“Lupin, Lupin! L’incorreggibile! Lupin, Lupin! L’inafferrabile! Lupin, Lupin! Ineguagliabile sei!”.
Forse molti riconosceranno questo ritornello: fa parte della sigla italiana di apertura delle tre serie TV dedicate al famoso personaggio di Lupin III. Purtroppo il ladro gentiluomo nella giornata dell’11 aprile è rimasto orfano del proprio creatore, Monkey Punch, pseudonimo di Kazuhiko Katō, mangaka e regista giapponese.
Quasi ottantaduenne, Monkey Punch è morto a Sakura, vicino Tokyo, a causa di una polmonite e la notizia è stata resa nota quasi una settimana dopo.
Dapprima impegnato professionalmente come radiologo, in seguito Monkey Punch decide di dedicarsi alla creazione di manga, invogliato dal direttore dell’ospedale presso cui lavorava che notò le buone capacità di disegno di Kazuhiko. Agli inizi degli anni Sessanta, Monkey Punch inizia così a pubblicare alcune storie (Playboy Nyumon, Pinky Punky) a sfondo erotico, ma che riscuotono un successo discreto. Molti elementi di queste narrazioni non fanno che costituire però il preludio all’opera più famosa di Monkey Punch.
Nel 1967 infatti inizia la serializzazione del manga di Lupin III. Il mondo per la prima volta può posare lo sguardo sugli accattivanti disegni di questo ladro gentiluomo.
Lupin aveva tutte le carte in regola per diventare una vera e propria icona popolare. Rupan Sansei (nome originale di Lupin III) è un ladro bizzarro, incrollabilmente ottimista, dagli atteggiamenti spesso infantili, simpatico e instancabile donnaiolo. La mente di Monkey Punch ha partorito una versione originale e moderna del personaggio di Arsenio Lupin, nato dalla penna dello scrittore francese Maurice Leblanc all’inizio del secolo scorso. Il mangaka infatti ha dato alla luce quello che è il vero e proprio nipote giapponese dell’Arsenio Lupin francese: da qui quel Terzo che completa il nome di Lupin.
Il fantomatico ladro nipponico ha incontrato subito i favori del pubblico grazie al ben riuscito missaggio di velata allusività erotica, gag, scontri spettacolari e trame incalzanti ricche di trovate sorprendenti. Se Monkey Punch era apprezzato per la sua creatività, altrettanto si dovrebbe dire di Lupin stesso: un uomo snello e geniale, sempre pronto all’azione e alla ricerca di sfide difficili per mettere alla prova il suo ingegno e le sue abilità.
Probabilmente è proprio quella sensazione di ingenuità e leggerezza mescolata facilmente con toni seri e adulti che tanto fanno apprezzare le avventure di Lupin III.
Il successo del personaggio, tuttavia, non sarebbe mai decollato senza i fondamentali ruoli ricoperti dai comprimari del protagonista. Jigen, il taciturno pistolero ispirato a uno dei Magnifici Sette (film western), con il suo atteggiamento paziente e osservatore, la sigaretta sempre in bocca e il cappello calato sugli occhi, è la perfetta controparte dell’esagitato ed estroverso Lupin. I due sono amici inseparabili e nel corso delle loro avventure vengono aiutati anche dall’ascetico samurai Goemon, la cui katana affilatissima è un omaggio alla cultura orientale dell’autore. L’altro personaggio maschile che controbilancia tutti gli altri è l’infaticabile ispettore dell’Interpol Zenigata da sempre impegnato nella cattura di Lupin, senza successo.
D’altronde un cast corale di personaggi maschili difficilmente potrebbe reggersi da sé, e Monkey Punch lo sapeva bene quando introdusse accanto al nostro furfante la sensuale e affascinante femme fatale che risponde al nome di Fujiko: ladra e ingannatrice seriale, raggira e seduce Lupin a più riprese, senza mai accontentarlo o far trasparire i propri veri pensieri.
Questo quintetto ha retto il passare del tempo con efficacia: Lupin III non è solo un manga, ma anche e soprattutto una trasposizione multimediale. La produzione animata sul ladro non si è mai arrestata nel corso dei decenni. Sono state prodotte infatti tre serie animate classiche tra gli anni Settanta e Ottanta (le famose serie con Lupin dal diverso colore della giacca: il Lupin con la giacca verde, rossa e rosa), più altre tre negli ultimi anni, di cui una interamente ambientata in Italia – e vede un Lupin rinnovato che indossa una giacca blu –. Complessivamente, sono più di quaranta i lungometraggi dedicati a Lupin, tra film per il cinema, special televisivi, OAV e film live-action. Senza escludere i tantissimi videogiochi pubblicati soprattutto in Giappone – solo due sono arrivati nel nostro Paese –.
Ma a sancire la popolarità del personaggio, forse, hanno soccorso due cose: le musiche di Yūji Ōno – in particolare il tema principale di Lupin III utilizzato in diverse versioni – e il film per il cinema Il castello di Cagliostro, uscito nel 1979 e diretto dal regista e animatore giapponese più celebre di sempre, cioè Hayao Miyazaki, il quale esordì al suo primo lungometraggio scegliendo proprio il personaggio più noto di Monkey Punch. Il castello di Cagliostro fu un successo commerciale e di critica e portò definitivamente alla ribalta Lupin III.
Nonostante nel corso del tempo Monkey Punch abbia lasciato sempre più libertà alle case di produzione facendosi volentieri da parte, lui stesso ha diretto un lungometraggio sulla sua creatura più riuscita, cioè Lupin III – Trappola mortale nel 1996.
Che Monkey Punch dunque abbia vissuto per la maggior parte della sua vita incassando gli introiti derivanti dallo sfruttamento dei diritti su Lupin, non lo si può biasimare: ha consegnato all’umanità un personaggio formidabile.