Del: 24 Febbraio 2021 Di: Elena Gentina Commenti: 0

A fine novembre la Scozia era stata il primo Paese al mondo ad aver approvato il Period Product (Free Provision) Bill, una legge per introdurre la distribuzione gratuita degli assorbenti igienici, facendo ancora un passo avanti rispetto alla situazione in cui già si trovava. Infatti, in Scozia già dal 2018 venivano garantiti assorbenti gratis alle studentesse di scuole, college e università. 

Lo scorso 18 febbraio è stato il turno della Nuova Zelanda.

La prima ministra Jacinda Ardern ha dichiarato che in tutte le scuole neozelandesi assorbenti e altri prodotti per l’igiene mestruale saranno assicurati gratuitamente a tutte le studentesse. Il passo vero e proprio verso la modernità (anche se forse sarebbe più corretto dire normalità) verrà mosso dalla Nuova Zelanda a giugno e costerà 25 milioni di dollari neozelandesi (circa 15 milioni di euro) nei prossimi tre anni, come è stato annunciato dalla Prima ministra e da Jan Tinetti, Ministra per le Donne e Ministra associata della Pubblica Istruzione.

Il Primo Ministro neozelandese Jacinta Ardern
La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern

«Young people should not miss out on their education because of something that is a normal part of life for half the population» ha detto la Ardern, da sempre attenta ai diritti delle donne e delle minoranze, conducendo la sua nazione verso lo sforzo globale che ha come fine la riduzione della period poverty, cioè la mancanza di accesso a qualsiasi prodotto per l’igiene mestruale, la quale potrebbe andare a gravare negativamente su salute, istruzione e lavoro.

Proprio una settimana prima, invece, a Città del Messico veniva vietata la vendita degli assorbenti interni per ragioni legate alla sostenibilità ecologica.

Si tratta infatti di una decisione che fa parte di un programma entrato in vigore il primo gennaio che prevede il divieto della plastica monouso e la limitazione dell’utilizzo di prodotti inquinanti. Intenzioni in direzioni sostenibili erano state preannunciate già due anni prima dal capo del governo di Città del Messico Claudia Sheinbaum (tra l’altro scienziata climatica), e si sono trasformate in azioni tramite la Ministra per l’Ambiente dell’Amministrazione locale, Mariana Robles, che aveva dichiarato come prodotti usa e getta in plastica tra cui anche gli assorbenti interni «non siano essenziali».

Così, da un giorno all’altro, 5 milioni di donne a Città del Messico si sono ritrovate senza assorbenti interni, completamente ritirati dal commercio, lasciandole senza alternative e provocando forti lamentele. Per questo motivo diverse organizzazioni femministe, che già si stavano impegnando per rendere la protezione sanitaria esente dall’imposta sul valore aggiunto, sono intervenute affermando che il governo avrebbe dovuto adottare un approccio più graduale prima di imporre il divieto totale.

«Naturalmente capiamo il lato ambientale di questa decisone», ha detto Anahí Rodríguez, portavoce della ONG Menstruación Digna, aggiungendo: «è responsabilità del governo prendere misure per proteggere l’ambiente. Ma avrebbero dovuto assicurarsi che ci fossero tamponi disponibili con applicatori che usassero un’alternativa alla plastica, ad un prezzo accessibile, prima di ritirarli».

In risposta la Direttrice del programma di Gestione ambientale dell’Amministrazione cittadina, Lillian Guigue, ha giustificato la situazione spiegando di aver contattato e negoziato con le aziende che realizzano prodotti per il ciclo mestruale, ma che la pandemia ha rallentato la loro ricerca nel trovare nuovi materiali con cui realizzare gli applicatori. In ogni caso, Guigue ha sottolineato che la decisione si sapeva già da tempo e che è necessario che tutti facciano la loro parte per preservare il pianeta.

Neanche a dirlo, in molti si sono domandati come mai togliere dal mercato gli assorbenti prima di altri prodotti in plastica anche più inquinanti. E soprattutto, considerando il fatto che in un periodo come questo in cui il coronavirus ha portato circa 10 milioni di persone in più nella povertà e il fatto che 260 000 case a Città del Messico non hanno nemmeno l’acqua corrente, «avere le mestruazioni diventa un privilegio» ha contestato Anahí Rodríguez. 

La necessità di iniziare a pensare a soluzioni più green anche per quanto riguarda l’uso di assorbenti sicuramente non è solo un problema delle donne messicane. 

Il Post, due anni fa, aveva stimato (calcolando per eccesso) che ogni anno vengano usati tra i 120 e i 480 miliardi di assorbenti usa e getta e tamponi. Sicuramente negli ultimi anni soluzioni alternative come coppette mestruali e assorbenti lavabili stanno aumentando e molte persone ne fanno già largo uso. Certo è che bisogna anche trovare un equilibrio sul fatto che gli assorbenti siano un bene primario, indispensabile: un diritto che tutte le donne devono avere, cosa che in tantissimi Paesi non è assolutamente scontato, per cui molte donne non riescono nemmeno a procurarseli.

Per questo è estremamente urgente provare a seguire i modelli di Scozia e Nuova Zelanda. L’Italia nel 2019 ha abbassato la tassa sui prodotti biodegradabili per l’igiene mestruale dal 22% al 5%. Benissimo, se non fosse che queste soluzioni sono una piccolissima percentuale del mercato degli assorbenti, oltre ad avere un prezzo non indifferente anche dopo la riduzione. Quindi, dato che, come è già stato detto innumerevoli volte (ma a quanto pare non è ancora chiaro per tutti), le donne non scelgono di avere il ciclo, ma è un fatto biologico che rientra in gran parte della loro vita, gli assorbenti non possono e non devono essere ritenuti un bene di lusso

Come ha dichiarato Laura Boldrini a dicembre dello scorso anno intervenire sulla tampon tax è un obbligo in quanto si tratta di «una questione di diseguaglianza e di ingiustizia […], specialmente in un momento in cui le donne sono particolarmente penalizzate dalla crisi provocata dal Coronavirus, in termini economici e occupazionali. Lo raccontano i dati: se si paragona il secondo trimestre del 2020 con lo stesso periodo dello scorso anno si registrano 470mila occupate in meno».

Forse è arrivato per davvero il momento di non mettere all’ultimo posto ciò che riguarda le donne perché prima ci sono problemi più importanti. L’augurio è che perlomeno vengano abbassati i costi di tutti i prodotti e di conseguenza promuovere e rendere più agibili le proposte con impatto ambientale minimo: che gli assorbenti diventino realmente un diritto per chiunque.

Elena Gentina
Studentessa di lettere moderne. Amo la musica, la letteratura e il cinema. Vivo tra le nuvole ma cerco di capire quello che sta a terra.

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