Del: 24 Giugno 2020 Di: Redazione Commenti: 0
SpaceX Crew Dragon, buona la seconda (©The verge)

Il lancio della capsula è avvenuto con successo al secondo tentativo: la prima procedura, infatti, era stata rinviata per le condizioni meteo avverse lo scorso 27 maggio. Questa volta invece non ci sono stati problemi: SpaceX, la compagnia di Elon Musk, è riuscita nell’impresa lanciando un Falcon 9 il 30 maggio. Per la prima volta un’azienda privata porta in orbita degli astronauti della NASA e, il 4 giugno, porta il settimo gruppo di sessanta satelliti Starlink, per poi tornare a Terra e posarsi sulla piattaforma oceanica JRTI (Just Read The Instructions).

Elon Musk riesce nell’impresa. La capsula Dragon è partita con successo dallo storico pad 39A del John F. Kennedy Space Center (Florida), lo stesso da cui vennero lanciate le missioni verso la Luna oltre cinquant’anni fa. Falcon 9 ha viaggiato verso la Stazione Spaziale Internazionale alla quale ha attraccato in maniera automatica domenica 31 maggio alle 16:29 (orario italiano), mandando in orbita la capsula Crew Dragon con al suo interno i due astronauti americani, Bob Behnken e Doug Hurley.

Ha avuto così inizio la Crew Demonstration Mission 2, o più semplicemente Demo-2, missione necessaria a certificare la Dragon al volo umano. Questo lancio e tutta la permanenza sulla ISS servirà a SpaceX per effettuare gli ultimi test e verifiche. Salvo cambiamenti di programma, Behnken e Hurley dovrebbero quindi rimanere in orbita per qualche mese, partecipando alle attività di manutenzione e di ricerca sulla ISS. Il loro tempo di permanenza, comunque, non è ancora chiaro.

Elon Musk festeggia il lancio della capsula Dragon (© Tesmanian)
Elon Musk festeggia il lancio della capsula Dragon (© Tesmanian)

Successivamente il 13 giugno il razzo Falcon 9 dalla base di Cape Canaveral ha lanciato 58 satelliti Starlink; mentre dieci giorni prima l’azienda di Musk ne aveva lanciati altri 60, superando così il record per la distanza più breve tra due missioni dalla stessa piattaforma di lancio nella storia dell’azienda. Ricordiamo che dalla stessa base, il 30 maggio era partita anche la navetta Crew Dragon di cui abbiamo parliamo poco prima.

Il numero totale di satelliti quindi per l’internet globale sale a 482, compresi i due prototipi lanciati nel febbraio 2018. L’obiettivo del programma è portare in orbita una costellazione di 12.000 satelliti, per fornire un servizio di internet veloce in tutto il mondo, in particolare nelle aree più remote che non sono raggiunte dalla banda larga via cavo. Internet dallo spazio? Musk ritiene necessari almeno 400 satelliti per garantire una copertura internet minima e almeno 800 per una copertura moderata.

Il lancio dello SpaceX il 13 giugno per portare in orbita i 58 satelliti Starlink (© Business Insider)
Il lancio dello SpaceX il 13 giugno per portare in orbita i 58 satelliti Starlink (© Business Insider)

SpaceX ha dunque effettuato due lanci da Cape Canaveral nel giro di quattro giorni e, dieci giorni dopo, un terzo. Si tratta di un vero e proprio record per la compagnia di Musk.

Inoltre, la missione spaziale è la prima a portare un equipaggio in orbita dagli Stati Uniti dal luglio del 2011, quasi dieci anni fa, quando lo Space Shuttle Atlantis completò l’ultimo volo orbitale per le esplorazioni oltre la nostra atmosfera. Da allora la NASA si era accompagnata solo con l’agenzia spaziale russa Roscosmos. Per questo il lancio entra nella storia: è stato il primo ad essere gestito da una compagnia spaziale privata. Questo segnerà una svolta per i prossimi anni dei viaggi spaziali con astronauti, avendo un forte impatto sulle attività della NASA e della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Per portare in orbita la capsula è stato utilizzato un Falcon 9 un po’ diverso dal solito. Per prima cosa, Falcon 9 è il nome di un gruppo di vettori a razzo utilizzati per lanci missilistici, è formato da 9 motori nel primo stadio alimentati a ossigeno liquido e RP-1, chiamati motori Merlin. Il vettore è progettato in modo da poter completare la missione anche se uno dei motori riscontra un malfunzionamento.

Il primo stadio del Falcon 9 è inoltre riutilizzabile, un’importante innovazione nel campo dei lanci in orbita in grado di ridurre in modo sensibile il costo di ogni missione, visto che parte del vettore può essere riutilizzata più volte. Sotto esplicita richiesta della NASA, il Falcon 9 utilizzato per questo lancio non aveva mai volato prima, a differenze di quelli utilizzati nelle ultime missioni.

Per quanto riguarda la Capsula Dragon, SpaceX ha iniziato lo sviluppo di una di queste in grado di trasportare sia equipaggiamenti che astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale già nel 2004. L’annuncio pubblico per mostrare il progetto avvenne nel 2006, lo stesso anno in cui SpaceX venne scelta dalla NASA per il Commercial Orbital Transportation Services. L’azienda di Musk si dedicò in quegli anni, principalmente, a sviluppare una capsula per il trasporto merci, in modo da soddisfare le richieste del programma CRS (Commercial Resupply Service) della NASA.

Nel 2010 venne poi annunciato il Commercial Crew Program (CCP) della NASA, che prevedeva lo stanziamento di fondi ad aziende private per la realizzazione di una capsula adatta al trasporto umano. La fase 3 chiamata Commercial Crew Integrated Capability prevedeva lo stanziamento di fondi non solo per la capsula ma anche per il razzo che avrebbe dovuto portarla in orbita. L’azienda di Musk, il 3 agosto 2012, ricevette ulteriori 440 milioni di dollari per sviluppare sia la Dragon che il Falcon 9.

Turisti nello Spazio? Se tutta la missione sarà un successo l’azienda di Musk potrà in futuro trasportare astronauti e cittadini nello spazio.

Sembra strano, ma SpaceX ha effettivamente sigillato accordi con la Space Adventure per consentire alle persone di godersi un volo spaziale all’interno della Crew Dragon. «Questa missione storica, fornirà un percorso per rendere possibile il volo spaziale per tutte le persone che lo sognano», ha dichiarato infatti Gwynne Shotwell, Presidente e Direttore Operativo di SpaceX, mentre Eric Anderson, presidente di Space Adventure ha affermato: «Creare per i privati opportunità uniche e fino a oggi impossibili, al fine di fargli sperimentare lo spazio, è il motivo per cui Space Adventures esiste». I costi non sono ancora chiari, vedremo se fra qualche anno diventerà di moda farsi un selfie dallo spazio.

Articolo di Sara Suffia

Redazione on FacebookRedazione on InstagramRedazione on TwitterRedazione on Youtube

Commenta