La scorsa settimana è iniziato il mondiale femminile di Francia 2019. Quando si discute di calcio femminile è difficile però trattare solo e meramente di squadre, giocatrici, tattica, moduli e allenatrici, e si finisce inevitabilmente a parlare di condizione delle donne perché, a differenza di altri sport, le differenze salariali tra i due sessi sono enormi e nel nostro paese come in altri è ben radicata l’idea che il calcio sia un mondo prettamente maschile.
In Italia le giocatrici dei massimi livelli rientrano nella categoria delle dilettanti e per questo il loro rapporto con le società non è vincolato da un normale contratto, ma solo da una retribuzione economica che non prevede contributi previdenziali.
In altri paesi il livello del calcio femminile è più alto e le giocatrici hanno il riconoscimento di sportive professioniste, anche se il divario salariale con gli uomini è ancora ampio e i finanziamenti nel settore sono spesso ridotti, come ha recentemente denunciato la pallone d’oro norvegese Ada Hagerberg, che per protesta non partecipa ai mondiali.
Favorite a vincere questa competizione sono le temibili statunitensi, campionesse uscenti, ed è molto interessante constatare che il calcio negli Stati Uniti, al contrario che in Europa, è praticato molto di più dalle donne che dagli uomini.
Le altre favorite sono squadre europee come la Germania, la Francia, l’Olanda e l’Inghilterra, in cui le tesserate nelle società di calcio sono molto di più rispetto a quelle del nostro paese.
Veniamo quindi alle Azzurre che hanno già portato a casa un grandioso risultato qualificandosi ai mondiali dopo vent’anni dall’ultima partecipazione. Le nostre ragazze sono scese in campo per la prima volta domenica scorsa contro l’Australia, squadra sulla carta molto più forte, tantoché la Federcalcio australiana sconsiglia alle proprie tesserate di giocare nei club italiani perché ritenuti di un livello troppo basso.
Ma le ragazze allenate da Milena Bertolini non si sono fatte intimorire da questo gap iniziale, e non si sono scoraggiate neanche dopo essere andate sotto di un gol nel primo tempo, sono state invece protagoniste di una grandiosa rimonta che ha fatto appassionare i più di tre milioni e mezzo di spettatori che hanno seguito la partita da casa.
Le straordinarie parate di Laura Giuliani, la solida difesa guidata dalla capitana Sara Gama, la mediazione delle centrocampiste e soprattutto il trio offensivo con protagonista indiscussa Barbara Bonansea, che ha segnato una splendida doppietta, hanno dato una lezione a tutti quelli che giudicano il calcio femminile una categoria inferiore, dando un’impeccabile dimostrazione di quello che è l’essenza stessa del calcio: una grande emozione che dura novanta minuti.