Del: 3 Febbraio 2021 Di: Carlotta Ruocco Commenti: 0
Jill Biden, un’insegnante alla Casa Bianca

«Moderna, più attiva di chi l’ha preceduta, colei che farà la storia della presidenza americana». Così la stampa internazionale, fra cui Le Temps, AP News e ABC News, delinea il ritratto di Jill Biden, che il 20 gennaio ha varcato le soglie della Casa Bianca in qualità di First Lady degli Stati Uniti d’America, al fianco del neo Presidente Joe Biden.

Jill Tracy Jacobs Biden nasce ad Hammonton, nel New Jersey, nel 1951, ma trascorre parte della sua infanzia in Pennsylvania. Suo padre, di origini siciliane, lavorava in banca, mentre la madre era una casalinga. Dopo il diploma e la laurea all’Università del Delaware, Jill ottiene un Master in Educazione, una seconda laurea all’Università di Villanova e infine, nel 2007, un Dottorato in Leadership Educativa, con una tesi sull’importanza di ascoltare i bisogni degli studenti. Da sempre legata ai temi dell’educazione e dell’insegnamento, che porta avanti da anni con orgoglio, Jill ha da subito chiarito che non avrebbe abbandonato il suo lavoro di insegnante al Northern Virginia Community College, non a caso un’università gratuita e libera e non un prestigioso campus dell’Ivy League.

Con questa decisione Dr. Jill Biden, così si fa chiamare in virtù delle sue qualifiche, diventa la prima First Lady a mantenere un impiego retribuito al di fuori delle mura della Casa Bianca, guadagnandosi il soprannome di Professor Flotus.

Quello con i professori e gli insegnanti è un legame che Jill ha sempre tenuto a evidenziare, anche nel suo primo discorso ufficiale, durante il quale si è rivolta direttamente a loro, facendosi garante delle necessità ed esigenze di questa categoria a lei tanto cara. Ma sono proprio i suoi titoli che Jill si è trovata costretta a dover difendere dalle ingiurie di un editoriale del Wall Street Journal firmato da Joseph Epstein, nel quale il giornalista le suggeriva di abbandonare l’appellativo di “Dr.”, in quanto “fraudolento” e persino “comico”. Solo chi aveva fatto nascere un bambino, secondo Epstein, avrebbe potuto concedersi tale lusso.

Oltre all’insegnamento di per sé, Jill Biden è anche presidente e fondatrice di un’organizzazione non a scopo di lucro impegnata nella sensibilizzazione sulla salute del seno e co-fondatrice, insieme a Michelle Obama, di un’iniziativa nazionale di supporto alle famiglie dei veterani e dei soldati in servizio.

L’incontro con Joe Biden, che sarebbe poi divenuto il suo secondo marito, avvenne nel 1975 durante un appuntamento al buio organizzato dal fratello di Joe, Frank. In seguito alla scomparsa della prima moglie di Biden, Neilia Hunter, nel 1972, in un grave incidente nel quale perse la vita anche la figlia di un anno, Joe aveva perso l’entusiasmo nei confronti della vita e la voglia di continuare a lottare per quello che aveva costruito fino a quel momento. Pensò spesso di abbandonare le sue cariche al Senato, dove alla fine rimase diventando uno dei politici più popolari e influenti degli Stati Uniti, e pensò persino al suicidio, al quale però rinunciò per amore dei suoi altri due figli, Beau e Hunter, sopravvissuti alla tragedia.

Quando Joe conobbe Jill ne rimase affascinato sin da subito e vide in lei una boccata d’aria fresca, finalmente un motivo per tornare a sorridere. Si propose a lei ben cinque volte, spinto anche dai suoi figli, prima di ottenere il fatidico “sì”. A trattenere Jill, infatti, oltre al rispetto per Neilia, la coniuge scomparsa, era il profondo affetto che la legava a Beau e Hunter, ai quali negli anni si era legata come una madre e che avrebbero sofferto troppo se il matrimonio non fosse andato a buon fine. Ma il matrimonio funzionò, tanto che Joe Biden, con l’ironia e la schiettezza che hanno da sempre caratterizzato le sue uscite, durante il discorso della vittoria pronunciato nella sua città natale, Wilmington, dichiarò di essere “il marito di Jill Biden” e non viceversa, come a voler sottolineare la centralità di Jill nella sua realtà, sia privata che politica.

Pur essendo sempre stata al fianco del marito durante tutta la sua lunga e tortuosa carriera politica, Jill Biden non ha mai mancato di esprimere le proprie idee e far valere le proprie opinioni, specie se contrarie.

Joe Biden, nel 1987, si era candidato per la prima volta alla presidenza, in un clima piuttosto rilassato e scarso di grandi favoriti, in cui «avrebbe potuto dire la sua» (Costa, Una storia americana, Mondadori, Milano 2021) senza temere di essere schiacciato e dimenticato. Ma ci fu, pochi anni dopo, un evento che rimescolò completamente le carte in tavola e portò Joe a un completo cambio di rotta. Uno dei giudici più moderati della Corte Suprema, infatti, aveva deciso di dare le dimissioni e il presidente uscente Ronald Reagan doveva trovargli un sostituto.

Tuttavia, negli USA, la nomina alla Corte Suprema va sempre ratificata dal Senato, in particolare dalla Commissione di Giustizia, di cui Biden era appena divenuto presidente. La questione si fece improvvisamente scottante quando Reagan fece il nome di Robert H. Bork, un giudice noto a tutti per le sue posizioni conservatrici, e Biden si trovò costretto a scegliere in quale direzione concentrare i propri sforzi, se verso lo Studio Ovale o nel contrastare la nomina di Bork, un «passaggio politico difficilissimo» (ibidem) ma obbligato.

Le audizioni di Bork, la campagna elettorale e le commissioni al Senato stavano rendendo la vita di Biden un disperato tentativo di districarsi fra i diversi impegni, con il rischio di non portarne a termine neanche uno con successo. Un fidato consigliere, a quel punto, gli suggerì di “uscire dall’acqua” prima di essere sbranato dagli squali. Biden, pertanto, annunciò di lì a poco di volersi ritirare dalle primarie, in un misto tra amarezza, rabbia e frustrazione. Sentimenti condivisi anche dalla moglie, che poco dopo lo mise alle strette sulla nomina di Bork. Almeno quella, tuonò Jill, andava vinta. E così fu: Bork non ottenne il posto alla Corte Suprema e Biden riuscì a portarsi a casa almeno quella soddisfazione.

Quasi trent’anni dopo, invece, nel 2003, quando alcuni funzionari del Partito Democratico si recarono a casa dei Biden per proporre a Joe di candidarsi nuovamente alla presidenza, Jill non esitò un secondo a manifestare il proprio dissenso, sfilando per casa in costume, con un “NO” scritto sulla pancia.

Una presenza costante, incisiva e autorevole quella di Jill Biden, ma anche di conforto, sostegno e protezione, ora più che mai, all’inizio dell’avventura più straordinaria della sua vita al fianco di Joe Biden.

E anche un messaggio forte di cambiamento in avanti, urlato a gran voce, con eleganza e compostezza, a chi ancora è fossilizzato su ideali di antica memoria che faticano a riconoscere alle donne la piena libertà di essere loro stesse, anche in circostanze eccezionali.

Sono stati fatti solo pochi passi dalla partenza di questa gara dall’esito imprevedibile, e fare grandi pronostici servirebbe a poco, ma Jill Biden ci ha già dato un grande spunto di riflessione, sul quale lavorare di qui ai prossimi anni per sperare, un giorno non troppo lontano, di non doverci più stupire di fronte alla decisione di una donna di non mettersi da parte per un uomo, nemmeno per il Presidente degli Stati Uniti.

Carlotta Ruocco
Sono nata a Lecco nel 1995 e - circa da quando ne ho facoltà - scrivo. Ho iniziato con gli scarabocchi sul muro della cameretta, poi ho deciso che avrei voluto farne un mestiere. Ci sto lavorando. Nell’elenco delle mie cose preferite al mondo ci sono le colazioni all’aperto, i discorsi pieni e le copertine di Internazionale.

Commenta