«Flattered»: è questo l’aggettivo che il fotografo Elliott Erwitt sceglie per descrivere il suo stato d’animo nel trovare di fronte a sé una stanza gremita di gente per l’inaugurazione di “Family”, la sua mostra che sarà visitabile al MUDEC di Milano dal 16 ottobre 2019.
Erwitt è visibilmente flattered, ovvero lusingato: proprio lui, che ha fotografato Jackie Kennedy in quel tragico momento storico e privato che è stato il funerale del marito, lui che ha immortalato Marilyn Monroe con quel primo piano dove lei, bellissima, solleva il sopracciglio con un dito mentre guarda altrove. “Family”, come si può facilmente evincere, racconta storie di famiglie.
La genesi di questa mostra si può tracciare ripercorrendo la longeva carriera del fotografo, in particolare soffermandoci su due collaborazioni. La prima risale a quando un giovanissimo Erwitt, all’età di ventisette anni, prende parte ad una mostra fotografica destinata a segnare per sempre la storia della fotografia:“The Family of Man”. È in questo frangente che il pubblico inizia a conoscere una delle componenti della poetica di Erwitt, ovvero quella più intima, famigliare. Viene infatti presentata una fotografia (esposta anche in “Family”) che saprebbe descrivere l’intimità anche a chi, per assurdo, non ne avesse mai sentito parlare: una donna appoggia una guancia sul letto per guardare la propria neonata.
La forza travolgente della fotografia di Erwitt è racchiusa nella capacità di porre lo spettatore di fronte a spaccati di vita che possono essere tradotti in emozioni che tutti, almeno una volta, abbiamo provato. La seconda occasione che ha condotto Erwitt a “Family” è stata la sua collaborazione con Lavazza. La famosa azienda nei primi anni 2000 ha inaugurato un progetto che lega il concetto di famiglia a quel rito tutto italiano del caffè. Da questo progetto era nato un calendario, “Families – Ritratti intorno a un caffè”, al quale Erwitt aveva partecipato. Oggi, diciannove anni dopo, il MUDEC dà spazio al racconto di Biba Giacchetti, curatrice della mostra, che oltre ad avere un’enciclopedica conoscenza del lavoro di Erwitt, dimostra grande sensibilità e rispetto nella scelta delle fotografie esposte. Così, in mostra il concetto di famiglia diventa fluido, attraversa diversi anni, viaggia in diversi paesi, è umano ma anche animale: non è insolito ritrovare negli scatti di Erwitt dei cani, talvolta coinvolti in scene famigliari quotidiane, anche loro protagonisti assoluti delle foto.
Per un brevissimo istante siamo in Lousiana, sono gli anni ’60 e quella che abbiamo di fronte è la famiglia tipica americana seduta sul proprio divano,consapevole e fiera di quello scatto; subito dopo siamo nella cucina di Robert Frank (celebre fotografo, nonché amico di Erwitt) intento a danzare con la propria compagna. I ringraziamenti a quelli che sono stati i colleghi e amici di una vita non mancano: oltre a Robert Frank, in mostra viene ricordato anche Robert Capa, uno dei celebri fondatori della Magnum Photos, agenzia della quale Erwitt è diventato uno dei massimi esponenti. La foto in questione ritrae la madre di Capa riversa sulla tomba del figlio, una delle più struggenti di tutta la rassegna; normalmente ci sembrerebbe di violare la tragicità di un momento
simile, ma lo sguardo di Erwitt è così genuino da restituirci, ancora una volta,un sentimento privo di qualsiasi malizia aneddotica.
È consuetudine per il celebre fotografo operare una commistione tra lavoro e vita privata: il ritratto della donna che volge lo sguardo alla neonata, infatti,non è altro che il ritratto della sua prima moglie e della primogenita. La stessa moglie si presta, anni dopo, ad uno scatto “costruito” per una rivista: mentre tiene in braccio la figlia ormai cresciuta, cerca di estrarre il cibo dal forno. Sebbene Erwitt non manchi di citare la tensione che scorre tra gli scatti lavorativi e quelli più “di fortuna”, i primi, di certo, non mancano di quell’emozione più volte sopracitata.
“Family” sorvola qualsiasi tipo di ritornello proibitivo sentito negli ultimi anni riguardo a chi o cosa possa costituire una famiglia.
Siamo negli anni ’50 ed Erwitt sembra sorprendere i suoi soggetti per mostrare come non esista convenzionalità in ambito famigliare, che quel matrimonio di nudisti è famiglia così come lo sono quella coppia di persone anziane che decide di sposarsi; è famiglia il bambino seduto a tavola avvinghiato a un padre che vede di rado, è famiglia il cane arrampicato sul divano di casa. Durante l’inaugurazione della mostra, tra le fotografie esposte, una signora parla al telefono ringraziando la persona all’altro capo «perché è un’emozione veramente unica, davvero». Chiunque deciderà di visitare questa mostra non potrà esimersi dal condividere un po’ di Elliott con la sua famiglia, qualunque essa sia.