Del: 19 Novembre 2020 Di: Laura Cecchetto Commenti: 0

In una realtà distopica, ma non non troppo dissimile dalla nostra, Guy Montag brucia libri

Gli incendi non vengono domati, ma attizzati dagli stessi vigili del fuoco, perché possedere libri è proibito. Sono considerati oggetti senza alcuna utilità, pieni di inutili sciocchezze, opere di fantasia e di personaggi che non esistono, presentano discorsi vuoti e senza senso, privi di spessore, parlano del niente. Riempiono la testa di strane idee e, soprattutto, spingono a pensare. La realtà in cui vivono il protagonista e la sua consorte è semplificata, piatta, immersa completamente e pressoché alienata dalla televisione, che atrofizza il pensiero e  bombarda di informazioni e crea una “famiglia” racchiusa in quattro pareti digitali con cui interagire e non sentirsi mai soli, le cui conversazioni sono incentrate su frivolezze e su sterili programmi mandati in onda, con il fine di appagare qualsiasi necessità. Possedere una “quarta parete” è sinonimo di felicità. Una felicità illusoria e fallace che Montag, una volta accesa in lui la fiamma del dubbio, non riesce più a comprendere e che invece ricerca, con timore e curiosità, proprio nei libri, sebbene siano vietati dalla legge. 

L’incontro con Clarisse McLellan, l’incendio della casa di una donna che, piuttosto che separarsi dai suoi libri, preferisce sparire con essi, il furto di un libro destinato al rogo e l’amicizia con Faber, amante dei libri costretto a nascondersi, portano Montag a riflettere sull’importanza di un semplice volume e a nasconderne alcuni nel condotto di areazione della propria casa, rendendolo un fuorilegge e costringendolo a scappare. L’accanimenti della milizia del fuoco contro i libri è dettato dalla sostanza che essi posseggono, dalla capacità di mostrare la realtà, vera o immaginaria che sia, senza filtri o ipocrisie.

Le idee hanno un grandissimo potere, quello di esprimere opinioni, ma anche di suscitare dubbi, un potere che si esprime e si diffonde proprio grazie alla carta stampata. 

I libri si fanno portavoce di generazioni intere che trasmettono i propri pensieri, storie, speranze e codici: smettendo di leggere, si perde un patrimonio immenso, su cui poggia il nostro stesso essere umani. L’esistenza diventa povera, rarefatta, frenetica e superficiale, omologatrice: è molto più facile esistere con unico modo di vedere e percepire il mondo, la poliedricità dei punti di vista diventa un ostacolo che deve sere eliminato ad ogni costo: «il fuoco è luce e soprattutto è purificazione». Si estirpa alla radice ciò che rende gli uomini sé stessi, cioè la capacità di creare una propria opinione e comunicarla a qualcuno al di fuori di noi, che possiede anch’egli un proprio pensiero e lo trasmette a un altro, creando un flusso di idee che si propagano tramite la comunicazione tra simili.

Tremendamente attuale è la riflessione e il timore di Bradbury di trovarsi un una realtà che non legge e che non comunica davvero, ma lo fa attraverso un asettico schermo, senza passione ma per inerzia. Fondamentale è dunque preservare i propri pensieri e i libri che di essi si fanno veicolo. L’unico fuoco che deve ardere è quello della nostra mente e del nostro spirito, lasciamo i libri liberi di essere letti e vissuti. 

Laura Cecchetto
Scopro il mondo e me stessa con il naso dentro a un libro, rifletto su ciò che mi circonda e prendo appunti. Narro ciò che leggo, e di conseguenza ciò che provo, per relazionarmi con ciò che mi sta attorno, possibilmente con una tazza di tè sulla scrivania.

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