Una sfumatura di rosa tinteggia il rosso di Maranello.
Un’alba che annuncia venti di cambiamento per la Ferrari Driver Academy che, in collaborazione con la FIA Women in Motorsport Commission, per la prima volta nella sua quasi centenaria storia, apre le porte al talento femminile per cercare un pilota donna per la guida di una monoposto.
Settanta candidate, provenienti da cinque differenti continenti. Quattro le finaliste al progetto “Girls on track” in lizza per l’unico posto disponibile nella scuderia Ferrari: Julia Ayoub (15 anni), Antonella Bassani (14 anni), Doriane Pin e Maya Weug (entrambe 16 anni). «Il livello è alto, i progressi rapidi» – dichiara Michele Mouton, Presidente della Fia Women nella Motorsport Commission.
Le finaliste hanno intrapreso una settimana di Training Camp a Fiorano e sul Paul Ricard, dove è stata testata la loro velocità in pista, la gestione delle gomme, la confidenza col paddock e l’ambiente esterno al circuito.
Sono state messe alla prova le capacità reattive e di resistenza di ciascuna, le attitudini, le caratteristiche fisiche e la predisposizione mentale alla gestione di un’intensa vita sportiva, dentro e fuori la pista. Per giungere, infine, alla simulazione di una gara completa con la lotta per la pole position, vinta dalla francese dopo 16 giri di gara.
Sono una di loro però ce l’ha fatta. Solo una di loro è riuscita a entrare nell’accademia Ferrari, prima ed essenziale tappa per rincorrere e coronare il sogno di gareggiare nel campionato di Formula 4 nella stagione 2021 e, forse, un giorno di correre in Formula 1.
Lei è Maya Weug: 16 anni, belga/olandese di nascita, spagnola nel quotidiano. All’annuncio della vittoria, con le mani nei capelli per la commozione: «È qualcosa di irreale, è tutta la vita che sogno un momento come questo». Sono le parole di Maya.
«Renderò la Ferrari orgogliosa» conclude.
Ma il mondo già lo è, bisognerebbe dirle. Perché la vittoria di Maya diventa un potente precedente, la chiave che socchiude le porte dell’automobilismo al mondo femminile.
“Girls on track” è un progetto che si è posto il dovere e l’obiettivo di trovare chi potesse farsi strada in uno sport che la storia ci mostra essere ancora a pieno dominio maschile.
Se volgessimo infatti l’attenzione al passato ci renderemmo conto che sono solo cinque le donne che sono riuscite a correre in Formula 1 e una sola ad aver terminato una gara in zona punti, l’italiana “Lella” Lombardi, dopo l’esordio di Maria Teresa De Filippis nel 1958.
L’italiana passerà alla storia come l’unica donna ad aver conquistato punti iridati, con quel mezzo punto che i giudici le assegnarono dimezzando il valore dei punteggi.
Sarà poi la volta di Divina Galica, olimpionica nello sci alpino, prima di approdare al mondo delle corse. E ancora nel 1980 fu la volta della sudafricana Desiré Wilson e di Giovanna Amati, ultima donna a spingere sull’acceleratore di una vettura di Formula 1 nel campionato mondiale.
Pochi successi, poche storie, pochi ricordi di una Maranello in rosa.
A chi si è domandato per quale motivo le donne abbiano da sempre trovato così poco spazio nel mondo automobilistico si è risposto con motivazioni fisiologiche: costituzione fisica meno consona, ormoni, forza muscolare, respirazione anaerobica. Tuttavia, come mostrano i nomi citati prima, la fisiologia non è stata sufficiente a fermare le pioniere di questo sport che, seppur poco numerose, sono riuscite a gareggiare in un gran premio ufficiale entrando nell’impenetrabile mondo della Formula 1. Non ci è riuscita nel passato e non ci riesce oggi.
E il progetto “Girls on track” ne è la dimostrazione. Maya Weug ne è la dimostrazione. L’attestazione che giovani donne scalpitano e aspirano ancora oggi all’agognato posto in Formula 1 e perseveranti lottano per raggiungere questo obiettivo.
Perché come ricorda Tatiana Calderòn: «Le differenze esistono, ma non sono un impedimento, siamo diverse dagli uomini, ma non significa che non possiamo fare le stesse cose, solo che abbiamo modi diversi per farle».
Maya Weug è la speranza, il modo diverso di fare le cose. Il sogno che in futuro non esistano più barriere di genere e la fiducia che il rosso di Maranello possa finalmente tinteggiarsi di rosa.