Del: 7 Febbraio 2021 Di: Andrea Marcianò Commenti: 0
Cinema e streaming: la lezione della pandemia

Sembra fantascienza ma non lo è: i cinema sono chiusi da oltre cento giorni e una cosa del genere non accadeva dai tempi della Resistenza in Italia. In totale, da marzo 2020, le sale cinematografiche sono state chiuse per oltre sei mesi, e anche quest’anno non è iniziato in modo migliore.

Il cinema si è dovuto adattare come meglio ha potuto alla situazione emergenziale; ma se le cose nel primo lockdown erano speranzose, ora quella che si respira nel mondo degli esercenti è un’aria pesante, sconsolata e piena di incertezze sul futuro. Fino ad adesso sembra che il mondo del cinema abbia traslocato sul piccolo schermo: una soluzione comoda, efficace e, a prima acchito, sostitutiva alle sale cinematografiche morte e sepolte. Lo spettatore più attento, però, in questi mesi ha sicuramente imparato a differenziare la visione in casa da quella in sala: sa bene – e spera di non dimenticarlo mai – che la fruizione di una pellicola è ancora oggi fatta per i grandi schermi, una maniera importantissima e fondamentale per la riuscita estetica del prodotto.

La televisione di casa, nonostante le comodità odierne che permettono una visione di indiscutibile qualità, sta diventando sempre più una prigione da “cinquanta pollici”: un quadro minuscolo che soddisfa le aspettative dello spettatore ma non ne riempie il vuoto lasciato dal maxischermo della sala. È infatti il concetto stesso di sala cinematografica a mancare, e questo non perché la distribuzione streaming (e televisiva) sia inferiore, ma piuttosto perché è un diverso canale di diffusione che determina un’esperienza totalmente unica. È come leggere un libro su e-book piuttosto che leggerlo su carta: l’esperienza cambia, perché il supporto fruitivo e le sensazioni provate cambiano a loro volta. E ciò non vuol dire che l’e-book sia inferiore rispetto al libro, come d’altronde lo schermo del pc non è inferiore allo schermo cinematografico, ma che abbiamo diversi piani di diffusione che non sono né da esorcizzare (come farebbero i puristi del cinema) tantomeno, all’opposto, glorificare come unica via futura del cinema.

Qual è, dunque, la sostanziale differenza che ci fa provare nostalgia nei confronti della sala?

Tornando al nostro esempio, nel caso dello schermo del pc, abbiamo un supporto che è stato adattato per il cinema; non è infatti nato per esso, ma è divenuto un metodo di diffusione più comodo e più conveniente del prodotto cinematografico. Ciò non toglie che rimane e rimarrà sempre e comunque un sostituto, un adattamento nato e concepito nelle più limpide e buone intenzioni del mondo, ma che non è capace nel complesso di creare quell’atmosfera cinematografica che solo e soltanto la sala può darci.

Atmosfera che non è solo legata al film in sé, ma va invece ben oltre a tutto ciò: se ci si fa caso, infatti, un film brutto che non ci è piaciuto, se visto al cinema, ci lascia comunque un bel ricordo connesso all’esperienza estetica, un po’ come la stessa gratificazione e soddisfazione di quando usciamo da una mostra d’opere d’arte. Ma lo stesso “filmaccio” che guardiamo a casa, sul nostro divano, ci porta alla noia e in generale faremo una brutta esperienza. Nelle nostre case giudichiamo il film nel suo insieme e colleghiamo l’esperienza alla sola visione; e forse è vero che siamo più concentrati a non perdere nemmeno un dettaglio delle immagini, e che la comodità dello streaming ci permette di interrompere il film quando vogliamo e di portarlo indietro se ci siamo persi qualcosa, ma questo accade perché siamo completamente devoti al film in questione.

Il nostro obiettivo è goderci il film perché, tra le mille cose da vedere, abbiamo scelto proprio quel prodotto, e se non ci piace fa niente, cambiamo, nessuno ce lo impedisce.

In sala tutto cambia. Lo schermo ci avvolge, le luci soffuse e il surround ci fanno perdere l’orientamento, siamo immersi completamente in una “simil-trance” che ci distacca completamente dal mondo reale, e perciò non serve stare attenti: se il film è brutto ce ne accorgiamo subito dalle prime scene, perché il regista non è stato capace di prevedere le nostre sensazioni, né tantomeno è riuscito a creare una sorta di connessione con gli spettatori in sala. Ma la cosa che cambia dalla visione in soggiorno, è che quel medesimo film, anche se brutto, sarà comunque impresso nella nostra mente perché l’ambiente della sala ci ha permesso di godercelo a pieno.

Quando uscì Avengers: Endgame, le sale si riempirono di persone che letteralmente applaudivano ad ogni minuto; soprattutto la scena dell’epica battaglia finale aveva un pathos talmente travolgente tra i fan della saga, che la gente si mise a piangere dalla commozione quando Captain America disse la famosa battuta «Avengers! Uniti!». Ma quel film, se rivisto in streaming o in home video, sulla propria poltrona di casa, non suscita tutto il clamore che il coinvolgimento dell’esperienza cinematografica offre. Il caso dei film del MCU è abbastanza particolare, ma è comunque un perfetto esempio per ricordarci dell’importanza della sala cinematografica.

Si può sì, fruire della visione filmica in modalità diverse; soprattutto oggi, siamo arrivati al punto che un regista bravo a intrattenere gli spettatori è colui che crea un prodotto non solo godibile al cinema, ma anche a casa sul televisore, o sul tablet in cucina, o sullo smartphone sotto le coperte. Ed è stata proprio la pandemia e la sua conseguente chiusura forzata a confermare il fatto che la sala rimane e rimarrà sempre la forma prediletta. Paradossalmente, infatti, le misure contro il coronavirus sono in qualche modo servite a farci pensare ai cinema come luogo privilegiato per lo spettacolo e uno dei motivi per cui tutti noi amiamo la settima arte.

Che si riaprano le porte, si riaccendano i proiettori: non aspettiamo altro.

Andrea Marcianò
Classe '99, nato sul Lago di Como, studente in scienze della comunicazione, amante di cinema e televisione. Mi piace osservare il mondo dall'esterno come uno spettatore.

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