Nel mondo dello streaming, che dopo il periodo di quarantena ha fatto registrare molti record di abbonamenti e visualizzazioni, Netflix ha sempre dominato rispetto ai suoi diretti concorrenti per numero di associati e qualità dei film prodotti, ma da quando Disney plus ha conquistato le famiglie e Amazon Prime Video ha investito sia su serie proprie (The Boys), che su film importanti (Knives Out e 1917), si è trovata per la prima volta in difficoltà e insidiata da altri siti con cataloghi molto invitanti e competitivi.
Dopo un 2019 pieno di film apprezzati come Dolemite is my name, Storia di un matrimonio e The Irishman, nel 2020 Neflix sembrava essere tornata ad un atteggiamento più quantitativo e di riempimento rispetto a quello qualitativo, ma grazie alle uscite di settembre ha ritrovato il coraggio di produrre, investire e distribuire film coraggiosi e diversi dal solito standard. Sto pensando di finirla qui e Le strade del male, che forse non garantiranno la replica del successo che hanno ottenuto 365 giorni o La casa di carta, aggiungono tuttavia qualità al catalogo e fidelizzano il pubblico già abbonato.
“Sto pensando di finirla qui”
Si tratta dell’ultimo progetto di uno degli scrittori più bravi e riconoscibili del settore, Charlie Kaufman (Essere John Malkovich e Se mi lasci ti cancello), e come ogni suo lavoro la sceneggiatura è la struttura portante da cui poi tutto il resto si dirama. In questo caso tutto è portato all’estremo: i protagonisti sono ridotti al minimo (Jesse Plemons e Jessie Buckley), poche location, una regia in 4:3 (scelta non casuale) e l’attenzione focalizzata solo sulle relazioni e i dialoghi tra i personaggi.
Lucy e Jake sono fidanzati da poche settimane e il loro rapporto si sta ancora costruendo, ma decidono comunque di andare a trovare i genitori di lui. Già dal viaggio in macchina entriamo nel flusso di coscienza della ragazza che alterna momenti di confronto con il compagno a momenti in cui dubita interiormente delle scelte che ha fatto, dei dubbi che non le permettono di aprirsi completamente. Se già l’inizio provoca sensazioni contrastanti e surreali, l’arrivo dai genitori e le stranezze che si susseguono portano il film a confondere lo spettatore, a fargli porre continue domande su quello che sta succedendo e a domandarsi come possa finire la storia.
Ciò che succede nella casa non è un’esperienza normale e lineare, ma illusoria e immersa nella riflessione introspettiva, rendendo così il film un viaggio in cui è il tempo a viaggiare attraverso i protagonisti, con un finale che cambia radicalmente la prospettiva adottata fino all’ultima parte e che lascia spiazzati.
“Le strade del male”
Diretto da Antonio Campos, Le strade del male si pone invece su un piano diverso, il focus è sull’atmosfera esterna, attorno ad un’America che viene raccontata poco, lontana dalle grandi metropoli, chiusa in una mentalità di sopravvivenza, vicina ad una religione estrema e una violenza impulsiva.
La storia inizia da un soldato americano (Bill Skarsgård) che torna a casa cambiato totalmente dalla Seconda Guerra Mondiale, la religione e il rapporto con Dio diventano le sue priorità, insieme alla moglie e al figlio Arvin (Tom Holland). La storia non si focalizza solo su di loro, ma anche su un’altra famiglia molto devota (Harry Melling e Eliza Scanlen), una coppia di serial killer (Jason Clarke e Riley Keough), un predicatore particolare (Robert Pattinson), un poliziotto corrotto (Sebastian Stan) e tutte le interazioni che hanno fino allo scoppio della guerra del Vietnam. Il tutto è raccontato da una voce narrante onnisciente e messo in scena da un cast corale molto famoso, ma che invece di mangiarsi da solo e focalizzare l’attenzione solo su quell’aspetto, regala il giusto spazio a tutti lasciando il palco principale all’atmosfera e alle idee che vengono fuori dalla storia.
Gli argomenti che tocca il film sono soprattutto le contraddizioni e le conseguenze di una certa educazione che ha al suo interno dinamiche violente le quali non permettono più un dialogo, ma solo scontri pieni di sofferenza e brutalità. Knockemstiff, il piccolo paese dell’Ohio dove è ambientata la storia, è ai confini di un paese completamente opposto alla sua anima, è un luogo in cui è difficile plasmare una propria identità e da cui è quasi impossibile scappare.