Del: 10 Aprile 2021 Di: Costanza Mazzucchelli Commenti: 0

Dal 9 agosto 2020, giorno in cui i risultati delle elezioni hanno annunciato la vittoria di Aleksander Lukashenko – rieletto per la sesta volta presidente dal 1994 –, i cittadini bielorussi con cadenza regolare scendono in piazza a manifestare il proprio malcontento, dovuto all’accusa di brogli e manipolazioni dei risultati elettorali, secondo il parere condiviso anche da Svetlana Tikhanovskaja, leader dell’opposizione, e alla gestione mal organizzata dell’emergenza sanitaria in corso. Le richieste rivolte al presidente, a oggi, riguardano le dimissioni di Lukashenko, il rilascio dei prigionieri politici e la fine alle violenze commesse dalla polizia. 

Dopo otto mesi, questo stato di agitazione non si è ancora placato: il presidente Lukashenko continua a governare il Paese, reprimendo con violenze e arresti le proteste e non mostrando alcuna volontà di dialogare con i manifestanti, mentre Tikhanovskaja si trova in Lituania, dove è scappata per evitare l’arresto. Quest’ultima ha di recente sollecitato l’Organizzazione per la Sicurezza e lo Cooperazione in Europa (OSCE) e le Nazioni Unite affinché sostengano la richiesta di nuove elezioni libere e la successiva transizione democratica nel Paese.

Inoltre, il 18 marzo ha lanciato una votazione sulla piattaforma Golos, per coinvolgere i bielorussi nella scelta di aprire un dialogo con Lukashenko: in 24 ore quasi mezzo milione di persone ha espresso il proprio parere per giungere a una soluzione definitiva con un negoziato.

Durante il periodo invernale il numero di manifestazioni organizzate e di persone scese in strada nel fine settimana è diminuito, ma Tikhanovskaja si aspetta che con la primavera si ritorni ai numeri dello scorso anno. Ed effettivamente, già il 25 marzo, giorno dell’indipendenza bielorussa, numerose persone hanno pacificamente manifestato: in questa occasione si calcola che in ventitré città siano state arrestate circa 245 persone, comprese due giornaliste, Katsiaryna Karpitskaya e Nadzeya Buzhan. Due giorni dopo, sabato 27, la polizia ha sventato l’organizzazione di una manifestazione di protesta, arrestando almeno 22 persone, tra cui altri due giornalisti.   

Frame dal video We make a human out of you, di Gleb Burnashev, 2020.

Queste due giornate rappresentano simbolicamente la situazione in corso da agosto 2020, analizzata nel dettaglio nel Report 2020/21 di Amnesty International sullo stato dei diritti umani nel mondo e qui definita come «la più eclatante repressione delle libertà di espressione, pacifica riunione e associazione nel periodo successivo alla storia della Bielorussia post-indipendenza».

In particolare, la libertà d’espressione è stata fortemente limitata tramite il controllo governativo dei media e più di quattrocento arresti, torture e maltrattamenti nei confronti di giornalisti.

Non sono però stati silenziati solo i giornalisti, ma anche studenti, accademici, artisti, figure di spicco all’interno del paese, dipendenti statali, tutti colpiti per aver supportato o preso parte in modo pacifico alle manifestazioni.

Le forme di protesta, come spesso accade in tali situazioni, coinvolgono anche le arti figurative. Le voci e le opere di quattro artisti bielorussi sono giunte in Italia con tutta la loro potenza, esposte virtualmente fino al 30 aprile sui siti di Current Corporate, un’impresa creativa di Treviso, e IoDeposito, realtà friulana attiva nell’industria culturale. Gli artisti Lesya Pchelka, Uladzimir Hramovich, Vasilisa Palianina e Gleb Burnashev attraverso delle video performance raccontano ciò che sta accadendo nel Paese.

Questi artisti, come tanti altri, hanno subito sulla propria pelle i maltrattamenti della polizia, e Pchelka dice, a tal proposito, «Uladzimir (Hramovich) ed io (…) siamo stati sequestrati nel cortile di casa nostra. Nella mia cella da 6 posti letto c’erano 24 persone, senza materassi, coperte e prodotti igienici. Uladzimir ha trascorso 15 giorni in prigione. Le condizioni lì sono rese insopportabili apposta. Ora siamo entrambi a casa, ma ci siamo ammalati di Covid».  

In Scratches, opera di Lesia Pcholka & Uladzimir Hramovic, delle mani cancellano le scritte sulla copertina del passaporto bielorusso: il fine è rendere il documento anonimo, eliminando così i legami tra il proprietario del passaporto e uno Stato che mette in pericolo i suoi abitanti e non rispetta le loro richieste. Durante i sette minuti di video si alternano, come sottofondo, rumori di diverso tipo: la voce di una cantante, cani che abbaiano, allarmi, rumori di sirene; solo alla fine, una volta cancellate tutte le scritte, il contesto è rasserenato e si sentono degli uccelli che cinguettano.

Frame del video Scratches di Lesya Pchelka e Uladzimir Hramovic, 2021

Il passaporto è un documento particolarmente significativo nell’ambito delle proteste in Bielorussia:

una delle tre leader dell’opposizione, Maria Kolesnikova, dopo essere stata rapita il 7 settembre 2020 e di fronte al suo rifiuto di lasciare il Paese, è stata caricata su un auto e portata al confine tra Bielorussia e Ucraina, per espellerla con la forza. Qui, Kolesnikova ha strappato il proprio passaporto, mettendosi così nella situazione di non poter espatriare.

In Drop of Water, sempre realizzato da Pcholka, il titolo contrasta con ciò che effettivamente viene presentato nel video: sul volto dell’attrice cadono gocce color rosso sangue, per denunciare il regime di violenza e intimidazione a cui i manifestanti sono sottoposti da mesi. Dal 9 agosto, si stima che la polizia bielorussa abbia ucciso almeno quattro manifestanti e ne abbia arrestati almeno trentamila, molti dei quali sono stati maltrattati e torturati. E, fino ad ora, queste violenze sono tutte rimaste impunite: neanche un agente di polizia è stato indagato, nonostante le oltre novecento denunce di violazione dei diritti umani tramite percosse, violenze sessuali, privazione di cibo, acqua e cure mediche durante la detenzione.

Gleb Burnashev, con My State, in cui si avvale della partecipazione degli attori di Belarus Free Theatre, rappresenta la condizione in cui ci si trova sotto il regime di Lukashenko: è possibile solo occupare uno spazio predefinito e delimitato, rappresentato simbolicamente dalle gabbie, perché viene vietata e severamente punita ogni forma di movimento, e quindi di dissenso politico. Alla fine del video, le gabbie compongono la scritta Bielorussia in caratteri cirillici: il Paese si basa su questo stato di costrizione.

Burnashev, poi, con We Make a Human Out of You, dà un’altra rappresentazione dello stato dei cittadini che, all’interno del proprio Paese, si vedono privati della propria identità: se in My State le persone sono tutte nude, in questa performance hanno tutte i capelli rasati e sono vestite allo stesso modo.

Questo è indicativo della volontà del governo di ridurre al massimo le differenze, per ottenere l’omologazione e ridurre i tentativi di eversione.

L’esposizione online si conclude con Fertile Soil, nato dalla collaborazione tra Lesia Pcholka e Vasilisa Palianina: la performance è stata realizzata vicino al villaggio di Drodzy, dove nel 1941 era stato costruito un campo di concentramento e sono state sepolte più di diecimila persone. Nonostante il campo di concentramento sia stato considerato dallo Stato un luogo di importante valore storico e culturale, oggi il terreno su cui era collocato viene utilizzato per scopi agricoli: su questo terreno le due artistiche piantano delle croci, per portare alla memoria di tutti il significato del luogo e le vittime dimenticate, facendo riflettere anche sui tentativi di silenziare e cancellare gli avvenimenti della storia recente. 

Quest’esposizione è quindi una testimonianza urgente rivolta ai cittadini, soprattutto europei ma non solo. Chiara Isadora Artico, direttrice di Current Corporate, dice infatti: «A fronte degli abusi subiti dagli artisti che fanno parte integrante del vivaio internazionale di Current Corporate, in qualità di operatori delle industrie creative non possiamo che cercare di dare massima visibilità al loro messaggio». E noi, cittadini e fruitori, non possiamo che stare in ascolto.

Immagine di copertina: Lesya Pchelka, Women’s peaceful actions against police violence. Minsk, August 12th, 2020

Costanza Mazzucchelli
Classe 2000, studentessa di Lettere. Guardo il mondo attraverso i miei occhiali spessi, ascolto e leggo, poi scrivo di ciò che ho imparato.

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