Del: 30 Gennaio 2021 Di: Redazione Commenti: 0
Russia: la rivoluzione di gennaio

Il 23 gennaio in Russia sono scoppiate proteste e manifestazioni in opposizione al Governo imposto da Vladimir Putin e in relazione alla detenzione di Alexei Navalny.

Domenica 17 gennaio Navalny, rientrato in Russia dalla Germania, veniva immediatamente arrestato. Nei mesi precedenti era stato sottoposto a delle cure a causa di un avvelenamento: infatti, secondo la cronaca e secondo Navalny stesso, non si sarebbe trattato di un caso accidentale, ma addirittura di un fatto premeditato dallo stesso Putin. Le voci affermano che a seguito di ricostruzioni dei servizi di sicurezza russi ciò sarebbe veritiero. Alexei Navalny è un avvocato a capo dell’opposizione anticorruzione, rappresenta il maggior rivale per Putin e la voce dei manifestanti che ritengono inaccettabile il suo arresto.

A lanciare per primo l’appello era stato proprio Navalny stesso: «Scendete in piazza, non per me, ma per voi stessi, per il vostro futuro. Non abbiate paura».

Per incitare la popolazione, i collaboratori di Navalny appartenenti alla Fondazione Anti-corruzione (FBK), prima del processo avevano diffuso una video-inchiesta (già visualizzato ben oltre le 70 milioni di volte) sul presunto “palazzo di Putin”: una residenza da 100 miliardi di rubli.

Ben 60 città dopo queste famigerate parole hanno organizzato manifestazioni senza l’approvazione del Governo e si sono dimostrate pronte a sfidare le forze dell’ordine e le rigide temperature che hanno arrestato oltre 3 mila persone in tutto il paese. I video degli eventi hanno spopolato sul web e sui social network mostrando in particolar modo una Mosca affollata da manifestati vicino alla sede del Governo, intenti ad occupare la piazza. Lo scontro si è trasformato in una battaglia a palle di neve, mostrando uomini e donne pronti a tutto pur di far sentire la loro voce con la canzone di Viktor Tsoj, Cambiamenti, come inno.

I manifestanti sembrano non abbandonare i loro propositi e, forti delle loro idee, hanno urlato alla polizia: «Perché ci avete tradito?».

Lo scopino del water è diventata la bandiera delle rivolte e risulta un chiaro riferimento al costoso arredamento del bagno della residenza del Presidente, secondo la testimonianza di Navalny. Sorprendente è inoltre stato il raggio d’azione della protesta che non ha coinvolto solo le grandi città, ma anche i piccoli centri.

Inoltre, hanno pagato la loro lealtà anche i più stretti collaboratori di Navalnyj: Sobol, Jarmish e Alburov. Sotto il mirino della polizia sono finite anche l’avvocatessa FBK Ljubov Sobol, la moglie di Aleksej, Julija Navalnaja, fermata e subito rilasciata, e persino un ragazzino di 14 anni.

Inutili paiono essere i mezzi del Cremlino per sopprimere le sommosse e gli spiriti, censura e appelli cadono nell’inutilità così come la loro politica di repressione preventiva. Dall’altra parte del mondo, intanto, Biden si mostra solidale con Navalny e chiede l’immediato rilascio degli arrestati. Le forze di sicurezza hanno dunque deciso di non cedere ed è stato annunciato che chiunque sia coinvolto nelle proteste rischierà di finire nel penale ai sensi dell’articolo 212 del Codice penale (sommosse) che prevede fino a 15 anni di reclusione per gli organizzatori dei disordini, fino a 8 anni per i partecipanti e fino a 2 per i reclutamenti.

 Navalnyj e il suo messaggio di forza

Un fotogramma dal video diffuso sul profilo Twitter di Navalny.

I collaboratori di Navalny rimasti in libertà hanno intanto pubblicato un suo videomessaggio dalla prigione di custodia cautelare, registrato tra il 20 e il 21 gennaio. Reduce e sopravvissuto a un tentato avvelenatamento da Novichok e detenuto a Matrosskaya Tishina, Navalny ha ringraziato il pubblico della video-inchiesta sul “palazzo di Putin”, espresso il suo sostegno per i giovani che avevano fatto guadagnare oltre 22 milioni di visualizzazioni agli hashtag #NavalnyLibero e #23gennaio su Tik Tok. Infine, l’uomo ha voluto chiarire che non porrà fine alla sua battaglia e che pensieri di morte non lo attanagliano, come per comunicare che se morirà improvvisamente non sarà da addursi ad un suo abbandono voluto.

«Giusto in caso: non sto pianificando di impiccarmi alle finestre o di tagliarmi le vene o la gola con un cucchiaio affilato. Uso le scale con molta cautela e mi prendono la pressione ogni giorno, perciò, un improvviso infarto è da escludere. Sono in uno stato psicologico ed emotivo stabile», ha scritto su Instagram.

Nel frattempo, il neoeletto presidente degli Stati Uniti Biden ha mostrato una sincera preoccupazione nei confronti di Navalny dopo una chiamata con il leader del Cremlino Vladimir Putin e secondo fonti accertate Biden avrebbe dichiarato che: «gli Stati Uniti agiranno fermamente in difesa degli interessi nazionali in risposta alle azioni maligne della Russia».

In bilico, quindi, non potrebbe essere la sola sorte della Russia e dell’emblematica figura di Navalny, ma gli stessi rapporti tra Mosca e Washington.

Articolo di Gaia Iamundo.

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