Del: 22 Dicembre 2019 Di: Rossana Merli Commenti: 0

Che sia vero o finto, grande o piccolo, sui toni del rosso o dell’oro, l’albero di Natale è uno dei simboli universalmente riconosciuti di questa festività religiosa ma, legatasi secoli fa all’immaginario cristiano, tale tradizione in realtà fonda le sue radici ben più a fondo e se ne può tracciare lo sviluppo dagli albori della civiltà fino ai giorni nostri, passando per il Medioevo e gli anni del boom economico.

L’albero appare infatti nell’iconografia di antichi Egizi, Cinesi ed Ebrei come metafora della rigenerazione periodica della vita e i sempreverdi, in particolare, hanno trovato ampio spazio presso i riti invernali delle religioni pagane europee. Celti e Vichinghi, ad esempio, ornavano i propri abeti in celebrazione della notte più lunga dell’anno e, come auspicio per il ritorno del sole e della primavera, appendevano ai loro rami dei frutti che ricordavano la fertilità che sarebbe sopraggiunta.

In seguito, durante il Medioevo l’albero si legò all’iconografia cristiana in concomitanza di un gioco rituale, detto “di Adamo ed Eva”, che veniva celebrato il 24 dicembre presso i popoli germanici e per il quale veniva ricreato il Paradiso Terrestre. In tale occasione, infatti, nelle piazze venivano posizionati degli abeti che venivano addobbati con mele e ostie a simboleggiare il peccato originale e la redenzione ottenuta tramite il sacrificio di Cristo, la cui immortalità era metaforicamente resa dagli aghi sempreverdi.

Questi “Alberi del Paradiso” sembrano aver poi soppiantato o essersi fusi con un’altra tradizione, quella della “Piramide di Natale”, una costruzione triangolare in legno decorata con rami di sempreverdi e candele.

Già nel XVI secolo, quindi, nacque l’albero di Natale come lo intendiamo noi oggi.

Esso ebbe rapido sviluppo nei territori tedeschi a nord del Reno, mentre nel sud la Chiesa cattolica tendeva a proibirlo poiché veniva considerato un simbolo appartenente al solo culto protestante. A onor del vero, la storia del primo albero di Natale è, come molti racconti, circondata di mistero e dubbio, tanto che il primato è conteso da altri paesi fra i quali la Svizzera, l’Estonia e la Lettonia che avrebbero dato inizio a tale tradizione rispettivamente nel XIII secolo, nel 1441 e nel 1510.

È certo, tuttavia, che la sua diffusione verso Occidente sia partita proprio dalla Germania, una diffusione incoraggiata dai regnanti europei, in primis la principessa Henrietta von Nassau-Weilburg d’Austria che nel 1816 ne fece allestire uno a Vienna. Seguirono la duchessa d’Orleans Elena di Meclemburgo-Schwerine nel 1840 e, negli stessi anni, Alberto di Sassonia, consorte della regina Vittoria e originario della Germania.

In Italia, invece, fece il suo ingresso nella seconda metà del secolo ad opera della Regina Margherita che fece addobbare un albero in Quirinale.

Sull’esempio dei regnanti, questa nuova tradizione divenne una vera e propria moda e all’inizio del ‘900 non vi era casa di un certo tenore che non avesse un abete. Sempre alla regione tedesca si deve l’innovazione degli addobbi in quanto, a partire dal 1870, qui si iniziò a produrre degli oggetti in vetro soffiato che ben presto sostituirono mele e frutta secca, ostie e biscotti. Le candele, simbolo della luce diCristo, vennero invece rimpiazzate da mini luci artificiali grazie al genio di Thomas Edison che vi ornò il proprio albero già nel 1885, ma la loro diffusione di massa avvenne solo nel 1940.

Agli anni del secondo dopoguerra va fatta poi risalire la nascita dell’albero artificiale che fu ideato in America dove tale tradizione, importata dai coloni tedeschi già nel XVII secolo, divenne un vero e proprio business: dalla coltivazione e vendita degli alberi, alla produzione degli addobbi e, appunto, dell’albero artificiale. Nato in alluminio nel 1958 e dismesso a metà degli anni Sessanta quando fu sostituito da quello in plastica, i suoi esemplari sono ora curiosamente un oggetto da collezione e, in quanto tali, esposti in alcuni musei.

Se oggi l’opinione pubblica tende ancora a dividersi nella scelta fra albero autentico e artificiale, soprattutto a fronte del dibattito sulla sostenibilità ecologica, lo stesso si più dire a livello istituzionale e diverse sono le soluzioni adottate già solo in Italia. Il Vaticano, ad esempio, anche per quest’anno ne ha scelto uno vero, continuando un’usanza instaurata nel 1982 da Papa Giovanni Paolo II, per cui ogni anno una diversa regione montana europea dona un abete a piazza San Pietro.

La città di Milano, invece, ha optato per una scelta ibrida posizionando in piazza Duomo un anello di alberi veri, che verranno poi ripiantati, e ponendovi al centro un cono di maglia metallica ricoperto di luci.

Infine, una soluzione totalmente artificiale è quella della città di Gubbio che per il 39° anno di fila ha ricreato con delle lampadine la sagoma di un abete addobbato lungo pendici del monte Ingino, proseguendo una tradizione che nel 1991 gli è valsa l’inserimento nel libro del Guinness dei Primati per l’albero di Natale più grande al mondo.

Gli alberi di Natale, dunque, hanno subito numerose trasformazioni negli ultimi decenni per quanto riguarda la loro presenza materiale; tuttavia, ancor più interessante è stato tracciare gli sviluppi della loro valenza simbolica: un percorso di progressiva acquisizione di significati che li ha portati oggi a ornare piazze e case di quasi tutto il mondo, ormai unanimemente riconosciuti simboli del periodo natalizio.

Rossana Merli
Mi affascina la creatività declinata in ogni sua espressione e forse è per questo che non so sceglierne una preferita. Unici punti fermi nella mia vita sono il nuoto e la scrittura.

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