
La Russia per il mondo occidentale è un attore scomodo che nella storia recente ha sempre avuto un’influenza notevole, ma che ora la esercita in una forma diversa. Negli ultimi anni è stata accusata da diversi paesi di aver interferito nelle elezioni e più in generale nella politica e nell’opinione pubblica attraverso presunti finanziamenti illeciti, tramite attacchi informatici e promuovendo la disinformazione sui social network.
Il fine di queste azioni nei paesi europei è quello di seminare discordia e favorire i partiti euroscettici per cercare in ogni modo di indebolire o addirittura disgregare l’Unione Europea, istituzione che dà del filo da torcere alle mire espansionistiche di Putin. Nel 2014, infatti, la Russia ha invaso la Crimea dando inizio alla guerra del Donbass contro la vicina Ucraina; pochi mesi dopo l’Unione Europea ha imposto sanzioni alla Russia, tuttora in vigore, in risposta all’annessione definita illegale da Bruxelles. Nonostante la natura chiaramente dittatoriale e, secondo i nostri standard, persino criminale di Mosca, in Italia molti si lasciano affascinare dalla figura di Putin, visto come uomo forte e il cui culto della personalità aderisce a pieno a quello dei regimi novecenteschi.
Anche nel mondo dei partiti politici la Russia è guardata con un certo favore.
Il Movimento 5 Stelle che inizialmente ne criticava i metodi antidemocratici, attorno al 2015 ha cambiato radicalmente idea, iniziando a schierarsi contro le sanzioni imposte alla Russia e diffondendo nei propri canali comunicativi fake news confezionate da Mosca.
Ma sicuramente il partito italiano coinvolto maggiormente dai rapporti con la Russia è la Lega di Matteo Salvini, che con il cambio di passo in senso nazionalista ha abbracciato in pieno le posizioni tradizionaliste che caratterizzano la filosofia putiniana. Nel 2019, a seguito di inchieste del settimanale L’Espresso e del sito statunitense BuzzFeed, la magistratura italiana ha addirittura aperto un’indagine su un presunto finanziamento illecito che dalle casse di Mosca sarebbe arrivato in quelle della Lega.
Nelle ultime settimane abbiamo avuto la controprova che l’influenza della Russia nel nostro Paese è notevole e per certi versi spaventosa.
Dal 25 marzo sono usciti sul quotidiano La Stampa tre articoli a firma del giornalista Jacopo Iacoboni, che ponevano diversi interrogativi sulla presenza di militari russi in territorio italiano come supporto alla gestione dell’emergenza sanitaria. I dubbi sollevati riguardano l’effettiva utilità di questi aiuti e il pericolo che la presenza militare nasconda secondi fini. Mosca si è affrettata a smentire le tesi riportate dal giornale e, il 2 aprile, il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, in un post pubblicato su Facebook ha attaccato duramente Iacoboni concludendo la sua invettiva con una minaccia che lascia poco spazio alle interpretazioni: “chi scava la fossa, in essa precipita“, ha scritto il generale.

Solo i più sensibili alle tematiche della libertà d’espressione hanno espresso prontamente solidarietà al giornalista e la risposta del governo si è fatta attendere e alla fine è stata piuttosto timida, per non dire vile. Chi ha seguito le cronache di queste settimane si ricorda bene dell’indignazione di tutta la classe politica e dell’opinione pubblica prima contro lo sketch satirico del programma francese sulla “pizza corona” e pochi giorni fa contro l’articolo del giornale tedesco Die Welt che sottolineava come ulteriori aiuti dell’Unione potrebbero riempire le tasche della mafia italiana.
In entrambi i casi il Ministro degli Esteri Di Maio, con dichiarazioni pubbliche, ha chiesto con forza al governo prima francese e poi tedesco di prendere le distanze da queste iniziative. Il problema sottolineato da molti è che un ministro non dovrebbe pretendere da un governo straniero di rispondere del lavoro privato di un’emittente televisiva e di un giornale.
Ma il fatto più tragico e obiettivamente vergognoso è che la stessa foga non è stata impiegata nel chiedere le scuse al governo russo dopo le minacce esplicite di un membro dell’esecutivo verso un giornalista italiano. Di Maio infatti ha solo genericamente dichiarato che i toni utilizzati da Konashenkov sono stati inopportuni, mentre il Presidente Conte, durante un’intervista alla BBC, interpellato sulla questione dei possibili secondi fini degli aiuti della Russia ha addirittura preso le difese di Putin dicendo: “Solamente il sospetto è un’offesa per me e per il governo italiano, ma anche per Vladimir Putin che non si è mai sognato di utilizzarli (gli aiuti n.d.r.) a proprio vantaggio”.
Questa vicenda infelice mostra come gran parte della politica e dell’opinione pubblica trattino con più clemenza le ingerenze di una forza straniera e totalmente estranea ai valori democratici occidentali.
Però guardano con maggiore astio governi amici che non solo condividono i nostri stessi valori, ma anche i nostri stessi obiettivi. Che sia questo il risultato della propaganda martellante dei russi nel nostro Paese?