Del: 30 Aprile 2021 Di: Beatrice Balbinot Commenti: 0
Legalizzazione della cannabis, un rischio ragionato

Il 31 marzo 2021 lo Stato americano di New York ha ufficialmente legalizzato il consumo di cannabis a scopo ricreativo. Così si amplia a 15 la lista degli Stati che negli USA hanno liberalizzato le droghe leggere. Con questo storico provvedimento legislativo il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, si propone di «rendere giustizia alle comunità a lungo emarginate», nonché abbracciare «una nuova industria e far crescere l’economia». Infatti, secondo le stime, le entrate derivanti dal commercio delle droghe leggere, che verranno tassate al 9%, ammonteranno a 350 milioni di dollari annuali e nuovi posti di lavoro saranno garantiti dal nascente mercato legale.

Mentre in America si contano i pregi della legalizzazione delle droghe leggere, nel vecchio continente ci si trova impantanati in una condizione di diffuso ostracismo e disinformazione.

Come nel resto d’Europa anche in Italia il dilemma resta sempre lo stesso: cannabis sì, cannabis no o cannabis forse. Davanti all’argomento gli atteggiamenti si dividono tra chi demonizza tutti i tipi di sostanze, chi è fautore dello sballo e coloro che semplicemente non sanno cosa pensare di una questione in cui permane ancora molta confusione, complice anche la legge italiana che sull’argomento non ha dato prova di chiarezza incontrovertibile.

Il caso di Walter De Benedetto, mandato a processo per aver coltivato cannabis come antidoto contro il dolore causato dalla sua artrite reumatoide e assolto il 27 aprile, ha riacceso i riflettori sulla questione della legalizzazione delle droghe leggere in Italia. Per il momento nel nostro Paese è prevista la detenzione fino a sei anni per chi coltiva o commercia marijuana, mentre l’uso personale è sanzionato con una pena amministrativa. Inoltre è legale l’impiego terapeutico della cannabis, come è lecita anche la produzione della cosiddetta cannabis light (ossia con un tasso di THC inferiore al 0,2%, in pratica priva di effetto drogante). Purtroppo però, sebbene il suo utilizzo sia consentito, molto spesso la cannabis medicinale è molto complessa da reperire legalmente, spingendo i consumatori a coltivarla o a rivolgersi alla criminalità.

L’assenza di una classificazione distinta tra droghe leggere e pesanti nella nostra legislazione ha certamente contribuito a costruire intorno agli spinelli un’aurea di sfrenata e pericolosa sregolatezza, che non coinvolge sostanze dagli effetti simili come l’alcool o il tabacco. Ma al di là di questo tabù più o meno percepito, rimangono i fatti a confermare che, insensibile a ciò che in giro si racconta di lei, l’erba in Italia circola eccome.

La relazione annuale al Parlamento italiano ha evidenziato come nel 2014 fossero ben 6,2 milioni i clienti del mercato della cannabis. Il trend è in deciso aumento, con un incremento del 12,7% di consumatori tra il 2011 e il 2014. L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze conferma la massiccia presenza del commercio legato alle sostanze leggere nel nostro Paese e non solo: nel 2017 il 31,9% della popolazione italiana ha dichiarato di aver fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita, registrando il terzo valore europeo dopo Francia e Danimarca.

Dunque l’illegalità dell’erba non sembra essere un deterrente poi così efficace rispetto al commercio e all’acquisto delle droghe leggere. Verrebbe da chiedersi allora perché non seguire l’esempio americano legalizzando la cannabis e facendo così confluire nelle tasche dello Stato quegli 8,7 miliardi di euro che deriverebbero dalla tassazione di questi prodotti, il cui commercio oggi è quasi completamente nelle mani della criminalità.

Obbietteranno i puristi del divertimento responsabile: con la liberalizzazione delle droghe leggere non ci sarà un aumento del loro consumo e danni per la salute?

La risposta a questa domanda può essere ipotizzata osservando i dati raccolti negli Sati americani che già da anni hanno legalizzato la cannabis. In Colorado, ad esempio, i numeri sono confortanti: la liberalizzazione delle droghe leggere a uso ricreativo, in vigore dal 1° gennaio 2014, non ha comportato un aumento del consumo tra i giovani non maggiorenni, mentre negli adulti d’età superiore ai 18 anni l’aumento è in conformità con il trend degli anni precedenti alla legalizzazione.

Per fare un parallelo con una realtà più vicina al nostro Paese, si potrebbe aggiungere che questa situazione è confermata dai dati che provengono dall’Olanda, che dimostrano come, anche dopo la legalizzazione dell’erba, il numero di consumatori non sia superiore a quello degli altri Paesi europei che non hanno liberalizzato questa sostanza.

Ciò che può lasciare perplessi è invece il computo delle ospedalizzazioni legate all’impiego di droghe, che in Colorado dopo il 2014 ha registrato un deciso aumento, mentre si sono quintuplicate le visite al pronto soccorso per problemi mentali. A ben vedere però, visto il sostanziale ristagno del numero degli acquirenti, su quest’ultimo dato potrebbero essere intervenuti anche fattori culturali. Liberalizzare la cannabis vuol dire normalizzare il suo utilizzo agli occhi della società, dunque è probabile che più consumatori, trovatisi in difficoltà e non più trattenuti dall’illegalità della loro condotta, abbiano chiesto aiuto alle strutture ospedaliere. Inoltre lo stesso report del Colorado avvisa di trattare con cura i dati relativi a questo settore, in quanto nel 2015 sono variati i criteri valutativi per decretare il coinvolgimento delle droghe nelle ospedalizzazioni.

Va sottolineato come a oggi non si siano mai rilevati casi di overdose da erba. Gli effetti più gravi dell’impiego continuo di droghe leggere sono perdita della memoria e breve termine, difficoltà di concentrazione, paranoie (ma solo se l’assunzione avviene in grandi quantità) e depressione che può sfociare in atteggiamenti suicidi. Nel report del Colorado il numero di suicidi legati all’utilizzo di sostanze è innegabilmente in aumento dal 2014, con un apice del 22% nel 2016. Questo dato deve giustamente far riflettere.

Appare necessario che l’eventuale legalizzazione sia accompagnata da una campagna di sensibilizzazione che informi accuratamente l’utenza rispetto i rischi che l’assunzione di queste sostanze può comportare. Di fatto niente di diverso da ciò che già si fa ̶ o è auspicabile si faccia ̶ per fumo e alcool, sostanza che in Colorado è coinvolta nel 36,3% dei casi di suicidio.

In conclusione: la legalizzazione delle droghe leggere ha i suoi pro e i suoi contro.

I rischi per la salute non sono certamente un fattore che può passare inosservato nella decisione per un’eventuale completa liberalizzazione della cannabis. L’impiego della sostanza, comunque piuttosto diffuso anche nei Paesi in cui non è legale, resta in ogni caso una scelta personale, un rischio che il singolo consumatore può scegliere di assumersi o meno e che non è poi dissimile da quello correlato ad altre sostanze già legali.

Sul fronte economico, se da una parte le problematiche legate all’abuso di droghe leggere potrebbero pesare sulla sanità pubblica, dall’altra lo Stato avrebbe a disposizione un mercato che promette larghi introiti, finalmente sottratti alle mafie. Inoltre si decongestionerebbero le aule dei tribunali e si diminuirebbe il numero di detenuti nelle carceri, comportando un risparmio stimato di 541,67 milioni di euro, mentre 228,37 milioni verrebbero risparmiati nella gestione della sicurezza che ora contrasta lo spaccio.

Il dibattito resta aperto, ma il computo dei pro e dei contro sembra dare ragione all’esempio americano.

Beatrice Balbinot
Mi chiamo Beatrice, ma preferisco Bea. Amo scrivere, dire la mia, avere ragione e mangiare tanti macarons.

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