Del: 24 Settembre 2020 Di: Contributi Commenti: 0
Leggere senza carta: il progetto BiblioTech in Texas

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Nell’era dell’informazione – in cui regna il progresso tecnologico e le notizie sono alla portata di tutti con un click –, ci si chiede se valga ancora la pena costruire nuove biblioteche.

Queste istituzioni, sin dalla loro nascita, si sono imposte come luoghi di conservazione e trasmissione del sapere. Negli ultimi anni però è nata una querelle tra i sostenitori dei documenti cartacei e quelli dei materiali virtuali.

Tutti conosciamo i pro e i contro di ogni tipologia e abbiamo la nostra preferita, tant’è che all’interno del patrimonio librario delle biblioteche contemporanee troviamo disponibili entrambi i formati.

L’architetto Muscogiuri, esperto di edifici bibliotecari, ha affermato che «difficilmente il documento su supporto cartaceo verrà completamente soppiantato dal documento su supporto digitale» o almeno questo vale per alcuni tipi di documenti come possono essere i libri.

Tuttavia la paura che il documento digitale possa soppiantare quello fisico ha portato alla formulazione della seguente domanda: serve ancora edificare nuove biblioteche?

Secondo il bibliografo Serrai «il futuro della biblioteca, a differenza di quanto si creda, non è legato al futuro dei libri», ciò è dimostrato dal fatto che negli ultimi dieci anni sono state ristrutturate e costruite numerose biblioteche in tutto il mondo con ruolo, caratteristiche e uso mutati e che sono riuscite ad attirare un pubblico consistente. 

Grazie alla tecnologia, tutti possono accedere alle numerose notizie presenti sul web, ma ciò ha aggravato il rischio di manipolazione delle stesse e di fake news.

Inoltre, un altro problema che affligge la nostra società è il digital divide che consiste nel divario tra chi ha accesso a internet e quindi alle moderne tecnologie d’informazione e chi non ne ha, per scelta o a causa di diversi fattori (mancanza di una rete internet o di un supporto tecnologico adeguato). 

La biblioteca deve cercare di ridurre il digital divide e fornire l’accesso a informazioni affidabili per continuare a svolgere uno dei suoi ruoli primari: quello di centro di informazione per tutti, senza limitazioni e discriminazioni.

È difficile azzardare ipotesi sul futuro di queste istituzioni culturali, ma secondo il professor Mazzitelli «perché una biblioteca esista, non deve necessariamente continuare a gestire documenti cartacei» e questa affermazione può trovare la sua veridicità nelle bookless o paperless libraries, le cosiddette biblioteche “senza libri” fisici. 

Un esempio in ambito pubblico si può ritrovare nella BiblioTech Bexar County All-Digital Library di San Antonio (USA). Inaugurata nel 2013, è la prima bookless public librarycioè possiede collezioni interamente in formato digitale. Fino ad ora il suo patrimonio vanta oltre ventimila ebook, settanta periodici, settemila fumetti, quattrocento audiolibri, centomila file musicali, video e documenti multimediali. Per accedere e usufruire dei servizi bisogna ottenere una tessera online, iscrivendosi sul sito della biblioteca oppure è possibile scaricare l’applicazione apposita.

La BiblioTech conta anche tre sedi fisiche, collocate nei quartieri poveri della città con un indice di alfabetizzazione basso: ciò permette alla biblioteca di svolgere al meglio la sua funzione culturale e sociale.

In questi edifici non vi sono scaffali, ma schermi interattivi che erogano informazioni e sale arredate con postazioni pc.

È attiva una piattaforma di active learning dove si possono trovare corsi da seguire, inoltre vengono forniti gratuitamente eReader, tablet e wireless hotspot che possono essere prestati agli utenti. Vi sono anche sale per la visione di film o adibite a uso di materiali audio musicali, le cosiddette community rooms e sono prenotabili spazi per studio di gruppo, le study rooms.

Nella sede fisica e virtuale, lo staff è a disposizione dei fruitori e i servizi online sono attivi 24/7. Una bookless library risulta essere più economica rispetto a una biblioteca che possiede collezioni cartacee: infatti la BiblioTech è stata costruita con 2,2 milioni di dollari mentre la biblioteca pubblica di Austin, ancora in costruzione, avrà un costo stimato di 126,6 milioni.

Il panorama italiano non può ancora vantare delle bookless public libraries, ma chissà se l’emergenza sanitaria, causata dal Covid-19, non possa velocizzare il processo per la loro creazione.

Anche se la sede fisica rimane un must per una biblioteca pubblica (come dimostra l’esempio della BiblioTech) – poiché viene ancora identificata come luogo del sapere per eccellenza, come centro di informazioni affidabili e accessibili a tutti e come uno spazio di aggregazione sociale –, non bisogna trascurare il potere del digitale, capace di aprire nuovi orizzonti.

Contributo di Giulia Bizzozero.

Immagine di copertina Kut.org

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