
La vita di Arturo Gerace, appena adolescente, è sicuramente peculiare: orfano di madre dalla nascita, cresce praticamente da solo a Procida, dal momento che il padre Wilhelm è spesso lontano da casa e lui evita i contatti con gli altri abitanti. Tuttavia, il ragazzo è soddisfatto della propria esistenza: grazie alla sua fervida fantasia si è costruito una sorta di mondo mitico in cui vivere, basato su delle certezze assolute. L’isola è scenario delle sue avventure e le assenze del genitore, che lui adora, sono giustificate da viaggi verso mete lontane.
Tutto cambia quando Wilhelm ritorna a Procida in compagnia della nuova moglie, Nunziata, poco più grande di Arturo eppure lontanissima da lui per origine, esperienze di vita e convinzioni. La convivenza tra i due, accolta con scontrosità dal ragazzo, porterà entrambi a crescere nel confronto reciproco, seppure con difficoltà, dolori e un gioco di ruoli difficile da mantenere. Arturo, in particolare, dovrà rivedere radicalmente quegli schemi e quelle certezze che lo hanno accompagnato fino a quel momento, perché la realtà della quale verrà a conoscenza è ben diversa da quella che ha raccontato a sé stesso fino a quel momento.
Vincitore del Premio Strega nel 1957, il romanzo di Elsa Morante racconta le vicende di un adolescente attraverso la voce di un Arturo adulto, che si lascia capire anche attraverso reticenze e silenzi.
Il risultato è che il lettore, seppur riconoscendo subito la narrazione che il protagonista ha costruito intorno alla propria vita, vi si immerge ugualmente, sospendendo la propria incredulità a un livello ancora superiore, per poi vedere questa finzione nella finzione infrangersi assieme al protagonista. Inoltre, permette di cogliere almeno nelle linee essenziali la peculiarità e la bellezza di Procida, Capitale Italiana della Cultura 2022, nell’attesa, quando sarà possibile farlo in sicurezza, di ammirarla dal vivo.