151 sì alla Commissione parlamentare contro l’odio proposta da Liliana Segre per combattere razzismo e antisemitismo. 151 sì e per la senatrice a vita una standing ovation, che fa comunque meno rumore del silenzio dei 98 senatori di centro-destra astenutisi dal voto. Segre si è detta stupita di fronte al rifiuto di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia di approvare «un appello etico che parlava alle coscienze, alle anime e ai cervelli dell’intero ceto politico italiano, senza distinzione tra destra e sinistra».
L’astensione della destra non è un fulmine a ciel sereno.
Infatti arriva dopo le due contro proposte di Lega e Forza Italia, in risposta a quella della senatrice: nei giorni scorsi, infatti, i due partiti avevano delineato una proposta per la commissione anti odio che virava in direzione dei loro interessi, tra i quali l’istituzione di forme di controllo all’interno dei centri di culto islamici e lo sviluppo di un dibattito sulla cristianofobia. Non è chiaro in che modo queste richieste si inserissero nel disegno di un organo con il compito di proteggere individui appartenenti a minoranze dall’hate speech, l’aggressione verbale tramite insulti e minacce di cui molti, tra cui la senatrice sopravvissuta all’Olocausto, sono vittima quotidianamente, soprattutto online.
In questa direzione andava anche la proposta del deputato Luigi Marattin (Italia Viva) di introdurre l’obbligo di depositare un documento d’identità al momento dell’apertura di un profilo social, appello immediatamente raccolto dal regista Muccino, che in un tweet ha dichiarato: «Sapremo solo così chi si nasconde dietro la rete commettendo reati penali sotto l’impunità dell’anonimato».
Il progetto ha raccolto in realtà più dissensi che approvazioni, anche perché risulta difficile definire i termini in cui dovrebbe realizzarsi.
La registrazione del documento, infatti, dovrebbe avvenire avvalendosi di autorità terze, per non violare il diritto alla navigazione in anonimato e il rispetto della privacy garantito a ogni utente su internet. Le autorità, per verificare l’autenticità del documento depositato, dovrebbero permettere a società private che hanno sede legale fuori dal Paese di acquisire dati personali.
Insomma ci sarebbe bisogno di una revisione generale del sistema: definire cosa costituisca un “reato d’odio” sui social media, quali siano i diritti di un utente e da quali leggi debba essere protetta l’identità virtuale, oltre a prendere coscienza dei crescenti fenomeni di aggressioni razziste. Punto, questo, su cui Salvini non dà alcun segno di apertura, quando dice: «Non vorremmo che però qualcuno a sinistra spacciasse per razzismo quella che per noi è una convinzione, un diritto, ovverosia il “prima gli italiani».
Quest’astensione ha segnalato la fine del centrodestra e l’inizio di una nuova stagione, quella della destra pura, raccolta sotto l’ala di Salvini: una destra che accoglie l’istigazione all’odio e il disprezzo per l’altro, e che non riconosce nemmeno piu i valori a fondamento della Costituzione. La stessa Mara Carfagna ha preso le distanze da questa scelta, twittando: «Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell’alleanza di centro destra andiamo a rimorchio senza rivendicare nostra identità». Salvini ha aggiunto che il suo timore sarebbe quello di precipitare in uno «stato di polizia, che ci riporti ad Orwell».
Forse non sa, Salvini, che i libri di Orwell illustrano le atrocità perpetrate dal totalitarismo, ovvero dalla repressione del pensiero multiplo e diversificato; e che, scegliendo di astenersi dall’approvare una commissione per la protezione dei diritti umani, ha scelto di schierarsi dalla parte del Grande Fratello.