Del: 22 Febbraio 2020 Di: Luca D'Andrea Commenti: 0
Torino e Milano contro il fascismo in università (foto di Si Studenti Indipendenti)

Dall’inizio del 2020 in Piemonte si son registrati diversi casi di antisemitismo e atti intimidatori di stampo neonazista, tutto questo mentre a livello nazionale i partiti di destra radicale raccolgono un consenso mai visto prima nella storia repubblicana e tengono, su alcune questioni molto divisive, un atteggiamento ambiguo.

A livello universitario il confronto con i partiti di estrema destra è molto serrato, tant’è che spesso ci sono degli scontri più o meno violenti, come è accaduto a Torino la scorsa settimana. Il tema principale che ritorna ciclicamente è se si debba concedere spazio a liste che fanno riferimento a un’ideologia che si richiama, più o meno velatamente, a quella fascista.

Cosa è successo?

I ragazzi di alcuni collettivi dell’Università degli Studi di Torino il 13 febbraio hanno organizzato un convegno dal titolo: Fascismo, colonialismo, foibe con ospiti l’attore Moni Ovadia e il giornalista Stojan Speti. Mentre si svolgeva l’incontro, all’esterno del Campus Einaudi alcuni militanti della lista di estrema destra di Azione Universitaria (ex Fuan) hanno organizzato un volantinaggio volto a stigmatizzare quello che secondo loro era un evento che promuoveva il giustificazionismo delle Foibe.

La tensione è rapidamente salita fino ad arrivare agli scontri tra militanti antifascisti e membri di Azione Universitaria, avvenuti nonostante il cordone della polizia. Il bilancio finale è stato di quattro agenti feriti e tre membri dei collettivi arrestati per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Il clima è rimasto teso anche nei giorni successivi in cui ci sono state manifestazioni di protesta contro la presenza della polizia e di liste d’ispirazione fascista in università.

Le dichiarazioni del presidente dell’Edisu (Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario del Piemonte) hanno infiammato ulteriormente la situazione. Alessandro Sciretti, vicino alla Lega, ha infatti affermato che si sarebbe impegnato in prima persona per togliere le borse di studio agli universitari arrestati e denunciati. Il rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna, da parte sua, ha assunto una netta posizione dicendo che tutte le associazioni dell’Ateneo saranno sottoposte a una dichiarazione di adesione ai principi democratici e antifascisti.

Il parere delle liste e dei collettivi di Torino

La risposta al rettore

La presa di posizione del rettore è stata accolta in diverso modo dalle liste di sinistra e dai collettivi che abbiamo interpellato. Edoardo Sturniolo di Studenti Indipendenti sottolinea il timore che la dichiarazione possa essere solamente di facciata ed evidenzia come la stessa debba passare dagli organi universitari e, di conseguenza, richieda parecchio tempo per un’eventuale approvazione.

Roberta Cessario del Collettivo universitario autonomo assume invece una posizione di totale rifiuto verso quello che definisce un «patentino antifascista» spiegando che l’antifascismo non si dimostra firmando delle carte, ma praticandolo nel concreto. Verso la stessa direzione si muove la critica di Lorenza Milardi, coordinatrice di Udu Torino, la quale specifica quanto possa essere deleteria questa risoluzione in quanto il Fuan non avrebbe problemi a firmare la dichiarazione, la quale porterebbe così la lista ad avere un’ulteriore legittimazione.

Tutti, invece, sono d’accordo nell’affermare che finora l’Ateneo abbia riconosciuto uno spazio importante alla lista di estrema destra e auspicano che l’auletta Falcone venga loro tolta.

Ci son stati dei cambiamenti negli ultimi anni?

La lotta politica contro le liste di estrema destra è praticata da sempre e, secondo Fabio Martoccia di Fronte Popolare Torino, negli ultimi anni non c’è stato un inasprimento verso questi movimenti, a suffragio della sua tesi fa presente che i circoli che si rifanno a quell’ideologia sono molto presenti nel capoluogo della regione.

Tuttavia, Studenti Indipendenti afferma che l’avvento in regione della giunta di destra, in cui son presenti proprio ex appartenenti al Fuan, ha permesso loro di rialzare la testa tramite l’assegnazione di spazi, la copertura mediatica e favorendo l’intervento delle forze dell’ordine.

Lo scontro può diventare più duro?

Il rifiuto di riconoscere come legittima la presenza nel campo democratico di liste come Azione Universitaria porta inevitabilmente a questo tipo di situazioni, che non sono una novità nella storia del nostro Paese e che hanno causato, soprattutto negli anni ’70, parecchie vittime. Il pericolo che ritorni una violenza più diffusa è improbabile sia secondo Studenti Indipendenti sia secondo Fronte Popolare, che spiegano come la partecipazione e il coinvolgimento politico sia esiguo rispetto a cinquant’anni fa e soprattutto come la violenza sia meno tollerata. Invece Udu ci racconta quanto questo pericolo sia percepibile tra le mura universitarie, anche se è innegabile che ci sia stato un miglioramento sostanziale in questi anni, «nonostante tuttora il reato di apologia del fascismo sembri non essere perseguito».

Quali saranno le azioni nel prossimo futuro?

Roberta Cessario del Collettivo universitario autonomo riferisce di un’assemblea molto partecipata sia da studenti che docenti riunitasi il 19 febbraio in cui son stati posti li obiettivi comuni: in primis chiedere le dimissioni del presidente dell’Edisu; poi fare pressioni all’Università di Torino al fine di farle assumere una posizione favorevole alla rimozione del divieto di dimora a Maya (una delle studentesse arrestate e ora sottoposta a questa misura cautelare); infine, non concedere più spazio al Fuan e non permettere l’ingresso della polizia in università.

A queste istanze aderisce anche il rappresentante di Studenti Indipendenti che aggiunge come sia necessario allargare la contestazione per coinvolgere altri studenti nel condannare ogni azione futura da parte del Fuan. Questo deve avvenire, secondo Lorenza Milardi di Udu, continuando a offrire momenti di dibattito sull’attualità per far sviluppare una coscienza critica negli studenti anche riguardo gli avvenimenti universitari.  

Il parere delle liste di rappresentanza della Statale di Milano

Come molti di voi ricorderanno anche nella nostra sede si son verificati scontri con Azione Universitaria e, sebbene questi siano stati di lieve entità rispetto a quelli di Torino, le questioni che abbiamo affrontato finora fanno discutere anche nella nostra città. Il sindaco Sala a Piazza Pulita, infatti, ha affermato che tra i primi atti del suo mandato ha approvato una delibera, che prevede la sottoscrizione di una dichiarazione d’impegno a rispettare la Costituzione repubblicana e antifascista per chiunque richieda uno spazio.

Per quanto riguarda gli scontri avvenuti nel capoluogo piemontese, le liste più a sinistra del nostro Ateneo (Unisì, Studenti Indipendenti e Udu) solidarizzano con i militanti antifascisti di Torino e condividono le loro battaglie nel voler contrastare l’azione di liste di estrema destra che reputano non debbano avere spazio in università. Più moderata invece la posizione dei membri di Unilab che condannano fermamente qualsiasi utilizzo della forza sia da parte della destra che della sinistra, soprattutto se questo – specificano – porta al deterioramento di un bene pubblico come l’università.

Ci sono delle differenze tra la situazione di Milano e quella di Torino?

Secondo Studenti Indipendenti in entrambe le città ci sono molti anticorpi al fascismo, sia da parte degli studenti sia da parte dei docenti, la differenza tra le due situazioni va ricercata nel modo in cui agiscono le liste di estrema destra. A Milano – ci spiegano – le azioni di questi gruppi sono meno spudorate e non avvengono spesso alla luce del sole, come invece accade a Torino.

Anche secondo Udu ci sono delle differenze sostanziali tra le liste di estrema destra delle due città, in particolare nella nostra città le loro attività vengono giudicate come provocazioni abbastanza sterili e generiche, mentre nel capoluogo piemontese esse sono mirate e con contenuti più espliciti, come appunto è avvenuto la settimana scorsa in cui è stata contestata un’iniziativa specifica dell’Anpi.

UniSì, invece, propone un discorso più generale in cui si dice favorevole all’estensione anche nell’Ateneo di Torino dell’obbligatorietà di sottoscrivere la dichiarazione antifascista per tutte le organizzazioni universitarie. Chiosando, infine, che a Milano come a Torino chi pensa che l’antifascismo militante e istituzionale sia un’operazione di repressione del pensiero sbaglia, perché il fascismo non è un’opinione.

In conclusione, proponiamo il punto di vista di Unilab in cui le differenze tra le due città vengono analizzate in riferimento alle lotte politiche. Il panorama antagonista torinese è, infatti, ritenuto molto più forte grazie alla gavetta per le proteste sulla Tav. D’altra parte, sottolineano come a Milano le manifestazioni non violente da parte dei collettivi abbiano sempre avuto successo sulle iniziative delle liste di destra in questione, che ritengono comunque essere meno presenti nella nostra città rispetto al panorama torinese.

Luca D'Andrea
Classe 1995, studio Storia, mi piacciono le cose semplici e le storie complesse.

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