Del: 16 Febbraio 2021 Di: Laura Cecchetto Commenti: 0

Nonostante molti sostengano che sia ormai una «lingua morta», il greco è più vivo che mai: ha plasmato per secoli il modo di pensare e di esprimersi della propria patria e di tutto l’Occidente, lasciando a noi tutti il privilegio e la responsabilità di salvaguardare quest’immensa eredità.

La Giornata Mondiale della Lingua Greca, istituita il 9 Febbraio, anniversario della morte di Dionysios Solomos, poeta ed autore dell’Inno alla libertà greco, patrocinata dall’Ambasciata di Grecia a Roma, dall’ANSA, dall’Università degli Studi di Milano, dal Centro Ellenico di Cultura di Milano e dall’Ufficio Regionale per la Lombardia, sprona a riflettere su quanto l’immenso patrimonio greco sia stato (e sia tutt’ora) fondamentale per la cultura occidentale. La continuità della lingua greca, idioma antichissimo che può vantare circa 5 mila anni di vita, accentua la fortissima e radicata identità nazionale greca, che abbraccia gli ellenici in patria e all’estero, nonché i discendenti delle colonie della Magna Grecia. 

Perché dobbiamo così tanto all’Ellade?

Innanzitutto, le principali lingue occidentali hanno mutuato dal greco molti termini e da esso riprendono non solo il lessico specifico di tipo scientifico, ma soprattutto le parole d’uso quotidiano, fondendo l’armonia del significante con la profondità del significato, diventando portavoce di valori, comportamenti e concetti da trasmettere alle generazioni future, diventando un ponte fra tradizione ed innovazione, tra antico e moderno. 

La necessità dei greci antichi di chiedersi sempre il perché delle cose, a scavare a fondo nella realtà per comprenderla in tutte le sue sfaccettature, ha sviluppato un bagaglio socio-politico-culturale e lessicale di enorme importanza e che ha determinato il modo in cui noi oggi analizziamo il mondo che ci circonda. La lingua ellenica, dunque, non può essere intesa solo come un mezzo di comunicazione, ma anche come portatrice di valori morali da tramandare nei secoli e in quanto tale bisognerebbe studiarla e salvaguardarla perché, di fatto, possiamo affermare di essere tutti un po’ greci. Come possiamo pretendere di pensare al futuro se non conosciamo ciò che siamo stati, se non comprendiamo dove affondano le nostre radici? 

Cosa ne sarebbe di noi se non avessimo ricevuto in eredità dai greci la scienza, il teatro, la democrazia? Cosa avremmo letto se non ci fossero stati Omero, i classici e la mitologia? 

Chi avrebbe eretto i templi dell’Acropoli e sviluppato teoremi di geometria, esisterebbe la filosofia se Platone si fosse dedicato a tutt’altro? Il cristianesimo sarebbe una delle religioni più diffuse al mondo se il messaggio evangelico non fosse stato veicolato in lingua greca? Chi saremmo ora? 

È proprio per questo che fin dai Romani la cultura greca è stata assimilata, in parte rielaborata e trasmessa prima alle altre culture mediterranee e poi nel resto d’Europa, formando e sensibilizzando uomini e donne nel corso dei secoli, plasmando le società e rendendoci ciò che siamo ora, seguendo le tracce dei greci. 

Laura Cecchetto
Scopro il mondo e me stessa con il naso dentro a un libro, rifletto su ciò che mi circonda e prendo appunti. Narro ciò che leggo, e di conseguenza ciò che provo, per relazionarmi con ciò che mi sta attorno, possibilmente con una tazza di tè sulla scrivania.

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