L’età moderna ha assistito alla nascita e alla formazione dei salotti letterari: luoghi di riunione, spesso privati, dove si incontravano periodicamente intellettuali e personaggi protagonisti delle cronache mondane, per conversare su argomenti legati all’attualità culturale e politica. Si diffondono a partire dal XVI secolo soprattutto a Parigi per svilupparsi successivamente in Italia tra ‘600 e ‘700. Gran parte dei salotti erano gestiti da donne e le conversazioni tenute da figure femminili segnarono in particolar modo l’ultimo periodo dell’età moderna. In questo contesto si staglia la figura della poetessa e letterata Bianca Laura Saibante, co-fondatrice del salotto letterario dell’Accademia Roveretana degli Agiati.
Saibante nacque nel 1723 a Rovereto dove la sua famiglia era inserita nel patriziato e la loro casa era divenuta a metà Settecento uno dei punti di ritrovo dell’intellettualità locale.
In questo ambiente si era formata Bianca Laura, la quale a 24 anni diede vita a una piccola conversazione che si riuniva settimanalmente in casa sua con il fratello e alcuni amici fra i quali Giuseppe Valeriano Vannetti, musicista, con cui trasformò la domestica conversazione in una privata accademia “degli Agiati”, e con il quale successivamente sarebbe nato un legame amoroso.
All’inizio della sua attività accademica, Bianca Laura si era dedicata alla composizione di sonetti alternata alla scrittura di ragionamenti in prosa, ma a partire dal 1753 i suoi discorsi si concentrarono sulla condizione femminile, argomento che l’accompagnerà per molti anni. Nelle sue prime dissertazioni su questo tema, Sulle occupazioni delle donne nell’antichità e Se meglio convenga alle donne il ricamare o il cucire, Saibante poneva in primo piano l’ideale biblico della “donna forte”: proponeva un modello femminile di efficiente padrona di casa, saggia madre di famiglia, intenta a lavori utili, che prevedessero sia competenze specifiche sia qualità artistiche. Ella rivalutava le arti domestiche come nobili e utili, mettendo in evidenza come esse potessero consentire anche alle donne non nobili di raggiungere l’indipendenza economica.
È tuttavia con Ragionamento intorno allo spirito delle Donne che la letterata toccava un tema delicato come l’eguaglianza dello spirito nei due sessi, particolarmente dibattuto dai filosofi e intellettuali. Affermando la perfetta uguaglianza tra i due sessi, Saibante auspicava un egualitarismo spirituale in cui la donna potesse «far sua luminosa comparsa in faccia del mondo», e aggiungeva che ruolo privato e ruolo pubblico della donna non dovevano essere in contrapposizione, ma anzi in un rapporto di continuità e complementarità.
Nonostante la notorietà raggiunta dall’Accademia Saibante-Vannetti (il numero degli accademici passò in quindici anni da 5 a 463) che si era fatta conoscere e apprezzare nel panorama culturale dell’epoca sin da subito, la sede rimase sempre in casa di Bianca Laura. Ella infatti proseguì la vita dell’Accademia, anche dopo il matrimonio e la nascita del figlio, svolgendo le attività in casa. In molti criticarono Saibante proprio per il fatto di aver trascurato l’Accademia a favore della vita domestica, ma ella sosteneva quello che considerava il proprio atto di libertà, orgogliosa del proprio ruolo “di moglie e di madre saggia”.
I tre ultimi discorsi di Saibante, pronunciati tra il 1759 e il 1760, sono dedicati Alla natura ed ai difetti delle donne, tra questi presta attenzione sulla “curiosità”, su cui si soffermerà anche in seguito, arrivando ad analizzarla come un difetto, se eccessiva, che nasce tuttavia dall’esigenza delle donne di raggiungere conoscenze in campi a loro tradizionalmente preclusi. Particolarmente interessante e attuale è anche il ragionamento che affronta nel discorso Intorno alla precedenza conceduta alle Donne. In esso Bianca Laura rifletteva sull’origine dell’abitudine di cedere la destra e di dare la precedenza alle donne, che definisce «in apparenza non biasimevole, ma in sostanza di molta laude non degna», in quanto «come le agevolezze, che s’usano verso gli infermi, così le cortesie verso le donne, non significano riverenza, ma compassione», proseguiva poi con una denuncia della condizione di inferiorità giuridica che le donne erano costrette a subire.
L’attività accademica di Bianca Laura si concluse dopo la morte del marito e l’ingresso in Accademia del figlio Clementino Vannetti. La sua ultima dissertazione è proprio dedicata al tema dell’educazione del figlio per cui ella si trovava in quella che poteva essere considerata per l’epoca una posizione piuttosto anomala, ovvero quella di una madre colta che si occupa dell’educazione di un figlio maschio adolescente, assolvendo di fatto una funzione maschile, che però lei giustificava necessaria a causa della recente vedovanza.
La figura di Bianca Laura Saibante rimase comunque un punto di riferimento per la cultura roveretana anche a seguito della sua uscita dalla scena accademica e della sua morte avvenuta nel 1797. E alcuni dei suoi discorsi riletti nel 2021 non possono non far pensare a lei, sotto certi aspetti, come a una sorta di “femminista ante litteram”.
Bibliografia: G. P. Romagnani, Dal salotto di casa Saibante all’Accademia degli Agiati: l’avventura intellettuale di una donna nella Rovereto settecentesca, in Salotti e ruolo femminile in Italia tra fine Seicento e primo Novecento, a cura di M. L. Betri ed E. Brambilla, Venezia, Marsilio, 2004, pp. 213-235.