È fuori dal 19 marzo Alda Merinos, lavoro d’esordio della Croce Atroce, anima drag del Toilet. Un progetto peculiare, più che un album un “audiolibro di filastrocche elettroniche”, così come lo definiscono i suoi autori.
Alda Merinos si compone di 23 tracce di estrema attualità con l’ambizione di restituire una rappresentazione sincera ed onesta di tutte le sfumature della bandiera arcobaleno.
Dietro Alda Merinos troviamo la stessa Croce, alias Simone Facchinetti (testi), Erik Deep e LoZelmo (musiche), già noti come organizzatori degli eventi targati Toilet Club. Uniti da ormai dieci anni in nome del mondo della notte arcobaleno di Milano, durante la pandemia reinventano la realtà del Toilet traslandone scopi e modalità nel digitale.
Il progetto del disco (che non vuole essere solo una parentesi, bensì un nuovo inizio) rientra in questo processo di rinnovamento, all’insegna della comunicazione in ogni forma, di concetti, storie e valori propri della comunità LGBTQ+.
Abbiamo avuto l’occasione di fare qualche domanda direttamente alla Croce per saperne di più.
Ciao Croce e benvenuta su Vulcano! Abbiamo descritto il progetto con le nostre parole, ma ora tocca a te.
Direi che è il più bel risultato che si possa ottenere davanti a qualche bicchiere di vino. (ridiamo) Sì, perché è nato per scherzo durante il lockdown, come diversivo alle solite serate con le solite persone.
Spazio Libero parla di uno spazio libero che viene occupato: potresti parlarcene?
Il nostro spazio libero è il Toilet: uno spazio che ci siamo creati, una realtà che portiamo avanti da 10 anni, in cui essere noi stessi, in mancanza di uno spazio libero per la comunità arcobaleno nella vita di tutti i giorni. La vita notturna ci permette invece di esprimerci liberamente.
Toilet vuol dire bagno, mi piaceva l’idea di contrapporre libero-occupato. Come dicevo, per la comunità LGBTQ+ lo spazio libero a disposizione non è mai stato molto. Ad oggi, con le chiusure, lo spazio è ancora più occupato, e c’è frustrazione.
Recentemente è uscito il remix di Spazio Libero firmato MEM & J, che ricordiamo per Io sono Giorgia, il remix al discorso fobico della Meloni. Come è nata questa collaborazione?
MEM & J sono dei nostri amici che non vogliono esistere come persone ma come un gruppo di progettisti musicali che creano brani da rielaborazione di audio, come sai. Quello che non tutti sanno è che molti dei remix di MEM & J sono stati passati per la prima volta al Toilet, quindi li conosciamo da ancora prima di Io sono Giorgia. Nel mondo della notte è usuale ballare un remix. Secondo noi questa pratica non svilisce una canzone ma anzi la reinterpreta, e può rendere ballabile un brano che non lo è – e il ballo è libertà, ballare spesso vuol dire liberarsi dai problemi. Nei prossimi mesi usciranno nuovi remix e anche nuovi brani in realtà. Quando? Prima di quello che pensi.
Performi come drag da diversi anni: potresti parlarci di questo mondo favoloso, per molti sconosciuto?
La drag può essere vista come un fenomeno da baraccone o come un artista che fa parte della nicchia dei performer teatrali. Nel secondo caso si arriva anche a livelli molto alti: una drag di talento può trasformare una serata notturna in uno spettacolo teatrale.
Al Toilet lo spettacolo drag ha luogo in serata prima del dancefloor, quando tutti si scatenano: questo aumenta l’aurea del performer, fa percepire al pubblico la drag quasi come un essere straordinario.
Lo spettacolo drag può cambiare la percezione del divertimento e comunica sempre qualcosa, spesso toccando argomenti importanti, anche delicati, di attualità. Non è come andare a ballare in un locale qualsiasi.
Un posto come il Toilet, poi, ti permette di venire in drag, se lo desideri: e non sto parlando solo di ragazzi, ma anche tu che sei una ragazza lo puoi fare. Chiunque può essere drag!
Coloro i Quali l’Amor Devon Dare, ad esempio, tocca un tema forte come quello dell’omofobia…
Sì, ho scritto questo testo pensando a un amico che non viene accettato dai genitori per la sua natura di ragazzo queer e per la sua estetica. Mi sono resa conto del fatto che esistano delle realtà in cui chi dovrebbe darci amore di default ci rifiuta, mentre noi facciamo di tutto per farci accettare. Ma non deve andare così, è come se un cane a cui dare amore incondizionato faccia di tutto per farsi piacere. No! Mi sono arrabbiata, allora ho scritto queste parole e ho deciso di sussurrarle. Questo è forse il pezzo più intimo e delicato, e mi sembrava la modalità migliore per interpretarlo.
Finora non avevi mai lavorato a un album: come è nato Alda Merinos?
Fare musica era il mio sogno nel cassetto, e quando è arrivato il momento mi è sembrato naturale pensare ai testi. Prima di Alda Merinos non avevo mai scritto niente, nè avevo mai studiato scrittura… anche se per lavoro scrivo nell’ambito della comunicazione. All’inizio uscivano delle poesie da bambino delle elementari, poi abbiamo lavorato molto sui testi, rielaborandoli, ristrutturandoli… e poi abbiamo lavorato a tre, con Erik e Zelmo, per raggiungere il risultato finale. Quella della scrittura ho deciso di viverla come un’esperienza che mi diverte, mi coinvolge, in modo molto naturale.
Chiudiamo parlando di una traccia impegnativa come Binario Zero…
Binario Zero parla di un tema che mi sta molto a cuore e di cui si parla poco: il non binarismo. Vale la stessa cosa per asessualità, pansessualità, transessualità… ci sono le sfumature dalla bandiera arcobaleno che vengono ignorate.
Per noi è naturale ragionare in modo binario, partendo da due estremi. Con questo brano volevo lanciare un messaggio che è super elementare: ricordare che non tutti e non sempre si debba ragionare così.
Le immagini sono state realizzate da Mattia Attorre per l’album “Alda Merinos”.