Del: 18 Aprile 2020 Di: Martina Di Paolantonio Commenti: 0

Le tematiche di carattere economico rientrano senza dubbio in quel ventaglio di argomenti spesso difficili da comprendere a fondo per chi non ne ha mai approfondito lo studio. Abbiamo deciso di dare vita a questa rubrica nella quale cercheremo di sviscerare, con il linguaggio più semplice e accessibile possibile, vari temi economici legati all’attualità. A questo link trovate la scorsa puntata.


Il MES sembra ormai costituire una creatura mitologica, tutti ne parlano, tanti lo criticano, ma in pochissimi sanno di cosa si tratti effettivamente. Prima di spiegarne nel dettaglio funzionamenti e condizioni conviene partire dalla sua origine storica e politica.

Ci si trova nel 2010, nel pieno di quella che viene definita “crisi del debito sovrano”. L’Europa doveva far fronte all’emergenza nella quale si trovavano i Paesi membri proprio per la loro incapacità di gestire il proprio debito pubblico. Nacque così il Meccanismo Europeo di Stabilitàapprovato il 23 marzo 2011 dal Parlamento Europeo e ratificato il 25 dello stesso mese, con il quarto governo Berlusconi in carica in Italia. Il procedimento di approvazione in Italia si trascinò fino al luglio 2012, anche a causa di tutte le dinamiche che si erano venute a creare nell’ambito della politica interna italiana che portarono al governo Monti.

Ma cos’è il MES?

Si tratta di un’organizzazione intergovernativa, con sede in Lussemburgo, con l’obiettivo di sostenere i Paesi a rischio default. Proprio per questo vi si riferisce spesso come “fondo salva-Stati”. Questa organizzazione è composta da tutti gli Stati che vi contribuiscono (l’Italia è il terzo contributore, avendo versato 14 miliardi di euro, dopo Germania e Francia). Si struttura principalmente in tre uffici.

Il Board of Governor è: il Consiglio dei governatori, composto dai Ministri delle Finanze degli Stati membri, dal Commissario europeo per gli Affari economici, dal Presidente dell’Eurogruppo e dal Presidente della Bce.

Il Board of Directors è l’organo formato da tecnici, esperti di economia e finanza nominato dai Ministri delle Finanze, che assegnano ad esso i compiti.

Il Direttore Generale, che attualmente è Klaus Regling, si occupa di coordinare le funzioni e presiedere le riunioni di Governatori e Direttori.

Per spiegare al meglio come agisce possiamo dividere la sua modalità di funzionamento in quattro fasi.

La prima consiste nel creare effettivamente il fondo, ossia raccogliendo delle quote dagli Stati. L’azione nei confronti di un Paese che ne necessita parte dalla richiesta di quest’ultimo di usufruire del fondo, attraverso una richiesta di assistenza al Consiglio dei Governatori. A questo punto viene chiesto alla Commissione UE di esprimersi sulla validità della richiesta, e per farlo al meglio si richiede anche l’intervento della BCE. Una volta compiute queste fasi si procede con l’effettivo prestito (o più prestiti, a seconda della situazione). Può essere interessante notare la celerità con cui le operazioni vengono compiute: di solito, infatti, la decisione di aiutare il Paese viene presa entro sette giorni dalla richiesta.

Ovviamente il MES non viene elargito senza alcuna limitazione: se così fosse non sarebbe possibile garantire né l’efficacia né tanto mento la “giustizia” del prestito. Perciò lo Stato che ne beneficia deve garantire il rispetto di una serie di riforme sulle quali vigilano Banca Centrale Europea, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale (il trio viene spesso definito come troika da politici e media). Chiaramente l’obiettivo delle riforme è quello di risanare la situazione economica di un Paese in crisi: le riforme sono spesso molto rigide e orientate all’austerità e ciò le rende poco gradite ai governi nazionali e alla popolazione, dato che spesso consistono in ingenti tagli alla spesa pubblica. Queste riforme le quali si stabiliscono all’interno di un protocollo d’intesa, il Memorandum of Understanding.

Al momento ad aver usufruito del Mes sono stati Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda.

A renderlo particolarmente discusso negli ultimi tempi è il fatto che esso sia attualmente soggetto a un progetto di riforma, per il quale l’Eurogruppo ancora fatica a trovare un accordo: da una parte ci sono degli Stati che vorrebbero accedere, in particolare l’Italia, a causa dell’emergenza in corso, togliendo tutte le restrizioni che il fondo prevede, o almeno attenuandole attraverso questo progetto di riforma; dall’altro invece il bisogno di garantire la stabilità economica dell’intera Unione.

Martina Di Paolantonio
Dal 1999 faccio concorrenza all'agenzia di promozione turistica abruzzese, nel tempo libero mi lamento per qualsiasi cosa.

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