droghe e a 22 anni ha trascorso un anno in una comunità, sono stati i risultati delle analisi del sangue che gli hanno fatto aprire gli occhi sui rischi che correva, spaventandolo e aiutandolo a uscirne.

In Figli di nessuno ci sono inoltre questioni più delicate, come la spiritualità, che affronta nel singolo che ha preceduto l’uscita dell’album, Ho bisogno di credere. Un brano sul senso profondo della fede, in cui canta:

Ho fede in te e ho fede nell’amore
Per descrivere la fede poi non servono parole
La fede è un conduttore
Fra un dubbio e questo immenso
Quando il resto perde il senso

Moro sul suo rapporto con la fede racconta di essere credente, sottolineando comunque come la cosa più importante sia avere fiducia in se stessi, oltre al credere nella collettività, che per lui era composta dai suoi amici del quartiere di San Basilio. Quartiere che ha visto crescere anche Ultimo, a cui Moro è particolarmente legato, ma afferma anche che se avesse avuto un successo simile a quello del suo amico quando aveva soli 23 anni “sarebbe morto”.

Alla base di tutto poi rimane l’amore, che ha il potere di salvarti da qualsiasi situazione.

É stato proprio l’amore per i suoi figli che lo ha salvato più volte dalle paure che ha dovuto affrontare nel corso della vita e dai tormenti nati durante la sua adolescenza. La canzone Filo d’erba, a cui Fabrizio Moro è affezionato in modo speciale, è infatti dedicata al figlio Libero, di 10 anni: nei suoi occhi ha visto la sofferenza causata dai problemi familiari.

L’album mantiene una base pop-rock ma si alternano anche altri generi: alcuni brani hanno uno stile quasi rap, troviamo pezzi come Quasi che possiamo definire metal mentre Non mi sta bene niente tende all’electropunk. Ci sono poi molti effetti sonori tipici degli anni ’80. Canzoni che ci ricordano il Fabrizio dei tempi di Pensa (brano che lo aveva portato alla vittoria di Sanremo Giovani nel 2007) e musiche che evocano lo stile di Rino Gaetano (Moro è cresciuto con la sua musica) come in Me ‘nnamoravo de te, con un testo che ripercorre gli eventi di un’Italia tra gli anni ’70 e ’90 attraverso una storia d’amore, per cui il cantautore afferma di essersi ispirato al film La mafia uccide solo d’estate.

Figli di nessuno è quindi un album variegato, la cui uniformità è resa dall’inconfondibile penna di Fabrizio Moro.

Articolo di Elena Gentina

Redazione on FacebookRedazione on InstagramRedazione on TwitterRedazione on Youtube