
“Stacca la spina, rallenta, prepara lo zaino: è tempo di partire, è tempo di una grande avventura. Di nuovi orizzonti, di albe di fuoco, di accendere un fuoco, davanti a noi oltre 6000 km, da un capo all’altro dello stivale, in quota da nord a sud sull’alta via più lunga del mondo: il sentiero Italia. Un anno di cammino tra le genti, gli accenti, i volti, gli sguardi, i sapori, gli odori, i suoni, la musica, un anno di storia e di campi di viole.”
Sono poche e semplici parole, sono le parole di tre giovani che hanno visto in una montagna, in una vetta, una via di fuga dalla quotidianità; si sono fatti trasportare in un’impresa che hanno voluto chiamare “VA’ SENTIERO” per cantare del loro viaggio, della loro fuga, così come gli Ebrei cantavano “va pensiero” imprigionati a Babilonia.
Infatti VA’ SENTIERO non è un semplice progetto nato da un sogno ambizioso concepito in qualche notte estiva intorno ad un fuoco ma un vero e proprio viaggio, una fuga e una scoperta insieme, un’avventura che ha l’utopico sogno di voler dar voce alle montagne e di dar vita a luoghi nascosti e dimenticati.
Yuri Basilicò, Sara Furlanetto, Giacomo Riccobono: “Siamo tre viaggiatori, tre sognatori ma soprattutto siamo accumunati dalla passione per le nostre montagne, terre spesso poco conosciute eppure bellissime, ricche di tradizione, culture, dialetti e mestieri.”
Così si presentano in modo schietto i tre fondatori di questo progetto. Sono tre ragazzi semplici, tra i 25 e i 31 anni, pieni di vita, di voglia di partire, fiumi in piena: i loro piedi sono già in viaggio e i loro sguardi volano già oltre le vette delle montagne.
Non stanno più nella pelle e questo emerge evidente dalle loro parole: “Immagina se ci fosse un sentiero che attraversi tutte queste terre rimanendo sempre in quota, un filo lunghissimo che si snodi da un capo all’altro del paese. Beh questo sentiero esiste: è il sentiero Italia, l’alta via più lunga del mondo, nel paese più bello del mondo”.
“L’idea è nata nel 2016 camminando in Corsica. Mi ero perso e ho incontrato un gruppo di norvegesi, smarriti anche loro” racconta Yuri Basilicò. “Chiacchierando e ritrovando la strada, mi hanno parlato del Sentiero Italia, che non avevo mai sentito nominare. Si è accesa una lampadina”. Questo sentiero nasce tra il 1983 e il 1995, con l’intento di valorizzare il paesaggio montano e le sue comunità, grazie allo straordinario lavoro di centinaia di volontari e in particolare all’attività di tre alpinisti: Giancarlo Corbellini, Teresio Valsesia e Riccardo Carnovalini. Dopodiché, il silenzio. Il sentiero, negli anni è stato abbandonato e pian piano le piante ne hanno cancellato le tracce. “Una perdita incredibile” continua Yuri “soprattutto se pensiamo ai tanti cammini del mondo, pubblicizzati e sponsorizzati da moderni siti web, e il grande flusso turistico che li attraversa. Attraversare la nostra Italia è forse meno bello che fare il cammino di Santiago o la Via Francigena?”.
Continuano: “Il 2019 in più è l’anno del turismo lento, ovvero quell’attitudine alla scoperta dei luoghi lontana dal turismo di massa e di consumo, muovendosi a piedi per scoprire e vivere posti e tradizioni che si incontrano. È una grandissima opportunità. Il nostro sogno è che questo sentiero venga percorso e venga vissuto da tantissime persone e per questo vogliamo contribuire dal basso a farlo conoscere in tutto il mondo testimoniando in prima persona l’unicità delle terre alte. Vogliamo promuovere un turismo sostenibile nelle terre alte, c’è anche quello di iniettare linfa vitale per le economie locali. Il Sentiero Italia potrebbe aiutare chi in montagna ci vive e non vuole lasciarla: cosa c’è di meglio di un turismo lento e consapevole per dare una nuova speranza? Per ciò abbiamo deciso di intraprendere una lunghissima spedizione sul sentiero Italia per scoprirlo e raccontarlo attraverso tutto l’arco alpino e poi l’appennino per 6000 km”.
6000 km e non solo: 350mila metri di dislivello, 20 regioni italiane, 6 siti naturali dell’UNESCO, 360 comuni in 368 tappe. Un anno di viaggio e di scoperta alla ricerca dei mille volti di un sentiero, di passi, di incontri e di scambi, di valli, foreste, borghi sperduti, fiori di campo e nevi perenni.
Così è nata l’associazione Va’ Sentiero.
Perché avete scelto proprio VA’ SENTIERO come nome?
Il nome del progetto è nato un po’ casualmente, mentre cercavamo un nome forte per l’Associazione in primis. E’ un omaggio a Giuseppe Verdi, naturalmente, che era un grande sostenitore dell’Unità d’Italia. Quindi ci è sembrato un match perfetto, dato che il Sentiero Italia Unisce di fatto tutte le regioni italiane!
Prima di un viaggio, nello zaino, si mettono tanti sogni ed aspettative, quali sono le vostre? Cosa sperate di portare a casa dopo questi 7 mesi?
Vorremmo che Va’ Sentiero, nel suo piccolo, abbia un impatto significativo e positivo, che sia un catalizzatore per tutti quei giovani che non conoscono la bellezza della montagna.
Vorremmo inoltre che i giovani che abitano le terre alte in cui passa il Sentiero Italia siano incentivati a restare. Come? Attuando soluzioni sostenibili per creare economia e ravvivando quindi la socialità locale!
Passare un anno in viaggio è sicuramente una sfida, quali sono gli aspetti che vi preoccupano maggiormente?
Dormiremo in bivacchi, rifugi, malghe: la montagna non va ovviamente presa sotto gamba e noi non abbiamo intenzione di metterci in pericolo per il gusto di farlo! Abbiamo una soglia di accettazione delle condizioni climatiche con cui procedere.
Abbiamo poi deciso di fermarci per una pausa invernale, tra novembre 2019 e fine febbraio 2020 per continuare l’esperienza in maniera condivisa, portando con noi a camminare più persone possibili a rotazione.
So che avete trovato un modo per condividere questa esperienza in modo concreto con chiunque lo desideri?
Si, abbiamo ritenuto importante il lato della condivisione, oltre che mediatica anche da un punto di vista più concreto. Così da maggio avremo una traccia gps sul nostro sito, che mostrerà in tempo reale la nostra posizione, in questo modo chiunque potrà raggiungerci, accompagnarci per qualche tappa o anche solo per un giorno.
Così il piccolo progetto di tre giovani sognatori è diventato un potente strumento di denuncia contro l’indifferenza per queste terre, uno strumento per riscattare la bellezza e la sacralità di queste “cattedrali della terra” e un sogno condiviso che ha il potere di accogliere e nascondere chiunque desideri un po’ di riposo come coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte. E perdendosi dolcemente nelle parole che un giorno, un grande alpinista, ha sussurrato al vento dalla cime di un monte: “Chi più sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna” questi pellegrini stanno salendo per cominciare a sognare ed hanno iniziato la loro passeggiata a due passi dal cielo.