Del: 16 Maggio 2021 Di: Angela Perego Commenti: 0
Colombia, “la democracia no está en cuarantena”

«Per la vita, la pace, la democrazia e contro la riforma fiscale»: con queste parole il Comité Nacional de Paro (CNP), che riunisce diverse organizzazioni sindacali e sociali, ha invitato i cittadini colombiani a prendere parte allo sciopero previsto per il 28 aprile, nonostante il tribunale amministrativo di Cundinamarca (dipartimento cui appartiene Bogotà) avesse ordinato la sospensione delle marce. Da quel giorno, il Paro Nacional in Colombia contro il governo di Iván Duque non si è ancora arrestato.

Le proteste sono esplose a causa di una proposta di riforma fiscale, presentata al Congresso con il nome di Legge di solidarietà sostenibile e incentrata su due aspetti: aumento dell’Iva e riduzione della soglia a partire dalla quale si comincia a pagare l’imposta sul reddito.

Il Ministro delle Finanze, Alberto Carrasquilla, aveva evidenziato come l’obiettivo del Governo, attraverso questa legge, fosse quello di raccogliere attorno ai 25 miliardi di pesos (circa 6.850 milioni di dollari), al fine di migliorare le finanze pubbliche e finanziare programmi di assistenza sociale. Egli aveva anche sottolineato, in occasione di un seminario virtuale organizzato da ANIF (Asociación Nacional de Instituciones Financieras), l’importanza di un tale provvedimento, in un Paese in cui il deficit fiscale è aumentato di 5,3 punti rispetto al 2019, passando da 2,5% a 7,8%.

Da subito la Central Unitaria de Trabajadores(CUT, ente sindacale più importante del Paese) ha affermato che la legge sarebbe andata a colpire principalmente la classe media, già in difficoltà a causa della pandemia, mentre avrebbe sostanzialmente mantenuto i privilegi delle aziende, eliminando i quali, secondo il leader del CUT, il governo avrebbe invece potuto ottenere risorse sufficienti al superamento della crisi. Mentre il centro di studi economici ANIF ha sostenuto, in un report datato 10 maggio, l’efficacia della Legge di solidarietà sostenibile e il fatto che, in assenza di un ordinato dibattito, sia stato facile per “politici di tutti i colori” convincere l’opinione pubblica che la riforma andasse contro il loro benessere, l’economista Estrada, professore presso l’Università Nazionale della Colombia e membro di Voces de Paz y Reconcilitación per l’attuazione dell’accordo di pace con le FARC-EP, si è mostrato critico nei confronti della presunta “tassa sulle grandi fortune” prevista dal progetto di legge. Egli ha poi messo in evidenza come, nonostante la situazione critica del Paese, il governo fosse intenzionato a spendere circa quattro miliardi di dollari per l’acquisto di aerei da guerra. «Abbiamo speso 9,2 miliardi di dollari in sicurezza e difesa. Siamo di fronte a una politica del governo che fornisce solo una risposta militare e repressiva ai bisogni delle regioni», afferma Estrada.

E così è stato. Dopo le prime manifestazioni, organizzate da sindacati, associazioni studentesche, collettivi urbani e rurali, il 2 maggio Duque ha chiesto al Congresso di ritirare la proposta di riforma fiscale e di elaborare un nuovo progetto, necessario per mitigare la crisi economica della Colombia (il PIL è sceso del 6,8% nel 2020 e la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente aumentato il tasso di disoccupazione), incentrato sulla tassazione temporanea delle aziende e delle classi sociali più ricche. Nonostante questo e nonostante le dimissioni del Ministro delle Finanze Carrasquilla, le proteste non si sono fermate, proprio in ragione delle violenze e degli abusi compiuti nel frattempo dalla polizia.

In particolare, ha suscitato rabbia e indignazione la morte di un ragazzo di 17 anni, Marcelo Agredo, ucciso a Cali con due colpi di arma da fuoco durante il primo giorno di proteste da un poliziotto, dopo che il giovane si era limitato a dare una spinta a un agente.

Duque, pur dicendosi aperto al dialogo con i dimostranti, ha provveduto alla militarizzazione delle maggiori città della Colombia. Il governo fino a questo momento si è schierato dalla parte delle forze dell’ordine, descritte come vittime della violenza dei manifestanti, nonostante appaia evidente come proprio i cittadini stiano pagando un prezzo altissimo, tra morti, feriti, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie di manifestanti e una decina di casi di violenza sessuale da parte della polizia. Come se non bastasse, in una situazione tanto delicata, l’ex presidente del Paese e “mentore” di Duque, Álvaro Uribe, ha ribadito in un tweet il «diritto dei soldati e degli agenti di polizia a usare le loro armi per difendersi dal terrorismo»: messaggio che Twitter ha provveduto a rimuovere poco dopo, in quanto contrario alle regole circa l’esaltazione della violenza.

Una delle tesi sostenute anche dal Ministro della Difesa Diego Molano, infatti, riguarda l’organizzazione e il finanziamento delle manifestazioni da parte di dissidenti delle FARC: tuttavia, i numerosi video diffusi sui social e circostanze come quelle in cui è stato ucciso il giovane Marcelo Agredo testimoniano come la violenza spropositata della polizia (soprattutto dell’ESMAD, la squadra speciale anti-disturbi) si sia spesso rivolta anche a cittadini inermi, scesi in strada semplicemente per ribadire i propri diritti e gridare a gran voce il proprio dissenso nei confronti di un governo distante dal popolo ed eccessivamente indulgente di fronte all’aggressività di forze armate e di polizia, nonché per mettere in evidenza come spesso proprio gli Accordi di Pace firmati nel 2016 tra il governo Santos e le FARC-EP non siano stati rispettati.

Nonostante la stipulazione di questi accordi abbia ufficialmente posto fine al conflitto tra FARC-EP (nate negli anni Sessanta da una divisione del partito comunista) e governo colombiano, iniziato nel 1964, le violenze non si sono infatti fermate: dal cessate il fuoco del 2016 molti leader sociali (sindacalisti, ambientalisti, ex guerriglieri delle FARC assunti da ONG o gruppi di appoggio alle comunità rurali) sono stati assassinati. Buona parte di essi erano impegnati a garantire l’attuazione degli Accordi, nonché la riqualificazione delle regioni più calde del Paese.

Questa difficile situazione è stata evidenziata anche dal senatore Iván Cepeda, del partito Polo Democrático Alternativo, ricordando come nel corso del 2020 siano stati assassinati più di 270 firmatari degli Accordi di Pace.  

«Sono tornati i massacri, gli sfollamenti forzati, l’impianto di mine. Fenomeni che erano riusciti a scomparire con l’Accordo di Pace del 2016 e che con questo governo stanno riapparendo», ha affermato, suggerendo anche che l’escalation di violenza cui si sta assistendo in Colombia possa essere utilizzata da Duque a fini elettorali, per rendere necessario un governo autoritario e riuscire a scalzare l’avversario Gustavo Petro, ex guerillero e convinto oppositore di Uribe, nei confronti del quale i sondaggi appaiono favorevoli in vista delle elezioni del 2022.

Immagine di copertina di Byron Jimene, via Unsplash.

Angela Perego
Matricola presso la facoltà di Giurisprudenza, “da grande” non voglio fare l’avvocato. Nel tempo libero amo leggere e provare a fissare i miei pensieri sulla carta.

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