
Il 9 marzo 2020 è stata la data che ha visto, per la prima volta, l’istituzione in Italia del lockdown generale. Ad oggi si contano circa 130.000 morti causa Covid-19. Ma il virus, oltre a mettere a rischio vite umane, ha anche inflitto danni alla già precaria economia italiana: il Pil italiano ha visto una brusca caduta nel 2020 (-8,9%), ma è previsto un rialzo del 4,7% nel corso del 2021.
Intervento fondamentale volto a sostenere la ripresa del Paese è proprio il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), oggetto ormai delle chiacchiere quotidiane: esso si inserisce all’interno del programma Next Generation EU, il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Il PNRR ha visto un percorso abbastanza arduo, in quanto venne inizialmente proposto dal Governo Conte II al Parlamento a gennaio 2021, ma successivamente venne presentato un testo nuovo dal Governo Draghi il 25 aprile 2021. Infine, il 30 aprile 2021, il PNRR è stato ufficialmente trasmesso alla Commissione europea, la quale a giugno ne ha fornito una valutazione complessivamente positiva. Il 13 agosto 2021 la Commissione europea, a seguito della valutazione positiva del PNRR, ha erogato all’Italia 24,9 miliardi a titolo di prefinanziamento pari al 13% dell’importo totale stanziato a favore del Paese.
Il piano di rilancio dell’Italia non è solo una questione di reddito, lavoro, benessere. Ma anche «di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale che nessun numero, nessuna tabella potranno mai rappresentare», dice il presidente del Consiglio.
Ma in concreto, cosa riguardano le politiche contenute nel Piano e volute dal Governo Draghi? Esso comprende un ambizioso progetto di riforme; in particolare il Governo intende intervenire in quattro importanti ambiti: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza. Nello specifico, l’insieme di queste iniziative sono state raggruppate in sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.
Non da dimenticare i provvedimenti nell’ambito dell’occupazione, i giovani, l’imprenditoria femminile e il Mezzogiorno. L’obiettivo che si vuol perseguire in ambito di PA è quello di diminuire la burocrazia per ridurre i costi e i tempi che attualmente gravano su imprese e cittadini; la riforma della giustizia ha l’obiettivo di affrontare i nodi strutturali del processo civile e penale e rivedere l’organizzazione degli uffici giudiziari. Per quanto riguarda, invece, l’ambito di intervento per la semplificazione della legislazione, si parla rinnovare le norme in materia di pubbliche amministrazioni e di contratti pubblici, rimuovere norme che sono di ostacolo alla concorrenza, e intervenire sulle regole che hanno facilitato frodi o episodi corruttivi. Infine, per quanto concerne la concorrenza, il Governo s’impegna a presentare in Parlamento il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza e ad approvare norme che possano agevolare l’attività d’impresa in settori strategici, come le reti digitali, l’energia e i porti.
Draghi ha definito questo piano come “una svolta epocale”.
L’idea alla base di questo importante progetto è una ripresa economica sostenuta nel tempo, che riprenda la crescita che aveva visto nei periodi precrisi al fine di ridurre il divario che si interpone tra noi e gli altri Stati europei più avanzati, combinata alla volontà di contrastare la povertà, l’esclusione sociale e le disuguaglianze. Proprio per questo il Governo ha deciso di concentrarsi sullo snellimento dell’apparato burocratico e la velocizzazione della giustizia abbinato all’implementazione della digitalizzazione, la quale ha visto un ritardo nel nostro Paese rispetto agli altri a causa della mancanza di infrastrutture adeguate e alla presenza prevalentemente di piccole e medie imprese che sono state spesso lente nell’adottare nuove tecnologie. Il Governo Draghi ha posto l’accento anche su politiche a sostegno della sostenibilità ambientale e rivolte ai giovani, poiché la pandemia ha colpito con maggior forza i secondi: l’Italia è il Paese dell’UE con il più alto tasso di ragazzi tra i 15 e i 29 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione (Neither in Employment or in Education or Training).
L’anno di conclusione del Piano è il 2026, anno entro cui il Governo stima che il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto all’andamento tendenziale e si stima avvenga un aumento nell’occupazione. L’avvio del Piano si sta, a mano a mano, rendendo sempre più concreto, le cui politiche sembrano essere la svolta a cui ambiva il Governo nel momento della stesura, come emerse dalle parole del premier Draghi: «Sono certo che riusciremo ad attuare questo Piano. Sono certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità e gli interessi costituiti. Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli Italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità».