Del: 25 Febbraio 2021 Di: Luca D'Andrea Commenti: 0

Il Movimento 5 Stelle ha tradito i suoi elettori o li ha finalmente portati, dopo anni di anti-politica, verso il terreno democratico, il cui nutriente fondamentale è il compromesso?  Probabilmente c’è della verità in entrambe le constatazioni ed è proprio per questo che la formazione del governo Draghi ha provocato una spaccatura tra i “ribelli”, che concordano di più con la prima affermazione, e i “governisti” che, tolto qualche malumore, propendono per la seconda opzione.

Quest’ultimi, capeggiati da un grande ritorno del fondatore Beppe Grillo, hanno dettato la linea nelle consultazioni con Draghi e, dopo aver vinto il referendum sulla piattaforma Rousseau, che ha legittimato l’appoggio al governo nascente, hanno espulso i dissidenti, rei di aver votato contro la fiducia in Parlamento. Nelle file dei silurati troviamo nomi di primo piano del Movimento come Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, e Barbara Lezzi, ministra del Sud nel governo Conte I.

Tuttavia la defezione che ha destato più clamore è stata quella di Alessandro Di Battista, annunciata con una diretta Facebook dopo aver appreso dei risultati del quesito sulla piattaforma Rousseau. Membro del direttorio dei 5 Stelle fino al 2017 e parlamentare fino al 2018, ha poi deciso di fare un passo di lato e di non candidarli alle elezioni che avrebbero poi portato il Movimento 5 Stelle a compiere il passo per governare finalmente il Paese.

La sua uscita dal Movimento non significa però aver rinunciato a fare politica, anzi, sembra più attivo che mai. Sui suoi social afferma l’esigenza di costruire «una sana e robusta opposizione» e qualche commentatore inizia a pensare possa formare un proprio movimento politico. Di Battista e i trentasei parlamentari espulsi dal Movimento spesso vengono descritti o si descrivono come i “puri”: grillini che non hanno perso lo spirito delle origini e che in parte si sono riuniti in una componente parlamentare denominata “Alternativa c’è”. Tuttavia non occorre un particolare sforzo analitico per comprendere come questa purezza politica del Movimento sia stata persa il giugno del 2018 con la formazione del Conte I.

Evidentemente per i fuoriusciti essere guidati da un tecnico è uno smacco più pesante rispetto a governare con i “partiti che hanno distrutto l’Italia”, come venivano definiti Pd e Lega. 

In ogni caso le espulsioni dal Movimento sono solo uno dei sintomi della grave crisi in corso, che è sia ideologica che di leadership.

Infatti, tra le cronache politiche delle scorse settimane, monopolizzate, a ragione, dall’inizio dei lavori del governo Draghi, ha avuto poco risalto un’altra votazione sulla piattaforma Rousseau.

Gli iscritti, dopo questa consultazione, hanno deciso di modificare lo Statuto istituendo un Comitato direttivo composto da cinque persone in sostituzione della figura del capo politico, tuttora ricoperta dallo scialbo Vito Crimi. Ma non basterà certo questo a placare gli animi ribollenti e c’è chi, come Paola Taverna, parla di un movimento da rifondare, e chi mette in dubbio gli strumenti di democrazia interna.

L’unica soluzione a questa crisi continua sembra avere un nome e un cognome: Giuseppe Conte. Considerato da commentatori vicino al Movimento e dalla maggioranza dei parlamentari un deus ex machina per creare nuovamente l’unità. Forte del suo consenso popolare, “l’avvocato del popolo” potrebbe interrompere la parabola discendente dei grillini nei sondaggi e dar loro un nuovo slancio nell’ottica di un’alleanza stabile con il Partito Democratico e Liberi e Uguali.

Tuttavia arroccarsi intorno alla figura di Conte implica altri problemi; come detto in precedenza, con l’approvazione delle modifiche allo Statuto a breve i grillini saranno chiamati a votare un nuovo direttorio.

L’eliminazione della figura del capo politico ostacolerebbe l’assunzione di leadership del Movimento da parte di Conte ed è per questo che in queste ore si sta parlando di un intervento del Garante, Beppe Grillo, per creare una ruolo ad hoc per l’ex presidente del Consiglio, che avrebbe il compito di riorganizzare il Movimento 5 Stelle. 

Luca D'Andrea
Classe 1995, studio Storia, mi piacciono le cose semplici e le storie complesse.

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