Del: 1 Giugno 2021 Di: Simone Santini Commenti: 0
Il pericolo del mercurio venuto dai ghiacci

Difficile pensare ad ambienti più diversi tra loro di un fiordo groenlandese e un conglomerato industriale in Cina. Tuttavia, questi due luoghi hanno in comune almeno una cosa: i loro fiumi sono estremamente inquinati di mercurio.

Ma se il costo ambientale della superpotenza economica cinese è ben noto, molto più inattesi sono stati i risultati delle analisi effettuate da Jon Hawkings, ricercatore della Florida State University, e da Jemma Wedham, glaciologa e professoressa presso l’Università di Bristol. Nell’acqua di fusione, proveniente dai ghiacciai della Groenlandia e campionata in tre differenti fiumi e due fiordi nei pressi dello strato di ghiaccio, sono state infatti rilevate concentrazioni di mercurio in eccesso di 150 ng L-1 rispetto alla normalità, che si aggira intorno a 1-10 ng L-1. Nel sedimento fine di origine glaciale la concentrazione del metallo tossico si aggirava addirittura intorno ai 2000 ng L-1 di concentrazione.

«Neanche immaginavamo che la quantità di mercurio potesse essere talmente alta nell’acqua di fusione di un ghiacciaio», afferma il professore di Scienze Atmosferiche della Terra e Marine, Rob Spencer, commentando i dati di questa scoperta pubblicata il 24 maggio su Natural Geoscience. «Chiaramente, abbiamo delle ipotesi al riguardo, ma questi ritrovamenti hanno posto una serie di domande a cui dobbiamo ancora dare risposta».

Tra esse, particolarmente pressante è l’interrogativo se il mercurio nell’acqua di fusione raggiunga il mare (e lì, poi, si concentri ulteriormente) o meno, andando ad alterare la qualità delle acque in negativo. «Sapevamo già grazie ad anni di studi sul campo in Groenlandia Occidentale che i ghiacciai esportano nutrienti verso l’oceano», ha dichiarato Wedham, «tuttavia la scoperta che essi sono anche fonte di tossine apre inquietanti scenari su come i ghiacci determinino la qualità dell’acqua e della vita di comunità a valle degli stessi».

L’inquinamento da mercurio proveniente dai ghiacciai in fusione potrebbe essere un problema mai considerato prima d’ora non solo per la Groenlandia, nella cui economia la pesca di gamberetti, halibut e merluzzo ha un posto di rilievo, ma per il mondo intero, visto che il 10% circa delle terre emerse è coperto da ghiaccio. Ghiaccio che ovunque sul globo sta andando incontro a rapido rimodellamento e liquefazione per via del riscaldamento globale: secondo i dati ottenuti grazie ai satelliti della NASA si è potuto stimare che dal 2000 al 2019 la velocità di scioglimento media di un ghiacciaio è raddoppiata, con oltre 5000 gigatonnellate di materiale perso in vent’anni.

Se anche solo una minima frazione di quell’immane quantità d’acqua di fusione fosse stata contaminata da mercurio come i campioni groenlandesi, il costo ambientale imprevisto sarebbe spaventoso.

Ma non è solo l’uomo a essere responsabile di questo inquinamento: secondo Hawkings, è molto probabile che buona parte del mercurio rilasciato dai ghiacciai provenga dal suolo, e non dalla combustione di materiale fossile o da residui industriali. Raccogliere e processare più dati in tal senso potrebbe permettere di comprendere meglio l’origine e l’impatto sull’ecosistema del mercurio venuto dal ghiaccio, e di conseguenza calibrare le politiche ambientali anche in virtù di questo nuovo rischio, visto che gli sforzi fatti per salvaguardarci dall’avvelenamento da mercurio si sono generalmente focalizzati solo sull’inquinamento risultante da attività antropiche. Dopotutto, era il corso limaccioso di un fiume tra le fabbriche a essere il problema, non l’acqua limpida che scorre fresca da un ghiacciaio. Fino ad ora.

Immagine di copertina: Tasiilaq in Groenlandia Orientale (foto di Bernd Hildebrandt, via Pixabay).

Simone Santini
Nato nel 1999 e studente di Biotecnologia, scrivo racconti per entusiasmare e articoli quando la scienza è il racconto più entusiasmante.

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